Sempreverde, vigorosa e possente, la pianta del mango - originario dell'India ma della stessa famiglia botanica del pistacchio - produce omonimi frutti dolci e succosi dalla consistenza simile alla pesca. Ha esigenze climatiche che bene si adattano ad alcune aree della nostra penisola (subisce danni a temperature inferiori agli zero gradi ma tollera temperature anche superiori a 40 gradi). In Sicilia, dove i primi studi iniziarono negli anni '80, oggi è molto diffuso.
Fonte: pubblicazione "La coltivazione del mango in Sicilia" - Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo.
A conferma del trend in crescita di questa coltivazione, è del mese di maggio la notizia che mango e avocado sono entrati a far parte del paniere Istat.
La crescita del mercato europeo del mango, che forse non possiamo più considerare esotico, è a doppia cifra (+56 per cento). Solo in Francia il consumo annuo è di 40 mila tonnellate (+ 76% negli ultimi 10 anni secondo i dati del CSO) mentre in Germania sono quasi 65 mila le tonnellate consumate nel 2016 (+56% sul 2017 sempre sulla base di dati CSO).
Pur registrando volumi inferiori, l'Italia registra una domanda in forte aumento: è passata da un consumo di 4.500 tonnellate del 2007 a circa 9 mila nel 2016. Sempre nel 2016, in Sicilia gli ettari coltivati a mango sono stati 55.
Mango, è ora di investire
Insomma sembra proprio che ci siano tutte le carte in regola per un investimento dalle potenzialità interessanti. "Con la tendenza al surriscaldamento - afferma Coldiretti in un suo articolo - si è verificato un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture. Oggi in Sicilia ci sono cento ettari coltivati ad avocado, decine a mango nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale e in Calabria stanno nascendo decine di impianti di altri frutti tropicali".
Sempre stando a quanto afferma l'associazione, ad essere attratti dalle nuove colture sono i giovani agricoltori supportati dalle scelte di consumatori che, attenti alla sicurezza e freschezza, si sentono maggiormente tutelati da un prodotto di origine nazionale.
Giovane impianto di mango Fonte: Irritec
Acqua: senza non c'è vita
Poste le basi delle necessarie conoscenze agronomiche e chiarito il fatto che la temperatura è l'elemento discriminante per lo sviluppo del mango, tra gli aspetti alla base del successo di un impianto il fattore irrigazione è in cima alla lista, soprattutto in quelle zone vocate ma scarse in quanto a precipitazioni.
L'apparato radicale del mango - la cui profondità di coltivazione varia molto tra le diverse cultivar - si compone di una radice fittonante circondata da radici superficiali e il maggiore sviluppo radicale si ha nei primi due metri di suolo.
Strati di terreno indurito, una quantità eccessiva di argilla e la presenza di scheletro (pietre) sono tutti fattori che limitano fisicamente lo sviluppo delle radici. Il terreno ideale non è troppo argilloso ed ha una buona presenza di sabbia: il mango bene si adatta all'interno di un range compreso tra "franco sabbioso" e "franco argilloso". In Sicilia l'areale vocato è sovrapponibile a quello degli agrumi, anche se leggermente ridotto rispetto a quest'ultimo.
"Il franco di coltivazione in Italia - spiega Giuseppe Giardina, responsabile area promozione agronomica di Irritec che su questa coltura ha al suo attivo qualche decina di impianti - è di circa 50 centimetri e determina l'impossibilità per colture tropicali che nei terreni di origine hanno franchi di diversi metri a svilupparsi. Tuttavia, una buona tecnica di fertirrigazione, che in terreni poco profondi è quasi obbligatoria, consente di ottenere risultati soddisfacenti".
L'Abc dell'impianto di irrigazione
"Il mango coltivato per fini commerciali - spiega Giardina - viene fatto sviluppare sino ai 4 anni e poi ne si contiene la vigoria. Per questo sino a quest'epoca si applicano volumi idrici crescenti per stabilizzarli da 4 a 16 litri per pianta su terreni tenaci e arrivare a 32 litri a pianta su terreni sciolti".
Il massimo fabbisogno idrico si ha all'ottavo anno, quando la pianta è ormai adulta e produttiva. In ogno caso, la giusta dose di acqua dipende dalla grandezza delle piante, dalle condizioni climatiche, dal tipo di suolo e dalla sua profondità.
Frutto del mango Fonte: Irritec
L'impianto di irrigazione risponde all'esigenza di restituire la quantità idrica evapotraspirata dalla pianta che, per evitare stress idrici gravi, richiede circa 400 millimetri di pioggia nel corso della stagione.
La soluzione migliore per il mango è l’impianto goccia a goccia da realizzarsi con la posa di una singola ala nell’interfilare (sesto 3x5) a tre metri dal tronco, considerando circa 2 mila metri lineari di ala ad ettaro.
Il ricorso ad impianti dinamici con portata variabile in funzione dello sviluppo della pianta, proposti nei primi tre anni di vita dell'impianto, "non hanno dimostrato negli anni di sperimentazione di portare grandi risparmi idrici" afferma l'agronomo.
Schema di un impianto goccia a goccia Irritec. 1 - ala gocciolante; 2 - tubazioni in PE e connecto; 3 - filri in metallo; 4 - fertirrigazione; 5 - raccordi e derivazioni per ala gocciolante
Fonte: Irritec
Le esigenze idriche delle diverse cultivar utilizzate in Italia sono pressoché sovrapponibili. La differenza tra l'una e l'altra risiede fondamentalmente nell'epoca di maturazione e in alcune caratteristiche del frutto. La dimensione consigliata per il settore di irrigazione non supera i due ettari. "In questo modo - afferma Giardina - possiamo evitare di ricorrere a tubazioni secondarie di grandi dimensioni e ottenere una gestione più semplice dell'impianto".
Tra i vantaggi dell'irrigazione a goccia, oltre naturalmente alle gestione ideale della risorsa acqua, c'è la forte limitazione nell'insorgenza di malattie fungine e nello sviluppo di marciumi. Vengono fortemente ridotti anche il dilavamento dei terreni e la saturazione del franco da parte di sali. Inoltre, potendo controllare la qualità dell'acqua, si può contrastare la tendenza alla sub alcalinità delle acque siciliane. La diminuzione dell’assorbimento radicale di alcuni elementi nutritivi - soprattutto microelementi - incide, infatti, in modo significativo sulla qualità dei frutti (Guarrasi V., Farina V., Germanà M. A. Pubblicazione "La coltivazione del mango in Sicilia" - Barone F. Dip. S.En.Fi.Mi.Zo.).
Il sistema di filtraggio dell'acqua differisce a seconda dell’origine di quest'ultima. Generalmente, fanno sapere dall'azienda siciliana, per acque provenienti da bacini, laghi o corsi d’acqua a cielo aperto sono consigliati filtri a graniglia con controlavaggio automatico corredati di opportuni filtri di sicurezza (a rete o a dischi).
Nel caso di acque provenienti da pozzi con alta quantità di sabbia, sono ideali filtri a idrociclone corredati da opportuni filtri di sicurezza (a rete o a dischi).
In entrambi i casi il dimensionamento dipende dalla portata dell’impianto e, chiarisce l'azienda, "non può prescindere da un attenta valutazione fisico/chimica delle acque".
Piante di mango con infiorescenze. Fonte: Irritec
In caso di fertirrigazione, unitamente all’acqua si andrà ad arricchire il terreno delle sostanza NPK (azoto, fosforo e potassio) fondamentali per lo sviluppo e la fruttificazione delle piante. "La dose di nutrienti - raccomanda Irritec - va subordinata ad un analisi dei terreni e, non meno importante, della fonte idrica di partenza".
L'iniezione degli elementi nutritivi deve essere proporzionale alla portata di irrigazione e ad essere valutati sono anche i valori di pH e conducibilità elettrica (EC) dell'acqua. Un errato valore di pH comporta infatti una riduzione della capacità radicale di assorbire importanti elementi nutritivi fondamentali per la qualità dei frutti, mentre i valori di EC non devono essere superiori a 1,5-1,7 mS a 25° pena la ridotta produttività della pianta.
Il costo di un impianto a goccia, conferma l'esperto agronomo, varia in funzione del grado di automazione adottato. In ogni caso, comprendendo i costi di gestione, siamo nell'ordine dei 2 mila euro all'ettaro.
Tra le misure disponibili, associabile all'irrigazione a goccia, esistono sistemi di microclimatizzazione che, spiega l'agronomo Irritec, "in alcuni casi potrebbero servire per aumentare l'umidità relativa. In 20 anni di esperienza nella coltivazione del mango in Sicilia però, non mi risulta siano mai stati applicati".
Con l'automazione tutto diventa più semplice
Se la risorsa idrica è limitata, il tempo non è da meno. Perché, quindi, non semplificare il lavoro riducendo i tempi ma anche i costi di gestione?
Implementare un sistema radio come elemento funzionale all'istallazione di automatismi in campo consente di ottenere questi vantaggi grazie ad una gestione in remoto dell'impianto, che risponde anche all'esigenza di erogare l’acqua in modo preciso e tempestivo.
"La tecnologia che proponiamo per questo tipo di impianti è il programmatore Commnder EVO® - spiega Giardina - Questa linea - presentata al pubblico in occasione di Agritechnica 2017 - è dotata di comandi remoti via radio gestibili tramite un software ad accesso internet e combina la gestione del pH e della conducibilità elettrica ad un approccio più professionale della turnazione dell’irrigazione".
Schema di funzionamento del sistema Commander EVO® di Irritec
Economico tanto nell'istallazione quanto nella manutenzione, ogni Commander sfrutta la bassa frequenza e, se dotato di un trasmettitore radio con antenna (la potenza è di 5 chilometri) connesso alle uscite valvola di qualunque programmatore di irrigazione e di un ricevitore in campo, può raggiungere lunghe distanze eludendo ostacoli fisici quali case e colline.