Il 2021 sarà ricordato dai produttori di pere come l'anno della grande sconfitta, con produzioni crollate anche dell'80% per alcune varietà. Colpa delle gelate primaverili, che hanno messo in ginocchio tutta l'Italia, da Nord a Sud. La débâcle ha coinvolto l'intero comparto frutticolo, dalle ciliegie (-25%) alle mele (-10%), dalle albicocche (-5%) alle pesche (-11%), secondo l'analisi di Coldiretti, che classifica il 2021 in Italia al nono posto tra i più caldi dal 1800, con una temperatura superiore di ben 0,74 gradi rispetto alla media storica, sulla base dei dati Isac Cnr. Per non parlare di sei eventi estremi al giorno lungo la Penisola fra tempeste di siccità, bufere di neve, vento, trombe d'aria e grandine, secondo la banca dati dell'European Severe Weather Database (Eswd).
Allargando lo spettro visivo, a circoscrivere un fenomeno di impatto planetario ci pensa la Fao, secondo la quale le perdite mondiali associate a disastri meteo fra il 2011 e il 2017 sono state in media di 170 miliardi di dollari all'anno.
Fronteggiare i cambiamenti climatici e le avversità che provocano danni o anche solo cambiamenti nella gestione della vita agricola (si pensi ai calendari di semina stravolti nel periodo autunno vernino per episodi talvolta di eccessiva piovosità oppure alla coltura della vite, che ha raggiunto le terre d'Inghilterra) necessita al giorno d'oggi un approccio di prevenzione attiva oltre al mero risarcimento del danno subìto nei campi.
"Le tecnologie ci mettono a disposizione dati da satelliti, radar meteorologici, strumenti e stazioni da terra" spiega il professor Dino Zardi, docente di Fisica dell'Atmosfera all'Università di Trento. "Il punto cruciale è utilizzare questi dati, elaborarli e metterli a disposizione per chi dovrà prendere decisioni. Per il futuro possiamo fornire strumenti di previsione anticipata di situazioni di rischio, al fine di poter mettere in pratica interventi di difesa".
La parola chiave è, per il professor Zardi, "prevenzione, che presuppone la previsione degli eventi". Modelli di rischio, che sono costruiti sulla base dell’analisi di big data e di "segnali", raccolti per prevedere in maniera accurata il verificarsi o la possibilità di verificarsi di determinati eventi.
Ascolta l'intervento di Dino Zardi, Andrea Berti, Angelo Frascarelli e di altri esperti.
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Nel corso degli anni anche la Politica Agricola Comune (Pac) si è adeguata all'intensificarsi degli eventi catastrofali e ha sviluppato soluzioni sempre più accurate per fronteggiare la perdita dei prodotti o, novità mutuata dalle tendenze in atto da più tempo negli Stati Uniti, la perdita di reddito.
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Il Milk Protection Project varato dal Dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti fu adottato così da assicurare un intervento a protezione del calo dei prezzi del latte al di sotto di una soglia prestabilita, così da non mandare in default le stalle da latte.
"La Pac fino agli anni Duemila non aveva misure specifiche a parziale copertura dei costi degli strumenti di gestione del rischio; è con il 2009 che l'Europa comincia a capire l'effettiva portata della gestione del rischio", afferma Andrea Berti, direttore di Asnacodi, che è l'Associazione Nazionale dei Consorzi di Difesa, che operano sui singoli territori d'Italia. È nata nel 1982 e riunisce 43 Consorzi di Difesa, associazioni di agricoltori che istituzionalmente hanno lo scopo di gestire strumenti di gestione dei rischi che danneggiano il reddito degli agricoltori.
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Il processo - lo ha spiegato il professor Felice Adinolfi, economista agrario dell'Università di Bologna - "parte dal 2009 con la riforma dell'allora commissario Mariann Fischer Boel, quando gli Stati nazionali potevano dedicare una parte delle risorse del Primo Pilastro dei pagamenti diretti alla gestione del rischio. In tal caso, la soluzione adottata era quella delle tradizionali assicurazioni agevolate".
L’Italia è fra i Paesi al mondo che dedica maggiori risorse alla gestione dei rischi. "Ad oggi - rimarca il professor Adinolfi - complessivamente vengono dedicati tra lo strumento del Fondo Nazionale per le Calamità Naturali, gli strumenti tradizionali delle assicurazioni agevolate circa 3 miliardi di euro alla gestione dei rischi e per la prima volta ci sarà un Fondo Mutualistico Nazionale per i Danni Catastrofali".
Vince dunque l'idea che la coda più rilevante del rischio, "quella che normalmente rende più difficile la ripresa e la ricostituzione del capitale fondiario di anticipazione possa essere in qualche modo assicurata con delle risorse aggiuntive, che potrebbero avere il duplice effetto di garantire gli agricoltori contro rischi estremi e di garantire agli agricoltori un accesso alle polizze tradizionali agevolate ad un costo più basso".
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La Riforma della Pac 2023-2027 dal prossimo primo gennaio metterà a disposizione nuovi strumenti per garantire maggiormente le imprese agricole e un ammontare di risorse che per l'Italia vale circa 3 miliardi di euro, destinati tanto per le assicurazioni agevolate, i Fondi di Mutualità e gli Ist (per complessivi 1,7 miliardi di euro) quanto per il Fondo Catastrofale (1,3 miliardi di euro). Gli strumenti introdotti da Bruxelles nell'ambito della Pac sono stati fortemente voluti dall'Italia, che è uno dei Paesi più colpiti dai rovesci ambientali figli del climate change.
In particolare, la Pac stabilisce che, come riporta puntualmente l'approfondimento sul sito dell'europarlamentare Paolo De Castro, "oltre al mantenimento degli strumenti attuali finanziati fino al 70% tramite i Fondi per lo Sviluppo Rurale (assicurazioni contro la perdita di produzione, Fondi Mutualistici Contro la Perdita di Produzione e strumento di stabilizzazione del reddito) per perdite superiori al 20% della media dei tre anni precedenti (o cinque anni, non considerando due annate, la più e meno positiva), viene introdotta anche la possibilità di stipulare polizze assicurative contro la perdita di reddito. In aggiunta, viene inserita la possibilità per gli Stati membri di accantonare fino al 3% dei fondi del Primo Pilastro per la creazione di un Fondo Mutualistico su scala nazionale, che porti obbligatoriamente tutti gli agricoltori a proteggersi dai rischi di perdita di produzione".
Come funziona? Dal 2023, se un agricoltore riceverà 100 euro, se ne vedrà assegnare concretamente 97, mentre 3 euro andranno nel Fondo Mutualistico, "tramite il Secondo Pilastro della Pac si aggiunge un altro 70% e si crea un Fondo che stimiamo che in Italia possa essere ogni anno compreso tra 270 e 300 milioni di euro per risarcire automaticamente gli eventi catastrofali come alluvioni, siccità o gelo", riassume il professor Angelo Frascarelli, presidente di Ismea e fra i massimi esperti di Politica Agricola Comune.
"Questo consentirà anche alle compagnie di assicurazione di dedicarsi alle altre avversità come grandine, eccesso di pioggia, vento forte, eccesso di calore" puntualizza Frascarelli. "Avremo quindi un sistema fatto da un livello di base per l'avversità catastrofale e un livello per le altre avversità che sarà coperto dalle polizze agevolate. E poi rimarranno anche per il 2023-2027 il Fondo per le Epizoozie e le Fitopatie e il Fondo Ist per la Stabilizzazione del Reddito".
Guarda la videointervista ad Angelo Frascarelli.
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