L'ondata di maltempo che ha duramente colpito l'Italia durante il fine settimana di Ognissanti ha ferito in profondità vaste aree del Mezzogiorno, con danni al momento incalcolabili, e che sono destinati ad emergere nei prossimi giorni con maggiore compiutezza.
Le regioni dove le trombe d'aria e le piogge alluvionali impediranno i raccolti e le semine sono Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia.

E ancora una volta, a finire sul banco degli imputati, non c'è solo il maltempo e i fenomeni eccezionali, ma anche la spesso assente o carente manutenzione del territorio e delle reti di drenaggio dei campi. Mentre urgono fondi freschi per riparare i danni, che si prospettano al di sopra di ogni attesa.


Sicilia, seminativi e agrumeti allagati

In Sicilia tutte le province sono state gravemente colpite, con danni a Punta Secca, nel ragusano, dove le trombe d'aria hanno distrutto serre per ortaggi, perdite si registrano anche in provincia di Enna, dove risulta duramente colpita dalle piogge la rete delle strade rurali, e a Palermo, qui a soffrire sono oliveti e agrumeti.

Ma l'area più devastata dalla burrasca e dalla pioggia, iniziata a cadere con insistenza sin dal 2 novembre e protrattasi fino al 4 successivo, si trova nel vasto territorio agricolo della provincia di Agrigento: "Ancora oggi nessun terreno a seminativo dell'agrigentino è lavorabile, perché sono tutti allagati e quindi è prevedibile un rinvio delle semine – ha dichiarato ad AgroNotizie Ignazio Gibiino, presidente di Coldiretti Agrigento – ma a patto che d'ora in avanti seguano almeno 15-20 giorni di sole, e comunque almeno il 10% dei seminativi, quelli più argillosi e posti in pianura, sono destinati a rimanere allagati ben oltre il periodo di semina, che qui va dalla metà di novembre alla metà di dicembre".

Tale situazione di fatto si salda con la crisi di prezzo del grano duro all'origine, che in Sicilia tocca i 180 euro alla tonnellata.
"In queste condizioni, molti agricoltori, visti anche i sempre più elevati costi di produzione, potrebbero rinunciare a una semina ritardata, che comporta comunque una perdita di produttività" aggiunte il presidente.

Un disastro a cui si aggiungono, proprio nelle pianure più fertili e vicine ai corsi d'acqua, i danni agli agrumeti.
"A Ribera l'esondazione del fiume Verdura ha allagato numerose aziende agrumicole – continua Gibiino – in questo caso ha peggiorato l'effetto delle piogge la mancata manutenzione del sistema di drenaggio dei terreni, che è esondato unitamente al fiume, aumentando il danno, è impossibile infatti accedere agli agrumeti che hanno l'acqua fino all'altezza delle chiome, e che impedirà l'avvio della fase di raccolta a metà novembre".
Ma si teme anche, nel caso l'inclemenza del tempo dovesse persistere, la morte per asfissia radicale degli alberi, con una ricaduta sul potenziale produttivo molto pesante.

"Va bene la pioggia ma certamente la causa principale di quanto è successo in Sicilia è l'incuria nella gestione del territorio". Lo afferma il presidente regionale di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri, che sottolinea: "Ancora presto per una stima, ma basti pensare anche agli investimenti necessari per rimettere in campo i nuovi impianti spazzati via dalla forza dell'acqua per comprenderne l'entità. Il dissesto idrogeologico è una tragedia sotto gli occhi di tutti che deve essere aggredita subito, prima che altri fenomeni atmosferici danneggino ancora di più il territorio".


Sardegna, colpita la provincia di Oristano

In Sardegna le piogge intense hanno messo in ginocchio diverse aree della provincia di Oristano. Strade e campi interamente allagati e produzioni compromesse con danni ingenti per il settore agricolo ormai allo stremo.
Il 4 novembre, secondo una nota di Coldiretti Sardegna, le zone di Arborea, Terralba, Marrubiu risultavano le più colpite, e proprio ad Arborea, l'area di Luri, è finita completamente sott'acqua con l'idrovora che non è riuscita a far defluire lo straordinario quantitativo d'acqua caduta in meno di dodici ore.

"Siamo fortemente preoccupati - rimarcano il presidente e il vicedirettore di Coldiretti Oristano Giovanni Murru ed Emanuele Spanò in quanto i danni delle ultime ore si sommano a quelli dell'ultima settimana e, più in generale, a quelli che da diverso tempo ormai stanno subendo il mondo delle campagne. E' necessario intervenire immediatamente per arginare i disagi ma è ormai evidente che il clima sta cambiando ed è necessario un forum, così come già richiesto a livello regionale, per capire come affrontare questo cambiamento".

Intanto ieri un pastore di Flumini di Quartu ha perso circa 30 pecore travolte dall'esondazione di un fiume.


Calabria, danni in agro di Reggio Calabria

Ingenti sono i danni arrecati dal maltempo che ha colpito tra il 1° e il 3 novembre scorsi la Calabria con piogge torrenziali insistenti, che hanno sferzato la provincia di Reggio Calabria e in particolare diversi comuni della fascia tirrenica preaspromontana e aspromontana.

"La situazione è di grande emergenza – afferma Stefano Bivone, presidente Coldiretti Reggio Calabria – e le precipitazioni intense hanno causato danneggiamento e interruzione della viabilità, dei suoli, danni alle coltivazioni di impianti arborei ed a seguito all'esondazione di alcuni corsi d'acqua l'allagamento di centinaia di ettari di aree a colture olivicole ad alta specializzazione".

"Mi consta personalmente - racconta Bivone - un autentico blocco, una paralisi delle attività economiche in particolare per i comuni di Cosoleto, Scido, Sant'Eufemia d'Aspromonte, Sinopoli, San Procopio, Oppido Mamertina e Delianuova - comunica Bivone - risultano infatti isolati i centri abitati, e molte sono le contrade agricole dove non è possibile accedere ai fondi, alle stalle, ai frantoi e magazzini. E questo considerato la campagna olivicola in corso, significa la non apertura dei frantoi con conseguente crollo della produzione già compromessa da altri fattori, e perdita di competitività".

La Coldiretti reggina ha invocato interventi di ripristino della viabilità rurale e l'avvio delle procedure per il riconoscimento dello stato di calamità.


Puglia, dove l'acqua di disperde dopo i disastri

Piove sul bagnato in Puglia, contribuendo ad aggravare la stima del danno nelle campagne su cui in una settimana si sono abbattuti nubifragi e trombe d'aria, secondo quanto segnala Coldiretti Puglia e dove vaste aree sono tuttora impraticabili.

"I nostri agricoltori non possono neppure salvare il salvabile, perché i campi sono allagati e continua a piovere" denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
"La situazione è grave per gli ulivi sradicati dalla tromba d'aria che è impossibile salvare e gli ingenti quantitativi di olive strappate via dal vento e dall'acqua che sono irrecuperabili. Di contro resta altissimo in Puglia l'indice di dispersione delle acque che tocca l'83,4%. Ciò la dice lunga sulla necessità di riavviare una seria e organica attività di bonifica e irrigazione. Gli effetti dell'incuria e delle mancate opere di bonifica – aggiunge il presidente Muraglia - sono evidenti sul territorio. Alberi nei canali di scolo e canneti, tombini nelle aziende agricole ostruiti, sono solo alcuni esempi di quanto rilevato nel corso dei sopralluoghi effettuati dalla squadra di tecnici di Coldiretti Puglia. Che nessuno si stupisca per crolli, smottamenti e allagamenti, causati in Puglia anche da semplici piogge".


Le proposte in campo per uscire dall'emergenza

Sulle accuse pure rivolte da più parti alla paralisi dei Consorzi di bonifica replica Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni: "Sui cambiamenti climatici, gli scienziati lanciano, pressoché inascoltati, allarmi da anni; intanto, l'inarrestabile consumo di suolo cementifica 2 metri quadrati al secondo, diminuendo la capacità di assorbimento idrico del territorio, ma la legge di contrasto al fenomeno vaga dal 2012 nei meandri parlamentari senza giungere ad approvazione.

"Anbi redige da anni un piano di interventi per ridurre il pericolo di frane ed alluvioni e che indica la necessità di 8 miliardi di investimenti con mutui quindicennali contro i 2 miliardi di danni e la perdita di innumerevoli vite umane, subiti ogni anno in Italia - aggiunge Vincenzi - per la sistemazione del territorio, sono stati stanziati negli anni quasi 5 miliardi di euro, ma solo 450 milioni, destinati al mondo agricolo, sono stati recentemente sbloccati".

Secondo Anbi inoltre, nel Mezzogiorno e in particolare in Sicilia, il commissariamento ormai decennale degli enti di bonifica, non aiuta il regolare svolgimento delle attività degli enti.

"Il primo pensiero va alle vittime e alle loro case colpite dalla furia dei venti e dell'acqua. Poi occorre fare i conti anche con i danni enormi subiti dagli agricoltori che - dice Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura - non possono essere lasciati soli. E' necessario e urgente intervenire con misure e fondi specifici".

Una proposta arriva anche dal presidente nazionale di Agrocepi, Corrado Martinangelo: "In primo luogo bisogna prendere coscienza della gravità della situazione, in particolare in Sicilia, che richiederebbe l'attivazione del Fondo straordinario europeo per terremoti ed eventi eccezionali".
"Inoltre - prosegue il presidente - va elaborata una norma che preveda lo scioglimento di consigli comunali, provinciali e regionali qualora si accerti, da autorità indipendente, l'incuria di tali enti in materia di prevenzione e dissesto idrogeologico. Stessa regola dovrebbe valere anche per gli organi delle autorità e dei consorzi di bacino ed enti vari preposti alla tutela del comparto".