L'agroalimentare italiano gode in tutto il mondo di un'ottima reputazione. Il made in Italy viene apprezzato dai consumatori soprattutto europei, ma anche statunitensi e asiatici. Anche sul fronte della sicurezza il nostro paese si posiziona in cima alla classifica. Le aziende agricole e di trasformazione immettono sul mercato prodotti sicuri, ad esempio dal punto di vista dei residui e delle contaminazioni. Eppure il made in Italy stenta a sfondare. Con 40 miliardi di beni esportati nel 2017 (fonte Nomisma) ci posizioniamo al quinto posto in Europa dietro a Olanda (86,8 miliardi), Germania (76 miliardi), Francia (60,5 miliardi) e Spagna (47,7).

Di come promuovere il made in Italy nel mondo, innovarlo e comunicarlo meglio si è discusso durante FilierAgrItalia, un forum promosso dall'eurodeputato Stefano Maullu, che ha riunito intorno allo stesso tavolo le filiere agroalimentari italiane, esperti e politici, dal livello territoriale fino a quello europeo.

"Qualcuno ha sorriso quando ho proposto di accorpare i ministeri di Agricoltura e Turismo, ma la realtà dei fatti mi dà ragione. I turisti vengono in Italia per le città d'arte, i paesaggi, ma soprattutto per il cibo. E un turista che assaggia la cucina italiana quando tornerà a casa è probabile che acquisti prodotti italiani", ha raccontato Gian Marco Centinaio, ministro dell'Agricoltura e del Turismo, intervenuto al forum. "Il nostro obiettivo deve essere quello di portare nel mondo i prodotti italiani, valorizzare le nostre filiere e difenderle dalla concorrenza sleale di alcuni paesi".

Per Centinaio elemento essenziale della strategia di crescita del comparto è l'innovazione dell'agricoltura, partendo dalla digitalizzazione. "Non è possibile che in campagna il cellulare spesso non prenda. Se vogliamo innovare dobbiamo connettere le campagne, un incentivo anche per i giovani ad impegnarsi in agricoltura".

Alessandro Squeri, presidente dei giovani di Federalimentare, ha posto l'accento sulle pratiche sleali all'interno della filiera, come le aste al buio, adoperate dalla Gdo per abbassare i costi dei fornitori, a scapito della qualità. Pratiche contro cui si è scagliato Centinaio e anche Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, che in collegamento da Bruxelles ha parlato di una proposta di direttiva che mira proprio a eliminare queste pratiche.

Ovviamente si è discusso della riforma della Pac, che va verso una 'rinazionalizzazione' parziale della politica europea, e anche del taglio al budget che "potrebbe arrivare a ben più del 5% che oggi c'è sulla carta. Si tratta di una riduzione dei fondi inaccettabile che rischia di minare la sostenibilità delle produzioni agricole europee".

Sui trattati di libero scambio, come il Ceta (che ha fatto segnare al nostro agroalimentare un +7,4% di export verso il Canada in nove mesi), De Castro e Centinaio hanno espresso posizioni opposte. Per l'eurodeputato i trattati internazionali sono uno strumento di sviluppo importante, mentre per il ministro rischiano di essere un Cavallo di Troia usato dai produttori esteri per invadere i nostri mercati.

In rappresentanza degli agricoltori è salito sul palco Stefano Francia, neoeletto presidente dei giovani della Cia - agricoltori italiani, che ha sottolineato come il made in Italy non potrebbe esistere senza il lavoro delle imprese agricole, il soggetto sul quale tuttavia si scarica la corsa al ribasso dei prezzi.

Sul tema dell'innovazione si è concentrato Filippo Renga, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università di Brescia, che ha voluto sfatare due miti: primo, che innovazione faccia rima con giovane età. Secondo, che le nostre imprese, agricole e di trasformazione, non siano innovative. "In alcuni settori siamo leader al mondo in fatto di innovazione, di prodotto e di processo".

"L'agroalimentare italiano rappresenta un veicolo unico di cultura e innovazione, per cui deve essere difeso con tutte le nostre forze, in Europa ma anche in Italia", ha affermato Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia e organizzatore del forum. "In questa particolare congiuntura, alla luce dei tagli annunciati alla Pac, si avvertiva la necessità di riunire l'intera filiera per discutere delle prospettive dell'agroalimentare italiano. L'obiettivo comune, condiviso anche dal ministro Centinaio e dal vicepresidente De Castro, è la difesa del made in Italy ad ogni livello istituzionale".

A ricordare l'esperienza unica di Expo2015 ci ha pensato Marco Gualtieri, fondatore di Seeds&Chips, che ha da poco annunciato anche il lancio dell'edizione australiana del Summit. "Expo ha posto davanti agli occhi di tutti le sfide che ci attendono nel prossimo futuro: sfamare una popolazione in crescita in maniera sostenibile. L'innovazione tecnologica è la chiave per vincere questa sfida e per dare il giusto valore al made in Italy, di cui nel mondo c'è tanta domanda".

Ampio spazio è stato dato ai territori, con Roberto Cerrato, direttore del sito Unesco Langhe-Roero e Monferrato, che ha sottolineato come "questo riconoscimento sia un valore aggiunto per le produzioni agricole locali e una tutela per il territorio che però non si traduce in una avversione all'innovazione, anzi". Di comunicazione (digitale) del made In Italy ha invece parlato Walter Bonanno, direttore generale di CityNews, che ha lanciato il portale AgriFoodToday.

Sul palco anche gli assessori all'Agricoltura di Lombardia (Fabio Rolfi), Liguria (Stefano Mai), Valle d'Aosta (Elso Gerandin), oltre al presidente della Commissione Agricoltura della Regione Lombardia, Ruggero Invernizzi, e a Luca Bona, membro della Commissione Agricoltura della Regione Piemonte. Con loro si è discusso delle esigenze dei territori, dalla crisi del mais, fondamento della zootecnica lombarda, a quella del riso, messo sotto pressione dall'import asiatico.