L'Italia si appresta ad essere deferita dalla Commissione Ue alla Corte di giustizia di Lussemburgo per non essere intervenuta in modo efficace per arrestare la diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia. Lo si è appreso nel pomeriggio di ieri, 16 maggio 2018 a Bruxelles.
Pronta la reazione della Regione Puglia che chiede aiuto al Governo per semplificare le norme. Intanto, la Commissione Ue si prepara a chiedere l'avanzata verso nord della zona di contenimento.


Le motivazioni della Commissione Ue per il deferimento

Secondo l'esecutivo comunitario, le autorità italiane erano tenute a rispettare pienamente le norme europee in materia di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nell'Ue, che prescrivono la rimozione delle piante infette dal territorio colpito non appena fosse stata confermata per la prima volta la presenza di Xylella fastidiosa.
Gli Stati membri, ricordano a Bruxelles, sono tenuti ad adottare tutte le misure necessarie all'eradicazione della Xylella fastidiosa per evitarne la diffusione in altri paesi.

L'attenzione dell'Ue sulla Xylella fastidiosa in Puglia è tornata a livello di allarme lo scorso marzo, quando quasi tremila ulivi furono trovati positivi al batterio in un'area dove nel 2015 lo erano solo pochi esemplari. Tutto questo ha di fatto determinato la richiesta di deferimento alla Corte di giustizia del Lussemburgo.
Ma non è tutto.


Zona di contenimento, altri 20 km più a nord

La prossima settimana, il 23 maggio, la Commissione potrebbe proporre al Comitato sulla salute delle piante formato dagli esperti degli stati membri, modifiche alla decisione Ue, come l'aggiornamento dell'area di quarantena, spostando di una ventina di chilometri verso nord la fascia di territorio dove vanno applicate le misure più drastiche per la lotta al patogeno: la zona di contenimento.


Le dichiarazioni dell'assessore di Gioia

"Prendiamo atto della decisione da parte di Bruxelles di deferire l'Italia alla Corte di Giustizia Ue per non aver pienamente applicato le misure per impedire la diffusione della batteriosi procurata dalla Xylella fastidiosa. Questa lentezza è il combinato di procedimenti pendenti al Tar, di resistenze di proprietari ostili agli abbattimenti e della pressante vincolistica nazionale che limita o rallenta la auspicata celerità amministrativa – ha dichiarato ieri sera l'assessore alle Risorse agroalimentari, Leonardo di Gioia, che ha aggiunto - Sapremo analiticamente dimostrare quanti ostacoli si sono frapposti nel normale fluire delle dinamiche di contrasto alla malattia".

"Urge che il Consiglio dei ministri emani un decreto legge per consentire ai nostri Uffici regionali di effettuare tutti gli atti necessari, con procedure semplificate e accelerate, in deroga a leggi nazionali che, pensate con finalità di tutela, si trasformano in impedimenti insormontabili – ha detto ancora di Gioia.

"Daremo conto del nostro operato di questi anni per testimoniare di un lavoro instancabile, al contempo continueremo a fare tutto quanto nelle nostre possibilità per adempiere ai gravosi compiti che ci sono stati assegnati – ha concluso di Gioia, sottolineando - ma abbiamo bisogno di aiuto dal Governo per poter continuare ad essere argine, spesso unico argine, nei confronti di un'epidemia che continua a non avere cura e che sta mettendo in ginocchio l'intera Puglia olivicola".


La posizione di Coldiretti Puglia

"Era ampiamente preannunciata la scure di Bruxelles che passa dalle parole ai fatti contro l'Italia per i ritardi nella gestione della Xylella. In 5 anni si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'economia e sull'occupazione". E' il commento del presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia del deferimento.

"La zona di contenimento si è allargata pericolosamente a nord – aggiunge il presidente di Coldiretti Puglia– e il fronte della malattia è molto ampio, le eradicazioni chirurgiche vanno attuate senza se e senza ma, perché come diciamo ormai da 5 anni, attirandoci gli strali di pochi irresponsabili, se fossero stati eradicati pochi alberi nel 2014, oggi la situazione non sarebbe così drammatica".