L’attività agricola, da sola, produce infatti nel mondo il 24% dei gas serra (il settore industriale si ferma al 21% mentre quello dei trasporti al 14%; fonte Epa) consumando il 70% dell’acqua dolce che preleviamo. Le nostre scelte alimentari vanno quindi necessariamente ripensate. Così come va ripensato, in generale, il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Perché a fianco al problema ambientale non si deve sottovalutare quello sociale, con 2.1 miliardi di persone obese o in sovrappeso che si contrappongono ai 795 milioni di persone sottonutrite.
Nell’anno in cui è stato raggiunto l’overshoot day (ossia il giorno in cui l’umanità ha usato l’intero budget annuale di risorse naturali) già il 2 agosto, in anticipo rispetto a tutti gli anni precedenti, appare evidente l’esigenza di accelerare i tempi nel processo di trasformazione delle nostre abitudini alimentari. I giovani che parteciperanno alla sfida, provenienti dalle più prestigiose università nazionali e internazionali, saranno messi alla prova partendo da un “tema” da risolvere: “La crescita delle pratiche di agricoltura supportata dalla Comunità: cambiare i sistemi globali o godere di isole di felicità?”. Saranno divisi in gruppi di lavoro formati da quattro componenti e dovranno proporre soluzioni concrete e creative per risolvere il quesito. Il miglior progetto sarà selezionato da una giuria composta da manager, studiosi ed esperti di agricoltura e alimentazione che proclameranno il team vincitore il 1° settembre. In palio, la possibilità di presentare il progetto a una platea di luminari nel corso dell’8° Forum Internazionale su alimentazione e nutrizione organizzato dalla Fondazione Bcfn che si terrà a Milano i prossimi 4 e 5 dicembre 2017.
Congresso degli economisti agrari, una platea per parlare del food sustainability index
E’ il mondo del food in generale, e dell’agricoltura in particolare, a doversi impegnare maggiormente per ottimizzare le risorse del pianeta e ridurre i grandi paradossi generati dalla produzione del cibo e dalle nostre scelte alimentari. Anche per offrire un contributo concreto alla soluzione di questi paradossi, la Fondazione Barilla Center for food & nutrition, in collaborazione con l'economist intelligence Unit, ha creato il Food sustainability index, Fsi, un indice che si pone l’obiettivo di capire – tra 25 paesi rappresentanti oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l’87% del Pil globale - dove il “cibo è migliore”, non solo in termini di gusto, ma anche di produzione sostenibile e di lotta agli sprechi alimentari.Secondo l’Index, con un punteggio di 95,96 (in una scala da 1 a 100) l’Italia si classifica al primo posto, tra i paesi europei, per minori emissioni di CO2 equivalente in agricoltura. Un risultato molto incoraggiante se si considera che, nel mondo, le emissioni in questo settore sono aumentate del 20% dal 1990 a oggi (e raddoppiate dal 1960 a oggi). In un mondo in cui si stima che entro il 2050 la produzione agricola possa aumentare del +70% diventa allora fondamentale lavorare per impattare di meno sull’ambiente.
Sempre in base ai dati generali dell’Index, in termini di agricoltura sostenibile, è però la Germania il paese che più di tutti si è distinto su questo fronte, con un punteggio di 65,50, seguito da Canada (62,35) e Giappone (60,56). Tra le realtà che invece più delle altre sono chiamate a compiere sforzi per migliorare l’impatto delle proprie attività agricole sul pianeta figurano Egitto (44,83), Emirati Arabi (41,39) e India (40,51).
Proprio dell’Index si è discuterà nel corso del XV° Congresso dell’Associazione europea degli economisti agrari, (Parma, 29 agosto-1°settembre) durante un dibattito che metterà in evidenza come il Fsi potrebbe svolgere un ruolo attivo nell'individuazione delle problematiche da risolvere e nell’attuazione di nuove politiche utili a produrre il cibo in maniera più sostenibile.
“Entro il 2030 tutti i paesi saranno chiamati a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’agenda delle Nazioni Unite. Eppure ancora oggi convivono realtà che si pongono agli antipodi: molti Paesi soffrono l’obesità, altri la malnutrizione; il cibo e l'acqua vengono sprecati ogni giorno e l'agricoltura sta danneggiando il nostro ambiente. Quando si parla del buon cibo, bisogna andare oltre al semplice gusto. Considerando che tutti insieme stiamo consumando le risorse del pianeta abbiamo urgentemente bisogno di cambiare il nostro approccio all’alimentazione. In questo senso, come Fondazione Bcfn, una delle nostre iniziative più importanti è proprio assicurarsi che ogni singolo individuo abbia la possibilità di fare scelte informate sui propri stili di vita. Abbiamo studiato il Food sustainability Index insieme ad Eiu poco meno di un anno fa e con loro stiamo lavorando al suo aggiornamento, che sarà presentato nella nuova versione al prossimo Forum internazionale di Bcfn a dicembre. L’Index può essere un ottimo strumento per capire chi si sta muovendo nella direzione giusta e perché e quali paesi, invece, sono chiamati a compiere gli sforzi maggiori e in quali ambiti” ha dichiarato Luca Virginio, vicepresidente di Bcfn durante il suo discorso in occasione del XV Congresso dell’Associazione europea degli economisti agrari, Eaae.
Food sustainability report
La Fondazione Barilla Center for food and nutrition, Bcfn, e Milan Center for food law and policy hanno ideato e lanciato il Food Sustainability Report, uno strumento che si propone di promuovere e diffondere la conoscenza delle complesse tematiche relative al cibo, al fine di sensibilizzare sull’urgenza di agire per rendere il sistema alimentare globale realmente sostenibile.Nel secondo numero, fra i temi analizzati, si parla di come il fenomeno delle “migrazioni” sia strettamente legato – ben oltre la percezione che abbiamo - alla carenza di cibo. In particolare, l’attenzione del Report si focalizza sullo studio di United Nations world food Programme, Wfp, secondo il quale ogni punto percentuale di aumento dell’insicurezza alimentare costringe l’1,9% della popolazione (per mille abitanti) a migrare, mentre un ulteriore 0,4% (per mille abitanti) fugge per ogni anno di guerra. Tra le cause di insicurezza alimentare ci sono, senza ombra di dubbio, i cambiamenti climatici che stanno colpendo il pianeta (che a loro volta sono ampiamente influenzati anche dal modo in cui produciamo proprio quel cibo).
Il Report è un documento trimestrale che nasce dalla costante analisi di notizie e documenti su cibo e sostenibilità diffusi online dalle principali fonti in lingua anglosassone, tra cui siti di informazione, organismi governativi, agenzie internazionali, organizzazioni non governative e istituti di ricerca. Fotografa la dimensione, i contenuti prevalenti e le tendenze della ricerca, della legislazione e delle azioni concrete in atto, attraverso dati sul volume di informazioni diffuse, analisi semantiche sui temi al centro dell’attenzione, segnalazioni di notizie, documenti e ricerche da leggere, tenere in considerazione e portare in evidenza. Il Report rappresenta, insomma, un ausilio agli addetti ai lavori per orientarsi nell’enorme flusso di informazioni riguardanti il cibo e i suoi impatti in termini sociali, economici, ambientali al fine di comprendere come e quanto queste dinamiche vadano ad impattare sulla nostra quotidianità e sugli equilibri che caratterizzano il complesso sistema della produzione alimentare.
Il secondo numero è disponibile e consultabile online all’indirizzo www.foodsustainabilityreport.org
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