A dirlo è il professor Dario Casati, docente di Economia agraria all’Università di Milano, già prorettore e tra i più esperti economisti europei in materia.
Certo, poi non manca l’attenzione a temi come la sostenibilità, i cambiamenti climatici e le risorse idriche, le infrastrutture e le tecnologie per la comunicazione come la banda larga.
“Sono tematiche che non mancano mai – afferma Casati – ma quello che ritengo essere un vero aspetto innovativo è l’attenzione a individuare un percorso di innovazione focalizzato sui reali bisogni degli agricoltori. Su questo punto non sarà facile individuare una soluzione, ma ci si deve provare”.
“I chairman sono di rilievo, a partire da Allan Buckwell, emerito di Economia agraria all’Imperial College di Londra – osserva Casati -. Bisognerà ritornare a parlare di produttività. È il cuore dell’agricoltura, più ancora della sostenibilità o dell’ambientalismo, che sono aspetti che vanno comunque benissimo. Ma gli aspetti della produttività non devono essere sacrificati”.
Per esprimere giudizi completi è necessario seguire gli sviluppi e attendere la dichiarazione finale e di questo il professor Casati ne è ben conscio.
“Aspettiamo che l’ex commissario all’Agricoltura, Franz Fischler, che nel 1996 tenne la prima Conferenza sulla Sviluppo rurale dialoghi con il commissario in carica, Phil Hogan – prosegue Casati – e per ora accettiamo positivamente il fatto che l’Ue si sia resa conto che si impongono mutamenti apprezzabili in chiave di Politica agricola comune e di Sviluppo rurale, perché quella attuale è ridotta alle tabelline”.
Il problema è che l’attuale riforma della Pac “trascura di attuare gli interventi necessari sui grandi temi dell’agricoltura, nonostante fossero declinati in maniera semplice nel primo documento preparatorio della riforma 2014-2020, slittata poi di un anno”. E in fase di avanzamento, chissà come mai, “si sono persi alcuni elementi fondamentali, mentre sarebbe molto importante che venissero affrontati aspetti come la nutrizione o l’assenza di una politica agricola estera da parte dell’Unione europea”.
Insomma, per il professor Casati è positivo che si sia finalmente compreso che “non basta aggiustare i meccanismi, ma cercare di cambiare del tutto il tavolo di gioco. Non è sufficiente pensare a una semplificazione o soffermarsi su questioni di budget. Serve molto altro, a partire da una politica europea più concreta nella difesa del prodotto agricolo tipico e tradizionale. Perché lo sviluppo rurale si ha solo se poggia su un’agricoltura solida, altrimenti serve a nulla”.