"Fare dei commenti, al momento, non è per niente semplice - spiega Dalmonte - in quanto i primi effetti del nuovo sistema si vedranno a regime alla fine di quest’anno e nei prossimi anni. Rispetto al punto di partenza, possiamo dire che la normativa è migliorata rispetto a quella che prevedeva la più totale liberalizzazione dei vigneti. Fino al 31 dicembre 2015 abbiamo registrato una notevole corsa ai diritti, e una migrazione da alcuni territori ad altri, con un conseguente impoverimento, a livello viticolo, di alcune aree".
"L’obiettivo innanzitutto è in primo luogo il mantenimento degli ettari attuali, senza alcuna perdita di potenziale vitivinicolo. Questo deve essere il primo risultato da conseguire e poi, eventualmente crescere in ettari.
Credo sarà impossibile che ogni anno la percentuale dell’1% di crescita verrà utilizzata, al momento non ci sono le condizioni".
Dalmonte ribadisce poi la posizione della cooperazione nei prossimi anni. “La cooperazione ha certamente un ruolo di primo piano e di guida all’interno di questo nuovo sistema di autorizzazioni, dal momento che costituisce la maggior parte della produzione e della commercializzazione di vino a livello nazionale”.
"L’altra battaglia nel quale siamo fortemente impegnati ora si gioca a livello europeo ed è quella contro la liberalizzazione della denominazione dei vigneti - conclude Dalmonte - ciò che la Commissione europea sembra voler mettere in atto rappresenta un rischio molto forte per il nostro sistema vitivinicolo, in quanto va contro le nostre principali denominazioni, che con la riforma potrebbero così essere utilizzati da altri paesi europei. E’ un rischio che dobbiamo assolutamente scongiurare. Come cooperazione faremo le barricate per evitare che venga approvata una normativa del genere”.