Ma non è l’unica novità dell’intesa formalizzata venerdì pomeriggio al ministero delle Politiche agricole dai diversi rappresentanti della filiera.
Per la prima volta, infatti, la vecchia formula dell’accordo interprofessionale lascia il posto al Contratto Quadro, inaugurando così il modello contrattuale disegnato dalla legge sulla regolazione dei mercati che risale ormai a una decina di anni fa (decreto legislativo n. 102/2005).
L’accordo è stato sottoscritto da Unapa e Italpatate (le ex Unioni nazionali dei produttori, ribattezzate Organizzazioni Comuni costituite in società consortili, come prevede la legge 102/2005) in rappresentanza delle Op dei produttori agricoli; per la trasformazione, il documento porta le sigle di Aiipa e Anicav in rappresentanza dell’industria e per le cooperative le tre centrali Fedagri, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital. Con l’assistenza delle organizzazioni agricole Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri.
Un cambio di passo che, sul piano pratico, prevede una doppia opzione per il prezzo finale.
Prima opzione, una griglia di prezzi indicativi per le diverse destinazioni industriali che, sulla base del trend del mercato, possono avere oscillazioni al rialzo al ribasso rispetto ai prezzi indicativi concordati. Da questi prezzi indicativi si ricava l’aumento medio del 12%. E’ comunque prevista anche una seconda opzione, che prevede un prezzo prefissato al momento della contrattazione.
Il prezzo indicativo delle patate di fascia A (chips) è stato fissato a 170 euro per tonnellata contro 150 del 2012; la fascia B (surgelate da friggere) 150 euro contro 138, la fascia B1 117 contro 107. Questi aumenti, sono stati riconosciuti per tener conto dell’aumento dei costi di produzione a carico dei pataticoltori e del “gap” che il settore sconta dopo l’abolizione degli incentivi nazionali.
A questo primo Contratto Quadro si applicano anche le norme dell’articolo 62, a conferma – in riferimento alle polemiche di questi giorni – che il ministero delle Politiche agricole considera l’attuale impianto normativo su contratti scritti e tempi di pagamento pienamente operante e niente affatto abrogato, come sostiene invece il ministero dello Sviluppo economico.
Il quantitativo di patate indicato nel Contratto Quadro ammonta a 150mila tonnellate, in flessione rispetto alle 170mila della scorsa campagna. Fissato anche il calendario delle contrattazioni, che avverrà con il sistema della vendita diretta, utilizzando un modello unico: il primo step scade il 30 aprile; entro il 31 maggio ci sarà la verifica dei volumi contrattati da parte delle Organizzazioni comuni (le società consortile che rimpiazzano le vecchie Unioni nazionali dei produttori) e dell’industria di trasformazione); in caso di mancata collocazione di una parte dei quantitativi concordati, la contrattazione è prorogata fino al 15 giugno 2013.
Questo Contratto Quadro è uno dei pochi frutti dati dal decreto legislativo 102/2005, a causa dell’inefficiente organizzazione dell’associazionismo agricolo e della scarsa propensione dell’industria di trasformazione a firmare impegni duratori a un prezzo predeterminato, preferendo la tecnica del mordi e fuggi.
Un combinato disposto che ha portato all’affossamento di una cultura interprofessionale. Ancora una volta, quindi, la filiera della patata da industria riesce a indicare la rotta per un più moderno modello di relazioni interprofessionali. O di filiera, come si ama ripetere.
Credenziali che tutti gli operatori del settore (agricoli, industriali e cooperativi) hanno messo sul tavolo del ministro in vista della tornata conclusiva del negoziato sulla riforma Pac.
In particolare – e su questo punto ci sarebbe stato l’impegno del ministro Catania – chiedono che anche le patate siano inserite nella lista (comunitaria o nazionale che sia) dei prodotti per i quali, oltre al titolo di base, sia previsto anche il pagamento di un aiuto accoppiato.