Riprende quota il mercato del latte spot, quello venduto fuori contratto, ripristinando quella condizione di "normalità" che vede le quotazioni della provenienza italiana superare il prezzo del latte tedesco e francese.
Le rilevazioni riportate da Assolatte indicano infatti in 37,5 euro al quintale il prezzo dello spot italiano, contro i 35,5 di quello francese e i 37,25 di quello tedesco.
Il confronto con l’anno precedente è per tutte le provenienze positivo, rafforzato dalla ripresa delle attività dopo l’allentamento delle misure restrittive conseguenti alla pandemia
 


I prezzi nella Ue

I primi segnali di una ripresa dei mercati europei si erano già visti ad aprile, mese al quale si riferiscono le più recenti rilevazioni della Commissione europea, con il prezzo medio che aveva raggiunto i 35,4 euro al quintale, segnando un aumento di quasi l’uno percento rispetto al mese precedente.

Il confronto con lo stesso mese dell’anno precedente indica anche in questo caso un aumento, che giunge al 5,67%.
Che il settore non abbia però raggiunto una situazione di equilibrio lo si intuisce dall’andamento di segno differente fra i vari prodotti.
 


Meno latte in Europa…

Il recupero dei prezzi sul mercato europeo è frutto di numerosi fattori, non ultimo la flessione della produzione registrata nei primi tre mesi dell’anno.
Il confronto con l’anno precedente indica un calo dell’1,4%, che si accompagna a una flessione ancor più “robusta” del latte in polvere intero (-8,2%) e scremato (-6,1%).
Merita però attenzione l’andamento della curva di produzione, che mostra un’impennata molto più accentuata rispetto al passato.
Dovesse proseguire con la stessa intensità, assisteremmo a un incremento della produzione che non mancherebbe di riverberarsi sull’andamento del mercato.
 


…e più latte in Italia

Segnali di aumento della produzione giungono invece dalle stalle italiane.
I dati sulle consegne riportati da Assolatte mostrano un’impennata della produzione, che dopo aver rallentato in febbraio, ha compiuto un balzo avanti del 2,4% rispetto al marzo 2020.
Marzo, come evidenzia il grafico che segue, è anche il mese che segna il picco produttivo più elevato, per poi scendere durante i mesi più caldi, in ragione della caduta fisiologica della produttività delle bovine.
 

Andamento delle consegne di latte in Italia negli ultimi tre anni
(Fonte: © Assolatte)


Cresce il latte nel mondo

Ma oltre alla produzione italiana ed europea occorre rivolgere lo sguardo a cosa accade nei paesi che dominano questo mercato in qualità di più grandi produttori, come Usa, Australia e Nuova Zelanda.
Le curve di produzione si mantengono ovunque al di sopra di quelle dell’anno precedente, con un picco del 2,4% di aumento nel caso della Nuova Zelanda e dell’1,6% per gli Usa.
Importante anche il dato australiano, che sfiora l’uno percento di aumento.
L’effetto di questo andamento già si nota sui mercati mondiali, con le flessioni generalizzate nel caso dell’Oceania e la debolezza del mercato europeo e statunitense.
Una situazione da monitorare con attenzione e che dovrebbe invitare a non spingere sulla produzione.
 
 

Il mercato dei “grana”

Che sia meglio prestare attenzione all’andamento della produzione, evitando di appesantire il mercato, lo conferma l’andamento del prezzo dei principali formaggi Dop, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano.
Quest’ultimo assorbe una parte significativa della produzione di latte proveniente dal perimetro della Dop, ma in genere, è bene ricordarlo, la maggior parte del latte italiano va alla trasformazione e dal prezzo dei formaggi dipende quello del latte, in particolare quando si parla di caseifici cooperativi.
Un’occhiata all’andamento del prezzo del Grana Padano, elaborato da Ismea, mostra con evidenza l’inversione di tendenza che da inizio anno ha portato a una costante flessione del prezzo.
La media per il mese di maggio si ferma a 8,01 euro/chilogrammo, con una flessione dello 0,9% rispetto al mese precedente.
 

Prezzi medi mensili del Grana Padano
(Fonte © Ismea)


Formaggi in pausa

Il quadro d’insieme del mercato caseario predisposto da Ismea, con la sintesi dei prezzi medi dei principali formaggi a denominazione di origine, merita attenzione.
Quasi tutte le tipologie prese in esame mostra dati tendenziali positivi, ma non bisogna dimenticare che i prezzi dello scorso anno pagavano lo scotto di una crisi molto profonda.
In flessione o stabili, nella migliore delle ipotesi, i prezzi nel confronto congiunturale con il mese precedente.
Si può interpretare come un segnale di incertezza del mercato, reduce dalle conseguenze economiche della pandemia.
Una situazione di equilibrio “delicato”, che una eccessiva spinta sulla produzione potrebbe compromettere.
 

Prezzi medi mensili di alcuni fra i principali formaggi
(Fonte © Ismea)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri del latte" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.