Uno era un uomo d'affari, l'altro un chimico esperto in tinture. E forse a entrambi il mondo appariva troppo grigio per non volerlo ravvivare con qualche colore squillante. Si chiamavano il primo Friederich Bayer e il secondo Johann Friederich Weskott e a loro si deve l'invenzione dei processi di sintesi della fucsina, il colorante che dona ai tessuti il vivacissimo color fucsia. Al fine di produrla su scala industriale, il primo di agosto del 1863 i due fondarono la "Fried. Bayer et Comp.", nella città di Wuppertal-Barmen, nel land tedesco del Reno-Westfalia.

Erano anni turbolenti, quelli, con la Prussia che nel 1864 invadeva il Ducato di Schleswig, i cui territori cavalcano oggi i confini fra Germania e Danimarca, dichiarando poi guerra pure all'Austria nel 1866. Furono però anni interessanti sotto altri punti di vista. Nel 1856 erano stati scoperti i primi resti di quelli che oggi conosciamo come uomini di Neanderthal, come pure nel 1863 nacque l'Associazione dei lavoratori tedeschi.

La giovane Bayer mosse quindi i primi passi in quella fase della storia europea dove ogni progetto era possibile, fra guerre, rivoluzioni culturali e sviluppo scientifico esplosivo.

Nel 1881, mentre infuriava la prima guerra boera, Bayer divenne società per azioni, giusto un anno prima che l'Italia entrasse nella Triplice alleanza con la Germania e l'impero austro-ungarico. E così, negli anni in cui il mondo si riposizionava dal punto geopolitico e mentre perdeva un grande musicista e compositore come Wilhelm Richard Wagner e un filosofo come Karl Marx, nasceva il colosso industriale che ancora oggi domina i mercati non solo della chimica farmaceutica, ma anche dell'agricoltura.

Fino alla Prima Guerra mondiale, il business di Bayer fu incentrato sulla produzione di coloranti, ma è proprio in questa fase storica che nasce il prodotto simbolo della Casa tedesca: l'aspirina, lanciata sul mercato nel 1899. Nel 1912, invece, il quartier generale venne spostato a Leverkusen, ove esiste tutt'oggi.

Uscita malconcia dal Primo conflitto, come ogni altra industria tedesca, Bayer si rilanciò fra le due guerre unendo le forze nella I.G. Farbenindustrie AG (farben significa "colori"), nella quale confluirono numerose altre industrie chimiche tedesche, fra cui l'altro colosso germanico della chimica, ovvero BASF. Dal 1925 al 1945 tale galassia di aziende rappresentò un vera potenza nel settore della chimica europea e mondiale, inventando le sulfonamidi anti malariche (1935) e il poliuretano (1937). In quegli anni il gigante chimico-farmaceutico tedesco dovette purtroppo soggiacere anche all'ascesa del nazismo, il quale s'impossessò in breve delle poltrone dirigenziali del Gruppo. In quelle pagine buie della storia tedesca e del mondo intero, dalle fabbriche della I.G. Farbenindustrie AG uscì quindi anche lo Zyklon B, il gas con cui vennero sterminati gli ebrei nei campi di concentramento nazisti.

Dopo l'orrore bellico tornò però il sereno, anche per le industrie rase al suolo dai bombardieri delle forze alleate. Dal 1951 Bayer tornò a esistere in quanto tale, prendendo parte attivamente a quello che viene ricordato come il grande Boom economico degli anni '50 e '60. Fibre e polimeri divennero pilastri del portfolio commerciale, sospingendo verso l'alto fatturati, siti produttivi, filiali estere e personale impiegato a livello mondiale.

Con l'evoluzione sociale e culturale, negli anni '70 anche in Bayer prese vita una nuova sensibilità ambientale, la quale portò nel 1980 alla costruzione della Bayer tower biology, per il trattamento delle acque reflue aziendali. Un anno prima, a Monheim, erano iniziati i lavori per la costruzione del centro per l'agricoltura, un progetto da 800 milioni di marchi tedeschi completato nel 1988.

Risale invece al 1976 la nascita del fungicida triadimefon, lanciato sui mercati con il nome commerciale di Bayleton. Questo si affiancò a numerosi altri prodotti per l'agricoltura che nel frattempo Bayer aveva lanciato con successo, come per esempio azinphos methyl (1959 negli Usa). Questo insetticida organofosforato rappresentava un'evoluzione rispetto al "cugino" parathion methyl, risalente al 1940 quando però Bayer era ancora confusa sotto l'ombrello I.G. Farbenindustrie AG.
 

Molti Dna in un'azienda sola

Oltre allo sviluppo aziendale come singola azienda, in Bayer sono però confluite anche molte aziende che nei decenni si sono fuse, accorpate, salvo poi finire tutte a Leverkusen. Per esempio, nel 2000 Bayer acquisì Aventis, all'epoca un colosso in agricoltura praticamente delle stesse dimensioni di Bayer. Ma a sua volta Aventis era la risultante dell'acquisizione di Agrevo da parte di Rhône-Poulenc, marchio storico francese nato nel 1928 dalla fusione tra la Société chimique des usines du Rhône, fondata nel 1895, e la Poulenc Frères, del 1900. A un solo anno dalla sua nascita, nel 1999, Aventis finiva quindi in casa Bayer.
Però, nemmeno Agrevo era nata tal quale, bensì derivava dalla fusione delle due divisioni agricoltura di Hoechst e Schering, avvenuta nel 1994. In soli sei anni, quindi, di quattro aziende differenti e in concorrenza fra loro se ne era ingrandita solo una: Bayer, la quale alla fine ha fagocitato le altre tre, a loro volta accorpatesi fra loro prima dell'ingresso definitivo nel marchio tedesco.

Grazie a tali acquisizioni, in Bayer entravano e si mescolavano fra loro culture molto diverse. Per esempio, Hoechst e Schering erano molto forti nei diserbi della barbabietola e dei cereali, come pure Rhône-Poulenc, anch'essa maestra nei diserbi e, soprattutto, negli antidoti agronomici.

Ora, notizia che ormai monopolizza i media da due anni, Bayer ha acquisito anche Monsanto, il riferimento mondiale per gli ogm e per glifosate. Tale acquisizione ha però comportato l'obbligo per Bayer di cedere Nunhems, società sementiera specializzata nelle colture orticole, nata nel Limburgo olandese nel 1915 salvo divenire di Bayer nel 2002, quando a seguito di una profonda riorganizzazione aziendale le diverse divisioni dell'azienda divennero società a sé, dando vita a Bayer CropScience AG. Questa conta quindi su un catalogo impressionante di proposte per l'agricoltura, inclusa quella biologica, grazie all'acquisizione nel 2012 della californiana AgraQuest, produttrice di insetticidi e fungicidi di origine microbiologica.

Resta ora da vedere cosa succederà in Europa con glifosate, cui restano ancora quattro anni prima dell'ulteriore valutazione, come pure con le biotecnologie, da sempre osteggiate nel Vecchio Continente.
A livello globale, invece, Bayer ha dato vita a uno dei più solidi giganti della storia dell'industria dedita all'agricoltura, con un'offerta quanto mai diversificata nel settore sementiero e fitoiatrico.