Pianta originaria dell'America e portata nel mediterraneo tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600, il fico d'india (Opuntia ficus indica L.) si è diffuso rapidamente nelle aree mediterranee grazie alla sua capacità di adattamento all'ambiente arido o semi arido e oggi è divenuto una importante coltura da reddito in Sicilia rappresentando un territorio, un'economia e una cultura con origini antiche.

Attualmente i frutti a maturazione autunnale (denominati bastardoni) sono coltivati su qualche migliaio di ettari nel territorio del comune di San Cono, in provincia di Catania. Qui si ricorre all'irrigazione a goccia, tecnica in cui Irritec vanta un solido know-how.
 

Alla scoperta del fico d'india

Pochi conoscono bene questa pianta appartenente alla famiglia delle Cactacee. Come si presenta? Il fusto ha appiattiti elementi spinosi detti cladodi e - in tarda primavera - si riempie di vistosi fiori gialli. Dai fiori si sviluppano i frutti, bacche con semi scuri dispersi nella polpa e una buccia carnosa caratterizzata da un'epidermide con minute spine setolose.

Le tre varietà coltivate si differenziano per i frutti con polpa ed epicarpo di colori diversi (rosso, giallo e bianco). Sebbene la Gialla sia la più diffusa, tutte le varietà sono richieste dai consumatori più per ragioni cromatiche che organolettiche.
 
Frutti del fico d'india, maturi in autunno
Frutti del fico d'india, maturi in autunno
 

Produzione, buona con alcuni accorgimenti

Resistente al clima arido, il fico d'india non ha bisogno di molto per crescere come dimostrano le piante che si sviluppano sui dirupi in Sicilia. Viene coltivato in filari su terreni calcarei: il sesto è di 5-7 metri per gli impianti tradizionali, 4-5 metri per quelli intensivi e non deve essere troppo stretto perché la coltura necessita dell'illuminazione diretta per produrre.

Con un apparato radicale molto superficiale, richiede lavorazioni poco profonde, poco frequenti e di solito fruttifica anche senza irrigazione. Tuttavia, la mancanza di apporto idrico limita la produzione alla sola raccolta estiva che non ha nessun valore commerciale.

Per produrre i frutti autunnali destinati al mercato, un impianto da reddito deve essere sottoposto a tre interventi irrigui. È preferibile eseguire il primo circa un mese dopo la scozzolatura (diradamento dei fiori per la selezione dei bastardoni) ed intervallare i successivi dopo un mese tra luglio e agosto.

Con l'irrigazione, la produzione arriva a circa 200-250 quintali per ettaro, che salgono a 300 quintali per ettaro nelle stagioni favorevoli. La durata di un impianto specializzato è pari a trenta-trentacinque anni.
 

Microirrigazione: la scelta giusta

L'irrigazione a goccia permette di fornire una quantità di acqua adeguata al fico d'india senza sprecare la risorsa idrica, scarsa in determinate zone del mediterraneo. Irritec consiglia di utilizzare ali gocciolanti autocompensanti con gocciolatori distanti non più di un metro e portate orarie comprese tra 4 e 8 litri per punto goccia. Le ali possono essere appoggiate a terra o sospese sulla pianta fissate a sostegni o pali di tutoraggio.

A seconda delle caratteristiche dell'acqua usata, è possibile che si debbano installare filtri (di settore e generali) con una finitura di filtrazione non inferiore ai 120 mesh. Inoltre, l'impianto a goccia avrà bisogno di un iniettore venturi o un piccolo dispositivo di fertirrigazione che addizioni le sostanze minerali necessarie (in primis, il potassio) per la crescita, la fioritura e la fruttificazione.