Basta collegarsi al sito AgroSat per poter creare un proprio profilo e avere accesso ai dati che periodicamente i satelliti della costellazione Sentinel raccolgono dallo spazio. Dopo una prima fase di prova, focalizzata sulle aziende cerealicole della Capitanata, ora AgroSat è disponibile a livello nazionale e su una molteplicità di colture: oltre al grano è possibile gestire anche i campi di mais, ma anche pascoli e orticole.
"Abbiamo iniziato con i cereali perché sono una coltura a basso reddito in cui ogni euro conta. Grazie alle mappe di prescrizione per la concimazione a rateo variabile, generabili con AgroSat, è possibile ottimizzare l'impiego di fertilizzante e quindi risparmiare", spiega ad AgroNotizie Piero Toscano, ricercatore del Cnr e tra gli ideatori del progetto.
Che cosa è possibile fare collegandosi al portale di AgroSat?
"Prima di tutto è possibile georeferenziare i propri campi e avere accesso ai dati attuali e storici relativi alla vigoria della coltura. In questo modo è possibile monitorare l'appezzamento ed eseguire sopralluoghi mirati in quelle aree di campo che i dati satellitari ci dicono essere in sofferenza. Poi, come già ricordato, è possibile elaborare mappe di prescrizione".
Per la concimazione a rateo variabile?
"Esatto. Il concetto è semplice: non a tutto il campo serve la stessa dose di fertilizzante. Ci sono aree che hanno bisogno di meno apporto di nutrienti e altre invece che da sole non riuscirebbero a nutrire la coltura. Utilizzando i dati satellitari è possibile differenziare la concimazione in due-tre classi omogenee, in modo da fornire il fertilizzante in maniera variabile sulle reali necessità della coltura".
È facile elaborare queste mappe?
"Non è difficile, ma servono comunque un minimo di competenze informatiche e voglia di mettersi alla prova. L'apporto del tecnico e dell'agricoltore è poi comunque fondamentale nel calibrare la fertilizzazione. Noi offriamo solo dei dati relativi alle diverse classi di vigoria del campo, sta poi all'agricoltore decidere la dose di prodotto per area omogenea".
In altre parole il satellite 'legge' le differenze in campo, non i bisogni delle piante in termini assoluti?
"Esatto. Ad esempio il satellite potrebbe rilevare un'area di campo in sofferenza ma non ci sa dire il perché: potrebbe essere una carenza di nutrienti come un attacco fungino o un ristagno d'acqua. I sopralluoghi in campo e l'esperienza dell'agricoltore rimangono di primaria importanza".
Altre piattaforme utilizzano le mappe di produzione per generare le mappe di concimazione. C'è questa possibilità?
"Ci stiamo lavorando e il prossimo anno sarà possibile caricare i dati relativi alla produttività del campo, generati da trince o trebbie con sensori di carico, per calibrare ancora meglio la fertilizzazione".
In colture come il mais l'acqua è un elemento chiave. È possibile avere dei consigli su come gestirla?
"Su AgroSat ci sono dei modelli per il bilancio idrico del campo. Inoltre da marzo è disponibile un modulo per la gestione a rateo variabile dell'irrigazione. In altre parole l'agricoltore può conoscere i livelli di evapotraspirazione della coltura e irrigare aree specifiche prima che le piante vadano in stress".
Attualmente però l'irrigazione a rateo variabile è poco diffusa...
"È vero, ma questi dati possono ad esempio essere utili per dare delle priorità ai campi. Inizio da quelli più vicini allo stress e invece lascio per ultimi quelli in cui il contenuto idrico del sistema pianta-suolo è ancora soddisfacente".
Quali altri strumenti mettete a disposizione dell'agricoltore?
"C'è un servizio agrometeo, che permette anche a chi non ha una capannina di avere accesso ai dati meteorologici. E modelli di sviluppo fenologico, che per otto colture suggeriscono all'agricoltore lo stadio fenologico in essere in modo da poter meglio pianificare gli interventi di campo. Ci sono poi altri servizi destinati a ricercatori o partner terzi".
AgroSat è stato sviluppato in collaborazione con Barilla, come mai questa scelta?
"Perché come azienda è interessata a sviluppare strumenti che possano facilitare il lavoro degli agricoltori italiani, che alla fine forniscono la materia prima all'industria. Ultimamente Barilla ha finanziato lo sviluppo di AgroSat+, un'app per il riconoscimento automatico delle fitopatie".
Ci puoi spiegare come funziona?
"L'idea è quella di creare un'app, facile da usare, che grazie ad algoritmi di riconoscimento delle immagini sia in grado di elaborare una foto scattata in campo dall'agricoltore per riconoscere i sintomi di una malattia o identificare un insetto o una malerba. In questo modo per l'agricoltore è un po' come avere un agronomo sempre a disposizione".