I cambiamenti climatici che rendono a volte complessi la semina e l'andamento stagionale, l'autosufficienza che negli anni è diminuita fino ad arrivare al 50%, i maggiori costi necessari per investire sulle sementi, ma anche i prezzi di mercato che da diversi mesi hanno ripreso quota e le nuove tecniche agronomiche e le innovazioni per il risparmio idrico e per contrastare (anche se con qualche difficoltà) le fitopatologie. Insomma, per la patata (30-35mila ettari coltivati in Italia, erano 50mila nel 2004) il bilancio è in chiaroscuro e lo è anche ad altre latitudini, basti pensare ai ritardi nella semina che si sono verificati nell'Irlanda, dove la patata è storicamente una coltivazione simbolo del Paese.

 

A livello italiano si può forse parlare di un cauto ottimismo, ma ha ragione il presidente di Unapa (dodici associazioni in dieci regioni, 3mila soci, una produzione di patate pari a 2,5 milioni di quintali, l'equivalente all'85% delle produzioni Dop e Igp) Augusto Di Silvio, a puntare lo sguardo all'orizzonte e a parlare di rischi per il ricambio generazionale. "La situazione è complessa, i costi di gestione sono cresciuti, il tasso di autosufficienza è diminuito e la concorrenza estera si fa sentire, non soltanto dal Centro e Nord Europa, ma anche dal Nord Africa. Se il settore - afferma Di Silvio - non vede prospettive di sviluppo (i costi di produzione ormai si aggirano sui 10-12mila euro all'ettaro), le imprese cambiano orientamento colturale oppure chiudono, ma se oggi perdiamo produttori il danno non è solo per il presente, ma anche per il futuro. Perché il ricambio generazionale è un passaggio a un giovane da un'azienda familiare attiva, se l'azienda chiude è molto difficile che subentri qualcun altro per rilevarla".

 

A una manciata di giorni dalla Giornata Mondiale che la Fao ha dedicato alla patata, con una produzione mondiale che si aggira sui 3,75 miliardi di quintali, il settore italiano si interroga, a partire dalla difficoltà di approvvigionamento del seme, con una corsa all'accaparramento del tubero seme che ha coinvolto un'area più ampia. "Il costo del seme è aumentato del 25-30% e in alcuni casi anche del 50% a causa di una minore produzione" afferma Augusto Di Silvio. "I principali fornitori sono i Paesi Bassi, il Belgio, la Germania e la Francia, ma negli ultimi anni sono cresciuti i pretendenti, per così dire, in quanto sta aumentando la richiesta dal Nord Africa, in particolare dall'Egitto, dal Marocco, in parte da Israele".

 

Le ragioni sono riconducibili al fatto che i Paesi del Nord Africa stanno spingendo sulla patata per il consumo umano, erodendo qualche percentuale sull'impiego dei cereali sia per questioni di natura nutrizionale che per le tensioni che potrebbero innescarsi sui prezzi dei cereali in futuro. L'aumento produttivo del bacino nordafricano ha incentivato anche le esportazioni verso l'Unione Europea e l'Italia, con l'import dall'Egitto nei primi due mesi del 2024 che è triplicato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi da Coldiretti.

 

L'importazione dall'estero - e l'Italia nel 2023 ha ritirato da oltre confine 791 milioni di chili di patate straniere (+39% sull'anno precedente), oltre a 288 milioni di chili congelate, 74 milioni di chili cotte e congelate e 10 milioni di chili di patatine già pronte (Fonte: Coldiretti) - apre il fianco al principio di reciprocità e al rispetto delle regole europee, per evitare la concorrenza sleale. "L'Unione Europea - dichiara il presidente di Unapa Di Silvio - dovrebbe chiedere il rispetto delle medesime regole e mettere dei paletti all'import da Paesi extra Ue, perché i nostri produttori devono rispettare regole particolarmente restrittive".

 

Cambiamenti climatici, servono investimenti per contrastarli

Anche i cambiamenti climatici impensieriscono gli operatori. "Nel 2023 i campi di patate in Emilia Romagna vennero devastati dall'alluvione, così come altre zone per la produzione di qualità subìrono gli effetti dell'eccesso di pioggia o della siccità, dalla Sila al lago di Bolsena, fino al Nord Italia. E anche quest'anno - prosegue Di Silvio - non siamo esenti dai fenomeni meteoclimatici avversi".

 

Il mondo agricolo cerca di contrastarne il più possibile gli effetti, consapevole che sono necessari investimenti in più direzioni. "Gli agricoltori rispondono ai cambiamenti climatici attraverso la semina anticipata o posticipata, attraverso metodi di irrigazione non a pioggia, ma con manichetta. Siamo consapevoli che sia necessario governare la transizione verso nuove metodologie, sostenendo ricerca e sviluppo, per fronteggiare non solo la tropicalizzazione del clima, ma anche le incertezze sul piano fitosanitario".

 

Malattie quali la peronospora o l'elateride (un piccolo insetto conosciuto come "ferretto") potrebbero diffondersi e diventare un problema di ampia portata sul territorio europeo. "Stiamo lavorando sul fronte della ricerca genetica - annuncia Augusto Di Silvio - grazie a una partnership fra Unapa e il mondo francese, così come nella stessa Olanda si sta lavorando per arrivare ad avere varietà resistenti ad alcune patologie. Si sta inoltre operando per migliorare la conservabilità delle patate e per ridurre il germogliamento. Si stanno compiendo passi avanti, anche se nel frattempo perdiamo aziende".