Nata come momento di condivisione, di riscoperta, per toccare con mano il lavoro delle aziende vitivinicole la vendemmia turistica è ora regolamentata a livello nazionale. Il 12 luglio scorso è stato infatti siglato un protocollo di intesa per regolamentare le molte iniziative locali del settore in espansione, tutelando operatori e visitatori con norme certe e uniformi, che rischiano però di scoraggiare questa attività perché molto complesse. Questo il tema del webinar "Vendemmia turistica, nuove direttive dal 12 luglio" di Upa Siena organizzato nell'ambito della rubrica "Nel campo dell'attualità" lo scorso 2 agosto che è possibile rivedere online.

 

Che cos'è la vendemmia turistica

Per vendemmia turistica si intende soltanto l'attività di raccolta dell'uva non retribuita di breve durata, una tantum, circoscritta in appositi spazi. È quella svolta da turisti ed è correlata preferibilmente al soggiorno in strutture ricettive, e alla visita e degustazione delle cantine. Un'esperienza culturale ricreativa quindi che permette di scoprire le aziende vitivinicole e di vedere dove tutto ha inizio, raccogliendo i grappoli dalla vite.

 

Vendemmia turistica e vendemmia ordinaria: vicine ma distinte

Ben diversa dalla vendemmia ordinaria, che è un momento dirimente per ottenere un prodotto sublime, la vendemmia turistica non è considerabile rapporto di lavoro ed è svolta totalmente a titolo gratuito.

 

L'antico rito della coltivazione della vite assume oggi una nuova dimensione. Gli appassionati e i curiosi hanno la possibilità di immergersi nelle tradizioni viticole che si perdono nella notte dei tempi, un'altra prova provata della dinamicità del concetto di agricoltura grazie alla condivisione, la possibilità di far vivere agli altri quei momenti di simbiosi con le produzioni e con il vivere quotidiano in azienda. Il coraggio di investire e di immaginare qualcosa di nuovo dal sapore autentico. Ma ovviamente servono le norme: non ridondanti, non fini a se stesse, occorrono quelle sufficienti affinché si possa operare in sicurezza e tranquillità.

 

Oggi, normativamente parlando dal 12 luglio 2023, c'è qualche certezza in più, anche se alcune indicazioni non convincono: le regole devono adeguarsi al cambiare delle stagioni e delle abitudini. In passato era un lavoro anche e soprattutto per gli studenti mentre oggi, come detto, è divertimento e svago.
 
I relatori sono entrati nel merito delle opportunità e delle problematiche connesse, di seguito qualche stralcio dal webinar.

 

Analisi della definizione

Assieme all'avvocato Marco Giuri, esperto di Diritto Vitivinicolo e Enoturismo, si sono tracciate le linee della vendemmia turistica, considerando sia le opportunità che le difficoltà nell'inquadrare con le norme questo cambiamento.

 

"Si viene da una situazione in cui le aziende che volevano fare la vendemmia turistica si trovavano in difficoltà perché l'Ispettorato del Lavoro contestava la mancanza di un contratto" ha spiegato l'avvocato, riportando poi il caso del Tribunale di Siena che ha dato ragione alle aziende.

 

"La vendemmia turistica è ora regolamentata da linee guida che per la prima volta a livello nazionale ci danno delle indicazioni unitarie" specificando che in passato c'erano già state iniziative territoriali, in particolare la Provincia di Asti aveva fatto delle linee guida nel 2020 e poi il Friuli Venezia Giulia nel 2022.

 

La definizione di vendemmia turistica, come ha spiegato l'avvocato Giuri, è una molto restrittiva: la vendemmia turistica è solo l'attività di raccolta dell'uva, quindi altre attività connesse, come la pigiatura dell'uva o la visita agli strumenti, non rientrano nella vendemmia turistica.

"Si tratta solo della raccolta dell'uva, non retribuita, sporadica, limitata nel tempo e limitata anche in un'area ben definita del vigneto: la normativa prevede che l'azienda definisca con dei cartelli il vigneto per la vendemmia turistica per differenziarlo dalla parte per la vendemmia professionale. Lo scopo è non creare interferenze tra quelli che sono vendemmiatori turisti da quelli che sono i vendemmiatori professionali".

 

"C'è però un tema delicato: la norma prevede che si può fare la mattina o il pomeriggio, in un arco di tempo limitato e definito ma per non più di due volte la settimana. Questo è per me un difetto di queste linee guida" ha detto Giuri considerando che il periodo vendemmiale è limitato.

 

Il vantaggio che le linee guida apportano alla vendemmia turistica è che ora si può organizzare e vendere come un prodotto enoturistico a parte.

 

"Come detto l'area vendemmiale deve essere identificata e si ha l'obbligo di comunicare al Suap, Sportello Unico per le Attività Produttive, del Comune in cui si trova l'azienda una serie di comunicazioni" ha detto Giuri lanciando la proposta di creare un registro interno all'azienda.

 

Il referente aziendale e il tutor di vendemmia

Tra le cose da comunicare ci sono anche i nomi delle nuove figure obbligatorie per legge: "il referente aziendale (soggetto interno) o il tutor di vendemmia (soggetto esterno), figure molto importanti che dovranno controllare che la vendemmia si svolga in modo corretto e che dovranno guidare i vendemmiatori turisti nello svolgimento della vendemmia" ha detto Giuri spiegando che un referente aziendale o un tutor di vendemmia non può accompagnare più di otto turisti.

 

Consulta le slide del webinar in questa pagina


Linee guida troppo complesse?

Tania Pagano, Area Politiche del Lavoro, Welfare e Sicurezza sul Lavoro di Confagricoltura, nella premessa al suo intervento ha fatto notare il mancato coinvolgimento delle associazioni di categoria, che non hanno potuto portare la loro esperienza nella stesura di queste linee guida. "Ci riserviamo e anzi abbiamo già fatto informalmente richiesta di discuterne con l'ispettorato per verificare se è possibile intervenire anche nel merito dei contenuti".

 

Aspetti positivi e criticità

Pagano ha poi evidenziato quali sono gli aspetti più importanti che emergono dalle linee guida: il chiarimento che non si tratta di rapporti di lavoro subordinato e il chiarimento che riguarda invece la non promiscuità delle attività di vendemmia turistica rispetto a quella svolta dai dipendenti delle aziende. Così si dovrebbero evitare episodi paradossali successi in passato.

 

Diverse sono le criticità riscontrate: il limite di due volte la settimana quando la vendemmia si svolge un periodo molto stretto e la comunicazione allo sportello del Comune di un numero elevato di dati e nel periodo molto impegnativo della vendemmia. "Chiedere tutti questi dati non avrebbe senso dal nostro punto di vista, anche perché qui parliamo di un rapporto commerciale con dei clienti dell'azienda in cui sicuramente ci sono già dei documenti che certificano che si tratta appunto di un rapporto commerciale".

 

Inoltre evidenzia Pagano: "Quando si fa riferimento all'osservanza delle discipline locali non si capisce bene cosa si intenda e si perde anche un po' il senso dell'uniformità che con questo protocollo si voleva dare". Ci sono quindi molti elementi su cui varrebbe la pena tornare: "noi sicuramente proveremo ad allargare le maglie perché il fenomeno è sicuramente molto interessante e in crescita, però va ricondotto in regole più sostenibili e un po' più flessibili".

 

La sicurezza: tre aspetti fondamentali

Condivide queste perplessità anche Daniele Borri, esperto di Sicurezza sui Luoghi di Lavoro, che ha spiegato poi che sono tre gli aspetti fondamentali che devono essere valutati nell'attività della vendemmia turistica.

"Chi viene a fare la vendemmia non è un lavoratore ma deve essere informato dei rischi che sono presenti in vendemmia. Questa formazione può essere fatta in vari modi, veramente l'accordo non dice come ma andando per analogia anche in altre situazioni che riguardano più specificatamente il mondo del lavoro la formazione può essere fatta con una consegna di materiale scritto oppure con dei video in elearning o similari".

 

Le persone devono avere un abbigliamento adeguato, "devono essere abbigliati in maniera confacente all'attività che andranno a fare, quindi dovranno avere sicuramente un copricapo, dei guanti e scarpe adatte al terreno agricolo. Una cosa va specificata: l'azienda non è tenuta a fornire questo materiale ma è tenuta ad informare appunto il vendemmiatore turista di presentarsi a questo evento adeguatamente abbigliato, compreso appunto anche un vestiario che sia coprente il più possibile compatibilmente con le condizioni climatiche". Anche per le attrezzature: "Si parla di una forbice per cui anche in questo caso l'azienda potrà scegliere se fornirla o se richiedere al turista di portarla da casa".

 

Per quanto riguarda l'aspetto della problematica sanitaria generale infine, "anche se l'accordo non lo dice, l'esperienza ci insegna che sarebbe opportuno informare nel momento dell'iscrizione all'evento il turista, questo dovrà dire all'azienda se ci sono delle problematiche, per esempio rispetto alle punture da vespe o da api o da altri insetti che possono essere presenti nel terreno e che devono comportare un'attenzione adeguata da parte dell'azienda e del tutor aziendale per poter fronteggiare la situazione".

 

Sia i referenti aziendali o i tutor di vendemmia che i turisti impegnati nella vendemmia turistica dovranno indossare obbligatoriamente un cartellino identificativo o un braccialetto identificativo rispettivamente con la scritta "tutor" e "vendemmiatore turista". 
"Dovranno essere assolutamente evitate le cosiddette interferenze tra i vendemmiatori turisti e chi vendemmia professionalmente quindi i vigneti dovranno essere ben separati uno dall'altro e le aree di lavoro ben separate per evitare appunto problematiche connesse soprattutto all'utilizzo dei trattori, rimorchi e mezzi che possono circolare".

 

Questi sono solo alcuni estratti del webinar che è possibile rivedere online sul canale YouTube di Upa Siena


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