È giunta alla fase conclusiva la terza edizione del Premio FIlippo Re. Ambiente, Economia, Società, Territorio, organizzato in collaborazione tra Accademia Nazionale di Agricoltura e Image Line e sponsorizzato da Ilsa.
Lo scorso martedì 5 aprile a Bologna sono stati infatti presentati i tre studi finalisti. L'incontro si è tenuto nella Sala del Cubiculum Artistarum di Palazzo dell'Archiginnasio, ed è stato aperto dal professor Giorgio Cantelli Forti, presidente dell'Accademia Nazionale di Agricoltura, a cui è seguito il saluto di Paolo Girelli, presidente di Ilsa, mentre le conclusioni sono state affidate a Cristiano Spadoni, Business Strategy manager Image Line. L'evento è stato moderato dal professor Gianpietro Venturi, presidente della Commissione valutatrice del premio.
Appuntamento l'11 aprile 2022 per la premiazione del vincitore in occasione dell'Inaugurazione del 215esimo Anno Accademico dell'Accademia Nazionale dell'Agricoltura.
I tre studi finalisti
La terza edizione del riconoscimento vede in finale gli studi di Elisa Appolloni, Roberto De Vivo e Martina Mazzon.
Elisa Appolloni, phd al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell'Università degli Studi di Bologna, nello studio "The global rise of urban rooftop agriculture: a review of worldwide cases" espone una panoramica di casi di agricoltura urbana.
Oltre ad analizzare e a confrontare i casi, l'articolo identifica i punti deboli, le opportunità e il potenziale dell'agricoltura urbana. I risultati ottenuti hanno permesso di stilare alcune osservazioni e linee guida. I dati raccolti, relativi a sostenibilità ambientale, gestione agronomica, impatto economico e sociale, sono stati valutati e sintetizzati con un approccio meta analitico, descrittivo e multidisciplinare, ed è stata messa a disposizione una mappa online dei casi individuati.
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Roberto De Vivo, phd al Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell'Università di Napoli Federico II, presenterà lo studio "Influence of carbon fixation on the migration of greenhouse gas emission from livestock activities in Italy and the achievement of carbon neutrality".
Secondo i dati elaborati nello studio emerge che, in Italia, la CO2 fissata e sottratta dall'atmosfera dalle foraggere coltivate e importate per nutrire gli animali d'allevamento neutralizza la somma di CO2eq emessa per le lavorazioni agricole, le fermentazioni ruminali e la gestione del letame. L'attività zootecnica, senza tener conto del trasporto e della lavorazione secondaria di latte, carne, eccetera, secondo l'analisi, può essere considerata equilibrata e quindi la sua influenza andrebbe corretta nella valutazione delle emissioni di gas serra.
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Martina Mazzon, ricercatrice al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell'Università degli Studi di Bologna, illustrerà lo studio "Conventional versus organic management: application of simple and complex indexes to assess soil quality", in cui vengono confrontate tre diverse gestioni agronomiche, due biologiche e una convenzionale, con l'utilizzo di più indici biochimici come strumento di valutazione.
Lo studio aveva come scopo capire se ci sono differenze nella qualità del suolo tra le differenti strategie; nello specifico, la coltura presa in esame è stata il pomodoro. Da quanto emerso, entrambe le gestioni biologiche considerate hanno migliorato la qualità del suolo rispetto alla gestione convenzionale, e nella gestione biologica è possibile optare per strategie diverse che potenzialmente possono influenzare i processi biochimici che avvengono nel suolo in modo diverso.
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Fonte: AgroNotizie