Il mantra di cui sentiremo parlare sempre più spesso sarà Akis (Agricultural knowledge and innovation system o in italiano Sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura). L'Akis non è una agenzia, né un soggetto ben definito, quanto una entità astratta. Una 'comunità della conoscenza'.
Il Sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura è, secondo l'Ocse, "un insieme di organizzazioni e/o persone, compresi i collegamenti e le interazioni fra loro, che operano nella generazione, trasformazione, trasmissione, archiviazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo di conoscenze e informazioni, con l'obiettivo di lavorare in modo sinergico per supportare il processo decisionale, la risoluzione dei problemi e l'innovazione in agricoltura".
Conoscenza fa rima con consulenza
Insomma, per Bruxelles se si vuole avere una agricoltura sostenibile (dal punto di vista economico, ambientale e sociale) non si può prescindere dal renderla più innovativa. E il consulente è individuato come quel soggetto che fa da ponte tra mondo della ricerca e della conoscenza e aziende agricole.E proprio per indagare il ruolo del consulente nell'ambito dell'Akis, la Rete rurale nazionale ha organizzato un webinar dal titolo "Diffusione della conoscenza e adozione dell'innovazione: il ruolo della consulenza".
A fare il punto ci hanno pensato Anna Vagnozzi e Mara Lai del Crea Politiche e bioeconomia. In particolare Vagnozzi ha elencato le attività del consulente, che come riportato nella slide qui sotto non riguardano solo l'assistenza tecnica, ma anche l'accompagnamento dell'impresa in un percorso di gestione finanziaria, nella comunicazione e nel marketing, nella gestione dei dati e nella partecipazione ad interventi di sviluppo collettivi (come i Gruppi operativi del Pei-Agri).
L'importanza del ruolo della consulenza è riconosciuto dal legislatore e supportato ad esempio attraverso i Psr. Ma la consulenza non si deve ridurre ad un mero trasferimento tecnologico, quanto all'individuazione di soluzioni a problemi concreti e alla valorizzazione di opportunità. Un percorso che deve essere 'tailor made', calato cioè sulle reali esigenze e possibilità delle imprese agricole, forestali o di trasformazione.
E proprio perché l'Akis è inteso come ecosistema, in cui le relazioni hanno un valore importante, anche il consulente deve possedere, oltre a solide basi tecniche, anche la capacità di dialogare tra più soggetti, di fare rete e di svolgere un ruolo di intermediazione rispetto ad enti locali, strutture scientifiche e altre imprese.
Un ruolo importante a riguardo lo avranno gli innovation broker, i cosiddetti facilitatori dell'innovazione. Ma attenzione, come ricordato da Vagnozzi il consulente tecnico può essere un IB, ma l'IB può anche non essere un tecnico in campo agricolo. Nel senso che l'innovation broker ha come compito quello di comprendere i bisogni delle aziende, costruire reti di stakeholder e gestire i processi innovativi. Competenze che vanno dunque oltre a quelle agronomiche.
Il dibattito sul ruolo dei consulenti nell'ambito dell'Akis è aperto e da qui al 2023 dovranno essere definiti meglio i ruoli e le competenze. Ma quello che è emerso dalla discussione è che occorre incentivare la creazione di gruppi di consulenti, esperti su materie differenti ma contingenti, in grado di rispondere in maniera completa ai bisogni delle imprese.
Inoltre sarebbe necessario formare i consulenti per fornire soft skills, oltre a conoscenze tecniche solide. Infine sarebbe utile creare degli 'uffici di backoffice', delle banche dati dove i consulenti possano trovare dati su prove sperimentali, dimostrative, collaudi, etc.
Il consulente nel futuro quadro legislativo
Come ricordato da Mara Lai la consulenza avrà un ruolo ancora più centrale nella futura Pac, anche se le caratteristiche della stessa sono ancora oggetto di dibattito. Un punto importante riguarda ad esempio la formazione e il rafforzamento delle competenze digitali e delle soft skills, intese ad esempio come la capacità di facilitare la cooperazione tra soggetti diversi e l'adozione di innovazioni. D'altronde un bravo tecnico può non essere un bravo consulente, come ricordato da Stefano Barbieri di Veneto agricoltura.Il digitale avrà un ruolo centrale nell'Akis. Non solo perché il consulente dovrà essere in grado di guidare l'agricoltore verso la digitalizzazione dell'impresa, ma anche perché digitali saranno probabilmente alcuni servizi per facilitare l'innovazione. Ad esempio banche dati per trovare il consulente più adatto alle proprie esigenze, avere accesso a informazioni e dati, nonché, come la pandemia ci ha insegnato, fare consulenza 'da remoto'.
Akis, un'opportunità per crescere
Il nuovo paradigma della conoscenza e dell'innovazione dell'Akis pone grandi sfide ma rappresenta una opportunità interessante per chi saprà coglierla. L'Unione europea dovrebbe stanziare risorse ingenti per far crescere l'Akis e dunque per i tecnici si aprono prospettive interessanti. Tecnici che non devono per forza essere agronomi, agrotecnici o periti agrari, ma anche ad esempio esperti di digitale.Ma perché questa piccola rivoluzione abbia successo serve una governance dell'Akis che rivoluzioni l'approccio alla conoscenza. Secondo Stefano Ciliberti, professore all'Università di Perugia, occorre focalizzarsi sui bisogni delle imprese e sostenere la formazione e l'aggregazione di consulenti per fornire servizi migliori.