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Puglia, poche piogge e reti colabrodo
Si svuotano progressivamente gli invasi in Puglia, con un pericoloso effetto in prospettiva nel periodo estivo, e dove la disponibilità di acqua negli invasi risulta addirittura dimezzata in 12 mesi con circa 141,6 milioni di metri cubi, contro i 279,7 di un anno fa, secondo un’analisi di AgroNotizie sulla base dei dati del solo Consorzio per la bonifica della Capitanata. Dove il 28 febbraio 2020 mancano 138,1 milioni di metri cubi d’acqua nei quattro invasi della provincia di Foggia relativi ai due comprensori irrigui del Fortore e dell’Osento, rispetto allo stesso giorno dell’anno scorso.“La diminuzione è stata costante, mitigata solo parzialmente dalle sporadiche piogge torrenziali che hanno un effetto disastroso sui campi" sottolinea Coldiretti Puglia.
In Puglia l'acqua è preziosa, e costa molto, perché spesso arriva da lontano. Secondo dati del Distretto idrografico dell'Appennino meridionale, il fabbisogno idrico totale pugliese è coperto da ben 594,26 milioni di metri cubi d'acqua all'anno provenienti da tre regioni: Molise (106,50 milioni di metri cubi), Campania (217,4 milioni di metri cubi) e Basilicata (270,28 milioni di metri cubi). E il comparto irriguo pugliese ha un prelievo annuo che si aggira da solo dai 200 ai 230 milioni di metri cubi, in media quanto importato ogni anno in totale dalla Campania.
“La sostanziale assenza di piogge è aggravata – denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia - dalle reti colabrodo che fanno perdere 1 litro di acqua su 2. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull'uso corretto dell'acqua e un piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano tutta l'acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n'è poca".
“Le aree pugliesi esposte al rischio desertificazione sono pari al 57% - aggiunge Muraglia – e il conto pagato dall’agricoltura, soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato”. E in questa regione, al momento, come già denunciato da Confagricoltura, sono a rischio soprattutto le colture non irrigue: come il grano duro, che attende pioggia da oltre 60 giorni, acqua senza la quale si potrebbe pervenire a ingenti perdite sui raccolti.
Numeri alla mano: se non dovesse piovere abbondantemente in primavera tutte le colture sarebbero compromesse.
Basilicata, vertice per razionalizzare l’uso delle risorse
Sono in campo diverse soluzioni per assicurare l’erogazione dell’acqua agli agricoltori e fronteggiare il lungo periodo di siccità. Sono 24mila, secondo i dati della passata stagione, gli ettari messi a coltura, di cui 15mila quelli ad arboree. Allo stato attuale qualche preoccupazione è destata dalla diga del Pertusillo e da quella di Monte Cotugno, ma sono state già attivate iniziative per limitare eventuali disagi.Nel complesso, manca all'appello un terzo dell'acqua presente lo scorso anno nei bacini lucani. E' quanto è emerso in un recente incontro tecnico operativo tra l’assessore regionale alle Politiche agricole e forestali della Basilicata, Francesco Fanelli, l’amministratore unico del Consorzio di bonifica della Basilicata, Giuseppe Musacchio, e i rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole. Assente al tavolo di monitoraggio permanente sulla crisi idrica, istituito presso il Dipartimento, l’Ente per l'irrigazione della Puglia, Lucania ed Iripinia.
Durante l’incontro il commissario del Consorzio di bonifica ha illustrato le iniziative già attuate. A breve sarà attivo un sistema informatizzato per la segnalazione degli scoppi e delle perdite da parte di consorziati e privati cittadini tramite una app in modo da intervenire prontamente riducendo i tempi per la chiusura dei tratti di rete interessati dalla rottura e conseguentemente quelli per la manutenzione. La segnalazione agli utenti interessati scatterà tramite Telegram e verrà notificato un messaggio con i tempi stimati per il ripristino. Il sistema permetterà di ridurre le perdite stimate che si aggirano nella misura del trenta per cento.
Sardegna, assegnati 450 milioni di metri cubi d’acqua all’irrigazione
“Un intervento che consente al mondo agricolo di programmare per tempo la campagna irrigua 2020 dando così una risposta concreta e celere che va incontro alle esigenze di un comparto nevralgico dell’economia sarda, l’agricoltura”. Così il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas commenta l’approvazione, da parte del Comitato istituzionale dell’autorità di bacino, dei quantitativi dei volumi idrici per l’annualità 2020, destinati al comparto irriguo gestito dai Consorzi di bonifica.La pre-assegnazione dei volumi idrici al comparto irriguo, è stata effettuata sulla base delle risorse idriche accumulate negli invasi della Sardegna al 15 febbraio 2020, il cui valore ammonta a poco più di un miliardo e 500 milioni di metri cubi. Lo stato delle riserve idriche ha consentito di pre-assegnare, per l’annualità in corso, un volume complessivo pari a circa 450 milioni di metri cubi, capace di soddisfare la domanda irrigua di tutti i Consorzi di bonifica. Un'assegnazione preziosa e necessaria, visto che è già iniziata l'irrigazione di soccorso su tutta l'isola.
“Abbiamo assegnato le risorse - in un contesto di cambiamento climatico, nel quale la gestione accurata dell’acqua in agricoltura è fondamentale per garantire sostenibilità e assicurare competitività a un comparto nevralgico per la nostra economia”, dice l’assessore regionale dei Lavori pubblici, Roberto Frongia, che presiede il Comitato.
“Efficientare la gestione dell’acqua, non solo per il comparto irriguo, e rifornire in maniera ottimale i territori è la risposta concreta che devono dare tutti i soggetti preposti al governo dell’acqua in Sardegna - Autorità di bacino, Enas, Egas, Abbanoa - ognuno per i propri compiti”, ha concluso l’assessore.
Come accade ogni anno, l’assegnazione definitiva delle risorse idriche al comparto irriguo, a quello potabile e industriale, verrà stabilita dal Comitato dell’Autorità di bacino con specifica deliberazione del Comitato istituzionale entro la metà del mese di maggio 2020 quando gli invasi dell’Isola avranno accumulato anche i deflussi tardo invernali e di inizio primavera.