La stima arriva è del responsabile del Servizio per il coordinamento delle attività della fauna selvatica dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) Piero Genovesi in una recente audizione in Commissione Agricoltura alla Camera, dove è stato ascoltato sulla diffusione della cimice asiatica.
"Questa cimice esotica è arrivata accidentalmente - ha osservato Genovesi - parliamo di specie portate dall'uomo, non è un fenomeno naturale. La cimice asiatica arrivata in Italia, descritta nel 2012, è presente in quasi tutte le regioni italiane. Provoca danni all'agricoltura e problemi per l'uomo, perché si rifugia nelle case nel periodo invernale. E' una specie polifaga, mangia di tutto, per cui gli impatti riguardano molte colture; quello più serio è sui frutteti: nel comparto di Modena e Reggio Emilia molti agricoltori stanno cessando le attività".
Tra le altre cose - ha spiegato l'esperto dell'Ispra - "la presenza della cimice asiatica pone serie preoccupazioni anche in campo ambientale perché l'agricoltura, che soprattutto in Emilia Romagna ma un po' in tutta Italia stava andando verso pratiche sempre più integrate a basso impatto, ha dovuto modificare le attività di contrasto".
I danni causati dalla cimice asiatica sono rilevanti ed estesi a produzioni agricole molto diversificate. Il principale impatto è sulla produzione frutticola, ma anche sui noccioleti; ad esempio in Piemonte nel 2017 sono state registrate perdite del 90% della coltivazione di nocciole. Secondo i dati del Centro servizi ortofrutticoli, per il 2019 sono state stimate perdite complessive in Nord Italia superiori ai 250 milioni di euro, che potrebbero aver raggiunto i 350 milioni di euro. I danni si stanno estendendo anche al Centro Italia ed è prevedibile una progressiva crescita degli impatti economici conseguente all'espansione della cimice asiatica anche alle regioni del Sud.
Le soluzioni sono ancora in attesa di un via libera però. Le sperimentazioni per contenere i danni, "per ora con risultati molto contenuti. Uno degli strumenti efficaci di contrasto alla cimice asiatica è rappresentato da un agente di controllo, un antagonista anch'esso esotico, la cosiddetta vespa samurai". Ma per una norma del 2003 - ha ricordato Genovesi - che aveva introdotto un divieto senza possibilità di deroga di introduzione in natura di specie esotiche, non si possono utilizzare agenti di controllo biologici.
"Va detto che è uno strumento che va usato con cautela - ha fatto presente - ma un utilizzo attento, basato su corrette sperimentazioni e analisi rigorose dei rischi, può a nostro parere permettere il ricorso a questi agenti di controllo biologico in modo sicuro". Ora a luglio è stata introdotta una possibilità di deroga a questo divieto. "L'Ispra - ha osservato Genovesi - è in costante contatto con il ministero dell'Ambiente che, per renderlo realmente applicativo, deve pubblicare un decreto ministeriale contenente i criteri. Noi stiamo fornendo elementi perché vengano inseriti in questo decreto ministeriale criteri tecnici per la valutazione delle possibili deroghe in campo di controllo biologico. Sostanzialmente '’impressione è che il testo sia stato scritto pensando specificamente a queste problematiche, che richiedono soluzioni efficaci".
La cimice asiatica è stata osservata per la prima volta nel 2012 in Emilia Romagna, poi segnalata in tutte le regioni italiane; l'insetto proviene dalla Cina, dal Giappone, dalla Corea e da Taiwan. Si alimenta su molte piante, incluse quelle di interesse agricolo e arboreo. Anche in Italia la specie, in breve tempo dall'arrivo, ha causato forti impatti nei frutteti inizialmente in Emilia Romagna, progressivamente in tutto il Nord Italia, e più recentemente nel centro del paese.
La cimice asiatica ha un elevato potenziale demografico e in Italia mostra due cicli riproduttivi completi per singola annualità; produce oltre duecento uova per femmina (numero molto superiore ad altri contesti di presenza) e ha un tempo di sviluppo degli adulti più rapido che in altri paesi. Tempo di sviluppo, fertilità e mortalità sono strettamente correlati con le condizioni climatiche e negli anni caratterizzati da condizioni particolarmente favorevoli, le popolazioni della specie possono quindi mostrare esplosioni demografiche.
In generale questo fenomeno si collega alle invasioni biologiche, ovvero al trasporto operato dall'uomo (accidentalmente o intenzionalmente) di specie al di fuori del loro areale naturale. Tale fenomeno è in forte crescita in tutto il mondo, con tassi di incremento stimati in oltre il 75% in trenta anni e ancora superiori per il nostro paese (96% in trenta anni). I dati scientifici disponibili indicano che le specie esotiche invasive causano oltre 12 miliardi di euro di danni all'anno in Europa e potranno determinare in futuro perdite all'agricoltura mondiale per oltre 540 miliardi di dollari all'anno.