"Our biodiversity, our food, our health". E' questo il tema della Giornata mondiale della biodiversità 2019, che si celebra oggi, 22 maggio, per sottolineare la stretta interdipendenza esistente tra la biodiversità, i sistemi alimentari e la salute umana. La giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite per celebrare l'adozione della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd): il trattato internazionale, entrato in vigore dal 1993, ha 196 parti firmatarie e come obiettivo quello di contrastare ogni minaccia per la biodiversità e i servizi ecosistemici, comprese quelle derivanti dal cambiamento climatico, con valutazioni scientifiche, lo sviluppo di strumenti, incentivi e processi innovativi, il trasferimento di tecnologie e buone pratiche, coinvolgendo tutti i soggetti interessati.

"La biodiversità è una condizione imprescindibile per il nostro benessere – ha sottolineato Cristiana Pasca Palmer, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica – E' alla base dei sistemi alimentari e della nostra salute. Non possiamo permetterci di trascurare la nostra dipendenza dalla natura e dare per scontata l'abbondanza dei suoi frutti".

Tra i partner Convenzione sulla diversità biologica vi è Slow Food. "La biodiversità dei microrganismi, delle specie animali e vegetali, degli ecosistemi, dei saperi tradizionali, è la nostra garanzia per il futuro perché consente l'adattamento ai cambiamenti climatici e garantisce il benessere delle comunità locali - ha sottolineato Carlo Petrini, presidente di Slow Food-. Per questa giornata mondiale, Slow Food chiede ai governi di adottare misure incisive a favore di un modello agroalimentare sostenibile, che rispetti la salute umana e quella ambientale. Agli agricoltori e ai produttori di cibo chiede di impegnarsi per promuoverlo e applicarlo e ai consumatori di sostenerlo con le loro scelte alimentari quotidiane".
 
Anche se l'offerta commerciale è sempre più diversificata, i prodotti che i consumatori acquistano e mangiano sono sempre più omogenei, si legge nella nota di Slow Food che prosegue: "La semplificazione, ben più che la diversificazione, è la colonna portante del sistema di produzione alimentare globale e questo è un rischio, sia per la conservazione della biodiversità che per la tutela della salute umana".

Negli ultimi 100 anni più del 90% delle varietà vegetali sono scomparse dai suoli coltivati, così come la metà delle specie animali domestiche, riporta l'associazione nella nota, aggiungendo: "Lo sfruttamento ittico delle 17 principali zone di pesca del globo attualmente tocca o supera i limiti di sostenibilità e numerose specie ittiche sono vicine alla scomparsa o si sono già estinte. La perdita di copertura forestale, zone umide costiere e altri ambienti selvatici incolti, il degrado dei suoli, la distruzione di ambienti marini e terrestri e la diffusione di specie invasive accentuano l'erosione genetica dell'agrobiodiversità, causata dalla sostituzione delle varietà locali con specie o varietà 'migliorate'. L'impatto di questa globale omogeneizzazione sugli individui e le comunità è impressionante. I sistemi di produzione alimentare locali, con i relativi patrimoni di conoscenze e saperi indigeni tradizionali, così come le diverse culture e competenze dei coltivatori e coltivatrici di piccola scala, sono seriamente a rischio".
 
Anche la salute umana potrebbe risentirne perché, scrive Slow Food, "L'abbandono di diversi tipi di dieta è direttamente legato a malattie non trasmissibili come il diabete e l'obesità e ha un impatto diretto sulla disponibilità di alimenti sani e medicine tradizionali".

"La promozione dell'agrobiodiversità e di produzioni alimentari autoctone, stagionali e diversificate è una misura concreta che - conclude l'associazione -, se assunta dai governi, dai coltivatori e dai consumatori, è in grado di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici, migliorare la qualità dei cibi e della salute e incrementare la sicurezza alimentare".