La perdita di biodiversità in campo e di fertilità nel suolo sono oggi solo alcune delle principali  sfide che l'agricoltura moderna deve imparare ad affrontare se vuole continuare a produrre tanto cibo, sano e nutriente.

 

L'agricoltura sintropica può essere un valido alleato in questo contesto. Si tratta di una alternativa produttiva che ha come obiettivo principale quello di recuperare i terreni degradati e poveri in un'ottica rigenerativa, senza l'utilizzo di input esterni. Parte dal concetto di sintropia, cioè la tendenza verso l'ordine e la concentrazione di energia in modo efficiente e organizzato, e si basa sui principi di successione ecologica e stratificazione delle piante. Nella pratica è caratterizzata da piantagioni ad alta densità, copertura costante del suolo e gestione intensiva tramite potatura o diserbo selettivo.

 

L'agricoltura sintropica permette di ottenere una serie di vantaggi ambientali ed ecologici a lungo termine. In più, il reddito dell'agricoltore è diversificato e i costi di gestione ridotti.

 

Per sintetizzare, l'agricoltura sintropica è un tentativo di imitare la natura. Come lo fa? Principalmente mettendo le piante in campo nelle condizioni in cui si possono sviluppare al meglio, cioè come farebbero in natura. Sì, è un approccio molto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, in cui è l'uomo che adatta le piante alle proprie esigenze e non viceversa.

 

L'agricoltura sintropica nasce dall'idea di un agronomo svizzero, Ernst Götsch, che era partito dallo studio dell'agroforestazione, cioè la pratica di combinare alberi con colture e/o pascoli.

 

I concetti di base: la successione naturale delle specie

Secondo Götsch, la successione naturale delle specie è il mezzo che la natura utilizza per muoversi nello spazio e nel tempo, e ha individuato 3 fasi di questo processo: colonizzazione, accumulo e abbondanza, ciascuna caratterizzata da piante diverse.

 

Tutto parte da un suolo nudo, privo di terra e piante, oppure da un suolo degradato ed estremamente impoverito. L'obiettivo della natura, in questi casi, è far nascere un bosco e lo fa partendo dalle piante pioniere. Sono loro a caratterizzare la fase di colonizzazione; si tratta generalmente di specie vegetali annuali, molto tenaci e particolarmente adatte a svilupparsi con poche o nessuna necessità di terreno. Queste raccolgono i nutrienti dagli strati più profondi del terreno e li portano in superficie, inoltre creano simbiosi con microrganismi utili avviando il processo di rigenerazione del suolo. Alla loro morte, diventano terreno e subentra così il ciclo successivo di piante.

 

È il momento della fase di accumulo in cui si sviluppano principalmente piante arbustive dette anche forestali secondarie. Queste continuano ad accumulare e depositare nutrienti e materia organica in superficie e in più rilasciano lignina che favorisce l'umificazione, processo importante per creare materia organica stabile. Inoltre, sotto queste piante si crea un ambiente più ombreggiato che favorisce la crescita di piante annuali più simili agli ortaggi, capaci di produrre più carboidrati e proteine.

 

Infine, nella fase di abbondanza, arrivano gli alberi più longevi, il terreno è coperto in tutti gli strati ed è composto da piante con diversi cicli di vita (effimere, annuali e perenni). Il sistema è caratterizzato da una grande biodiversità che permette di accumulare energia sia in superficie, nelle piante e nei frutti, sia nel sottosuolo.

 

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(Fonte: AgroNotizie®, grafica ispirata all'illustrazione di © VectorMine - Adobe Stock)

 

Questo è quello che accade in natura e non bisogna dimenticare che tutto è influenzato da altri fattori naturali biotici (ad esempio animali che mangiano o trasportano semi) e abiotici (come vento e pioggia).

 

Ma, come si mette in pratica la successione naturale delle specie nell'agricoltura sintropica?
Questo lungo processo viene accelerato piantando contemporaneamente le piante di tutte le successioni. Verrà seguito un certo ordine sia a livello di tempo che di spazio e il sistema policolturale permetterà alle piante di rafforzarsi e sostenersi a vicenda.

 

L'agricoltura sintropica nella pratica

I sistemi produttivi dell'agricoltura sintropica si basano su alcune tecniche chiave:

  • le consociazioni o consorzi di piante;
  • la stratificazione sulla superficie, in base all'altezza e al tempo;
  • la piantumazione e la potatura strategica;
  • l'applicazione dei principi dell'agricoltura rigenerativa, in primis la copertura del suolo.
I consorzi di piante e l'organizzazione nelle file

Per pianificare un sistema agricolo sintropico bisogna conoscere in maniera approfondita il proprio campo e quindi tutto ciò che lo caratterizza: il tipo di terreno, il clima nell'arco dell'anno, le piante autoctone e soprattutto la biodiversità locale. Dopodiché si può cominciare a costruire le file che possono essere pianificate attorno a una pianta, una coltura o un'idea centrale. A questa vanno aggiunte tutte quelle piante simili a quelle con cui normalmente si troverebbe in natura, permettendo così che interagiscano in maniera sinergica tra loro in un consorzio. La densità delle piante, che saranno alberi, arbusti, cespugli e orticole insieme, deve essere molto alta.

 
Come funziona la stratificazione

Ogni pianta deve ricevere la giusta quantità di luce senza che ci sia competizione: questo è il ragionamento alla base della stratificazione. In questo modo si sfrutta al meglio lo spazio orizzontale e verticale.

 

Per questo in agricoltura sintropica tutte le piante sono divise in 5 categorie a seconda di quanta luce richiedono: le emergenti sono quelle che ne vogliono di più (es. la quercia), poi ci sono le alte (es. l'olivo), le medie (es. il melograno), le basse (es. il carciofo) e le tappezzanti (es. il rosmarino) che hanno esigenze di luce quasi nulle. Per spiegarci, una pianta emergente non può essere piantata accanto a una alta, perché ci sarebbe troppa competizione per la luce solare tra le due. Una pianta emergente però può stare vicino ad una pianta bassa, in questo modo la luce del sole che filtra attraverso la pianta emergente sarebbe sufficiente per la pianta bassa.

 
Il diserbo selettivo e la potatura

Le piante oltre ad altezze ed esigenze di luce diverse, hanno anche cicli di vita differenti. Per questo in agricoltura sintropica, quando un gruppo di piante sta raggiungendo il suo picco massimo di produttività ed è quindi al termine del proprio ciclo, viene rimosso dal sistema e fa spazio ad un nuovo gruppo di piante che continuano la successione.

 

Inoltre, le piante vengono potate in maniera strategica, per creare cioè un flusso di carboidrati dalle parti aeree a quelle sotterranee. Così vengono stimolate interazioni microbiologiche e biochimiche nella rizosfera che hanno un effetto biostimolante sulle piante vicine. In risposta alla maggiore disponibilità di minerali e ormoni le piante crescono in maniera più vigorosa e fanno più fotosintesi.

 

Inoltre, potando le piante si può modificare l'andamento della luce nel campo, permettendo di farne passare di più negli strati più bassi quando necessario, e i residui di potatura possono essere trinciati e utilizzati come pacciame.

 
L'importanza della copertura del suolo

In agricoltura sintropica non dovrebbe esistere terreno nudo, quindi sia gli spazi tra le file sia le file stesse devono essere coperti attraverso, per esempio, pacciamatura e colture di copertura. In questo modo il terreno è costantemente protetto: la pacciamatura trattiene l'acqua, riduce l'erosione e aumenta la sostanza organica; le colture di copertura aumentano l'assorbimento di acqua nel terreno, migliorano la struttura del suolo con le loro radici e aumentano la biodiversità. Un sistema di questo tipo con il tempo richiederà sempre meno acqua d'irrigazione.

Vantaggi e applicazioni pratiche

L'agricoltura sintropica rappresenta un cambiamento di prospettiva nei confronti della gestione dell'agroecosistema. L'obiettivo principale è quello di ottenere con pazienza un'agroforesta produttiva con cui produrre ortaggi, frutta e legna rigenerando la fertilità del suolo. I vantaggi possono essere di natura agronomica, economica e ambientale.

 

Innanzitutto, si incoraggia la biodiversità, creando ecosistemi agricoli più resilienti ai cambiamenti climatici e più resistenti alle malattie e ai parassiti, ma che possono dare anche un reddito diversificato e quindi più opportunità economiche per gli agricoltori. L'agricoltura sintropica mira a mantenere un ciclo chiuso dei nutrienti, riducendo la necessità di input esterni, minimizzando le perdite di nutrienti nel terreno e migliorano la ritenzione idrica del suolo.

 

Il progetto principale di Ernst Götsch si trova in Brasile, a Sud di Bahia, dove negli anni '80 ha acquistato 500 ettari di terre che un tempo erano foresta pluviale e poi sono diventati terreni poveri e improduttivi inseguito a pratiche agricole intensive. Ernst ha lavorato per migliorare questi terreni piantando un gran numero di piante autoctone e oggi produce principalmente cacao e banane.

 

In uno studio sono state testate le pratiche di agricoltura sintropica a Bahia per dimostrare se queste aumentassero effettivamente la presenza e l'accumulo di acqua nel suolo. I risultati hanno evidenziato il 13% di acqua in più nei campi gestiti con agricoltura sintropica rispetto a quelli con monocoltura di cacao e anche rispetto a una foresta in ricrescita. A fare la differenza la densità e la stratificazione degli alberi, la copertura del suolo e la ricchezza di sostanza organica nel suolo.

 

Götsch in tutti questi anni, oltre a sperimentare l'agricoltura sintropica nella sua azienda, ha tenuto corsi, conferenze e workshop diffondendo le sue pratiche anche in Europa. In Portogallo è anche nato un centro di ricerca per l'agricoltura sintropica che si chiama Cepeas.

 

Tra gli altri esempi pratici degni di nota c'è quello dell'agricoltore sintropico brasiliano Wilians Valério che ha vinto il premio per il miglior caffè del Brasile del 2019. In Italia invece, sono arrivati i due giornalisti Dayana Andrade e Felipe Pasini, che dopo aver diffuso le pratiche dell'agricoltura sintropica attraverso video esplicativi come "Life in Sytropy" montato appositamente per la Cop21 nel gennaio 2016, si sono trasferiti in Puglia dove hanno dato vita all'azienda agricola Amadeco e coltivano 9 ettari attraverso le pratiche dell'agricoltura sintropica.