C'è una figura forse poco nota, ma molto interessante, nel mondo agricolo italiano: quella dell'agricoltore custode, a cui si affianca naturalmente anche quella dell'allevatore custode.
Gli agricoltori custodi sono quegli agricoltori che coltivano cultivar autoctone ormai rare, perché spesso poco interessanti dal punto di vista della produttività.
Lo stesso vale per gli allevatori custodi, che allevano animali di razze locali spesso non più interessanti per la moderna zootecnia.
Si tratta di varietà e razze a volte dai nomi molto noti, come la capra Girgentana, il grano Gentilrosso o la vacca Chianina, ma anche di varietà molto meno note legate a territori ristretti come la sughera di Montepescali in Toscana, o l'aglio di Resia in Friuli Venezia Giulia.
Tuttavia queste cultivar e queste razze hanno un grande interesse culturale e a volte anche gastronomico, ma soprattutto hanno un'importanza genetica, dal momento che spesso hanno caratteristiche di rusticità e di adattamento al territorio che potrebbero rivelarsi anche molto importanti in eventuali programmi di miglioramento genetico.
Queste varietà e queste razze infatti sono quelle che ormai vengono comunemente chiamate risorse genetiche autoctone, tutelate a livello nazionale.
Un sostegno che si concretizza anche in contributi che vengono previsti dalle regioni all'interno dei programmi di sviluppo rurale e che possono essere anche notevoli, come nel caso della Toscana che nel 2024 ha stanziato ben 2,5 milioni di euro per questo scopo.
L'interesse per le cultivar e le razze autoctone parte già nel 1992 nell'ambito della convenzione di Rio de Janeiro sulla biodiversità, recepita in Italia con la Legge 124 del 1994.
Poi la vera svolta nazionale arriva nel 2008 con il Piano Nazionale sulla biodiversità di interesse agrario.
Oggi la normativa più recente su questi temi è la Legge 194 del 2015 sulla tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare che definisce gli agricoltori custodi come “gli agricoltori che si impegnano nella conservazione, nell'ambito dell'azienda agricola ovvero in situ , delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica, secondo le modalità definite dalle regioni e dalle province autonome".
Allo stesso modo per la legge gli allevatori custodi sono “gli allevatori che si impegnano nella conservazione, nell'ambito dell'azienda agricola ovvero in situ , delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario animali locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica, secondo le modalità previste dai disciplinari per la tenuta dei libri genealogici o dei registri anagrafici".
Le cultivar e le razze infatti possono essere conservate in situ, cioè nei campi e nelle stalle delle aziende del territorio di cui sono originarie, cosa che devono fare gli agricoltori e gli allevatori custodi, o ex-situ, in banche del germoplasma in collezioni di semi o di altro materiale di riproduzione, cosa che invece è riservata ad enti ed istituti scientifici che hanno le strutture adeguate per farlo.
Ma come si diventa agricoltori e allevatori custodi?
Come accenna già la Legge 194 del 2015 la competenza è regionale. Ogni regione ha un suo registro delle risorse genetiche e un elenco degli agricoltori e degli allevatori custodi.
E quindi ogni regione, o provincia autonoma, ha le sue modalità sia per poter iscrivere una cultivar o una razza al registro, sia per riconoscere un agricoltore o un allevatore come custode, e ammetterlo quindi anche a ricevere i contributi pubblici.
Chi vuole iniziare questa attività deve per prima cosa mettersi in contatto con l'ente che si occupa delle tutela delle risorse genetiche a livello locale e chiedere le informazioni necessarie.
Di seguito mettiamo i link alle pagine ufficiali di tutte le regioni e provincie autonome italiane, o dei relativi enti preposti, che si occupano della conservazione delle risorse genetiche.
Valle d'Aosta
Lombardia
Piemonte
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna
Liguria
Toscana
Marche
Umbria
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Basilicata
Puglia
Calabria
Sicilia
Sardegna
Provincia di Bolzano
Provincia di Trento