Avevano promesso, con un manifesto apparso sulle principali piazze del Salento, che avrebbero portato in piazza mille trattori e, secondo i testimoni, sono stati comunque molto numerosi i partecipanti ad una manifestazione assolutamente fuori dal coro delle organizzazioni agricole note. Con una richiesta su tutte: fare presto e modificare la decisone di esecuzione 789/2015 per consentire reimpianti di cultivar resistenti e resilienti finanziabili con i programmi di aiuto comunitario.
I manifestanti chiedono a gran voce che la politica torni ad occuparsi della Xylella fastidiosa, e senza perdere tempo. Sono favorevoli all'ex Piano Silletti, che fu smontato a colpi di sentenze di Tar, alcune delle quali per altro attese a breve, sono provati dai controlli che comminano multe a chi non avrebbe tenuto le corrette pratiche agronomiche atte a scongiurare il propagarsi del batterio, e volte al contrasto primaverile della diffusione della cicalina sputacchina, l'insetto vettore. Un volto, quello della repressione, l'unico conosciuto, rispetto ad un dimensione del fenomeno ormai da catastrofe.
La manifestazione pacifica di Lecce ha sullo sfondo il crollo della produzione olivicola del Salento, che rasenta - tra siccità e Xylella - il 60% e che peserà non poco sull'economia olivicolo olearia della Puglia intera.
Si tratta di un colpo di avvertimento sparato innanzi alla prua di organizzazioni agricole, governo, Regione Puglia, ancora alle prese con la modifica della legge regionale per la gestione della malattia, e della Commissione Ue, che entro il prossimo 19 settembre dovrebbe finalmente decidere sulla possibilità per gli agricoltori dell'area infetta di reimpiantare olivi di cultivar resistenti o resilienti all'infezione. Una decisione che era stata data per imminente sin dallo scorso maggio, quando orami era noto il parere positivo del Comitato fitosanitario permanente in seno alla Commissione.
Si tratta della modifica della Decisione di esecuzione Ue 789/2015 - richiesta a gran voce dai manifestanti - che aprirebbe finalmente la porta a tutti i contributi previsti dal Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Puglia per gli investimenti e la ricostituzione del patrimonio produttivo danneggiato dalla calamità.
L'unico modo - secondo i manifestanti - per continuare a dare un senso alle aziende olivicole del territorio, oggi assediate dall'infezione e senza una possibile concreta alternativa di reddito.