Il quadro generale è quello di un rafforzamento del processo di valorizzazione del patrimonio ampelografico tipico della Campania.
E’ questo quello che emerge dalla proposta di modifica del disciplinare di produzione, proposta dal Consorzio tutela vini Vesuvio.
Per la domanda di modifica del disciplinare della denominazione di origine “Vini Vesuvio” è stata convocata una riunione di pubblico accertamento che si terrà il 10 novembre 2016 dalle ore 10,30 nella Sala Convegni della Giunta regionale della Campania nell’ Isola A/6 del Centro Direzionale di Napoli.
Il pubblico accertamento è aperto a chiunque abbia interesse a partecipare, Comuni, enti pubblici e privati, organizzazioni di categoria, viticoltori, vinificatori, imbottigliatori, utilizzatori della denominazione Vesuvio e altri partecipanti alla filiera.
La proposta di modifica del disciplinare è scaricabile dal sito web del Consorzio Tutela Vini Vesuvio.
Ecco, per sommi capi le principali modifiche al disciplinare di produzione della Denominazione di origine Vini Vesuvio.
Attualmente le tipologie di vino prodotte sotto la Doc Vesuvio sono otto e verranno tutte mantenute tal quali e sono: Vesuvio bianco, Vesuvio rosso, Vesuvio rosato, Lacryma Christi bianco, Lacryma Christi bianco spumante, Lacryma Christi bianco liquoroso, Lacryma Christi rosso e Lacryma Christi rosato. Per tutte queste bottiglie, la prospettiva generale è quello del rafforzamento della base ampelografica autoctona.
Per i vini Vesuvio bianco e Lacryma Christi bianco, scompare l'obbligo del vitigno Verdeca, originario della Puglia, e si rafforza l’utilizzo dell’autoctono Coda di Volpe, che passa da un minimo del 35 ad almeno il 45%, mentre Falanghina e Greco vengono portati da un massimo del 20 al 35%. I Lacryma Christi bianchi potranno essere anche prodotti nelle versioni “passito” e “superiore”.
Nella produzione dei vini Vesuvio rosso e Vesuvio rosato – Lacrima Christi rosso e Lacrima Christi rosato, il punto di riferimento resta la bacca del Piedirosso, confermato ad un minimo del 50%, mentre viene operata una scelta più favorevole all’Aglianico, che con il nuovo disciplinare può essere utilizzato in alternativa allo Sciascinoso e fino al 30%, contro il 20% del disciplinare ancora oggi vigente, e che comunque prevede l’obbligo sempre di utilizzare lo Sciascinoso almeno per il 30%. Nella proposta del nuovo disciplinare si aprono le porte agli altri vitigni rossi autorizzati per i vini a denominazione della Campania, in misura però non superiore al 20%.
Un’altra novità per i Lacryma Christi rossi: possono essere prodotte le bottiglie con le menzioni “superiore” e "riserva” queste ultime con un maggiore invecchiamento, prima non previsto dal disciplinare.
Infine, entrano poi in scena i monovarietali – bianchi, rossi, rosè, sia fermi che spumantizzati - per produrre i quali è necessario utilizzare almeno l’85% delle bacche provenienti dal vitigno bandiera in etichetta. Per evitare confusione con i vini bianchi Coda di Volpe, tipicità anche di Irpinia e Sannio, viene utilizzato il sinonimo locale vesuviano del vitigno: Caprettone.
Ecco i nuovi monovarietali proposti, un bianco e due rossi, anche in versione rosè e bollicine: Vesuvio Caprettone, Vesuvio, Caprettone spumante, Vesuvio Falanghina, Vesuvio Falanghina spumante, Vesuvio Piedirosso, Vesuvio Piedirosso rosato o rosè, Vesuvio Piedirosso rosato o rosè spumante, Vesuvio Aglianico, Vesuvio Aglianico rosato o rosè, Vesuvio Aglianico rosato o rosè spumante.