Grazie alla proroga prevista dal Decreto 15.02.2010, GU n. 48, del 27.02.2010, il 28 marzo (primo gruppo) o per altri il 28 aprile (secondo gruppo) è il termine ultimo per iscriversi obbligatoriamente al Sistri - Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, da parte dei produttori di rifiuti pericolosi.
Sistema messo a punto rapidamente dal legislatore per soddisfare quanto previsto dal comma 3-bis DLgs 4/2008 correttivo dell’art. 189 del DLgs 152/2006, e per tentare di mettere ordine al 'problema rifiuti' in Campania.
Tale iscrizione, necessaria a sostenere economicamente il sistema (!), deve avvenire preventivamente e sarà funzionale all’avvio delle rispettive attività della gestione dei rifiuti, solo una volta perfezionata l’iscrizione (cosa non semplice). Ai soggetti obbligati saranno consegnati i dispositivi in comodato d’uso di proprietà di Sistri. Ricordiamo che per l’iscrizione è possibile consultare il sito www.sistri.it.
Fatto cenno rapidamente e sinteticamente alla proroga, vediamo se la cosa interessa o meno l’agricoltore.
Ancora oggi la risposta non è semplice, ma stando a quanto riportato dal Sistri, qualsiasi produttore di un rifiuto pericoloso deve iscriversi, pertanto anche il produttore agricolo (fanno eccezione coloro che hanno una PLV inferiore agli 8.000,00 €).
Ammesso e non concesso che in azienda non vi sia la necessità di smaltire amianto, che tutti i contenitori esausti di agrofarmaci vengano bonificati, che da tempo l’agricoltore vada a sostituire la batteria dall’elettrauto, rimane il problema dello smaltimento dell’olio esausto e dei filtri, che sono rifiuti pericolosi.
Tra l’altro il consorzio obbligatorio di filiera, che è tenuto gratuitamente ad andare a raccogliere l’olio ed i relativi rifiuti a casa degli interessati, lo fa solo per quantità superiori ai 300 litri.
Pertanto sono molte le aziende che debbono provvedere in proprio a tale smaltimento. Ovvero, se continueranno come in passato a trasportare in proprio tale rifiuto pericoloso (nel rispetto del limite dei 30 l/giorno), dovranno iscriversi al Sistri e per di più, dovranno dotarsi della scatola nera 'Black box'.
Per eliminare il problema all’origine, anche in questo caso, potrebbe essere utile verificare l’opportunità di cambiare l’olio, ed annessi, in una officina autorizzata. A conti fatti che non convenga.
In definitiva, preso atto dell’enorme incertezza sull’iscriversi o meno, vorremmo sottolineare al legislatore l’urgenza di provvedere ad un rinvio dell’applicazione del Sistri in agricoltura, nell’attesa di provvedere all’emanazione di una norma specifica per il settore agricolo, in quanto il settore non si vuole sottrarre alle sue responsabilità.
Tale richiesta fa perno, e crediamo ampiamente motivata dalla specificità del settore agricolo, unico nel suo genere e che non ha nulla a che vedere con gli altri settori produttivi. In maggioranza sono aziende piccole o medio piccole, a gestione famigliare (con un conduttore spesso anziano e non avvezzoai sistemi informatici) e redditi attualmente inesistenti.
Si tenga presente altresì che le aziende da sempre recuperano, riutilizzano gran parte dei rifiuti prodotti ed ancor più, che in molte province italiane si sono auto dotate di una discreta “tracciabilità” del rifiuto, attraverso la sottoscrizione di Accordi di programma.
Infine, si sottolinea che le aziende agricole, nel loro complesso, producendo nemmeno l’1% dei rifiuti totali e di questi, risultando pericolosi al massimo il 10% ovvero l’0,1% del complessivo, dovrebbero per 'sostenere il sistema Sistriì sborsare 120,00€/anno, cifra ritenuta del tutto ingiustificata per il servizio alternativo che riceverebbero rispetto all’attuale sistema di tracciabilità.
A cura di Anselmo Montermini, Consorzio fitosanitario provinciale di Reggio Emilia
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie