Glifosate continua a fare parlare di sé, anche a livello accademico. L'8 luglio scorso si è infatti tenuto presso l'Accademia dei Georgofili, a Firenze, un incontro incentrato proprio sullo storico erbicida.

 

Di fornire i necessari approfondimenti si è fatto carico Aldo Ferrero, del Disafa di Torino, uno dei punti tecnici di riferimento in Italia per quanto riguarda gli erbicidi in generale e glifosate in particolare. Da quanto esposto da Aldo Ferrero, si possono elaborare le seguenti considerazioni.

 

Decenni di impieghi e dieci anni di rinnovo

Dopo un riesame durato circa tre anni, a fine 2023 la Commissione Europea ha rinnovato le autorizzazioni di glifosate per i prossimi dieci, fino al 15 dicembre 2033. Del resto, questo erbicida è da tempo l'agrofarmaco più utilizzato a livello globale grazie alla sua efficacia ed economicità, risultando fondamentale anche in Italia per una molteplicità di impieghi.

 

Le sue caratteristiche di erbicida sistemico totale lo rendono infatti strumento pratico ed efficace nella gestione della vegetazione indesiderata, sia in campo agricolo, sia nelle aree extra-agricole. A conferma, nel segmento degli erbicidi circa un terzo dei volumi applicati in Europa è rappresentato da glifosate.


A ciò ha contribuito anche il prezzo, alquanto competitivo rispetto ad altri erbicidi di tipo selettivo. I formulati commerciali contenenti glifosate venivano infatti venduti all'equivalente di circa 16 euro/litro a metà degli anni '70 (prezzi indicativi), salvo scendere progressivamente nel tempo fino a toccare un minimo di 3,8 euro/litro intorno al 2018-2019. Infine, la risalita fino a 12,5 euro/litro rilevata verso fine 2023.

 

Profilo tossicologico di glifosate

Dal punto di vista del profilo tossicologico, glifosate mostra una tossicità modesta sugli organismi non target, incluso l'uomo. Ciò ha permesso l'autorizzazione dei formulati commerciali senza pittogrammi e frasi di rischio in tal senso. Soprattutto, il profilo tossicologico di glifosate è stato profondamente rivalutato dopo la smentita delle accuse di cancerogenicità da parte delle autorità internazionali, incluse quelle europee.

 

Per esprimere il proprio parere, queste ultime hanno valutato le circa 180mila pagine del dossier prodotto a difesa della molecola. Oltre 2.400 gli studi valutati, grazie ai quali glifosate va quindi considerato a oggi uno degli agrofarmaci più sicuri e sostenibili dal punto di vista tossicologico. 

 

Aspetti ambientali di glifosate

Dopo l'applicazione sulle infestanti, la quota di glifosate che giunge al terreno viene fortemente adsorbita dalla componente organica e minerale della matrice solida, perdendo in tal modo qualsiasi attività erbicida. Dopodiché, nei suoli ben areati glifosate va incontro a una rapida degradazione, fattore che ne riduce l'eventuale lisciviazione dovuta alle piogge.

 

Dalla degradazione di glifosate si origina Ampa, acronimo di acido aminometilfosfonico, principale metabolita dell'erbicida ma derivante anche da alcuni detersivi fosfonati. Non a caso, i rinvenimenti nelle acque sono molto più frequenti per Ampa che per glifosate.

 

Nei terreni meno areati la degradazione di glifosate viene invece rallentata, aumentando i sopra citati rischi di migrazione nelle acque. Questo è il comparto ambientale a cui va riservata quindi particolare attenzione, adottando ogni possibile pratica di mitigazione del fenomeno. Ciò vale soprattutto per le acque superficiali, poiché nelle acque profonde i rinvenimenti sono particolarmente sporadici sul totale dei campioni analizzati nelle campagne di monitoraggio.

 

Le condizioni per il rinnovo

Durante il processo europeo di ri-autorizzazione sono state rinvenute alcune criticità in tema di impurità dei prodotti. Quindi i formulati che vorranno restare in commercio fino al 15 dicembre 2033 dovranno rispondere a ben precisi requisiti anche in termini di sostanza attiva. Di seguito, i parametri che dovranno rispettare i prodotti da cui si ricavano i preparati commerciali: 


Grado di purezza della sostanza attiva: i preparati tecnici contenti N-(fosfonometil) glicina, nome scientifico di glifosate, dovranno contenere la sostanza attiva per un minimo del 95%, cioè da 950 g/kg in su. L'N-nitroso-glifosate (NNG) dovrà risultare invece <1 mg/kg (≤0,0001%). La formaldeide, altra impurità considerata, non dovrà essere rinvenuta a più di 1 g/kg (≤0,1%). Leggermente superiori le tolleranze per la trietilammina e l'acido formico, ammessi rispettivamente fino a un limite di 2 e di 4 g/kg (≤0,2% e ≤0,4%). Infine, l'ultima impurità considerata, la N,N-bis (fosfonometil) glicina (glifosina): dovrà essere presente ≤3 g/kg (≤0,3%).


Un grosso lavoro attende quindi chi sintetizza e formula i preparati tecnici, al fine di rispettare i nuovi paletti normativi che permetteranno a glifosate di essere impiegato ancora per dieci anni.

 

Nuove dosi per il futuro

Sebbene sia stato garantito l'uso di glifosate nel prossimo decennio, l'erbicida dovrà però rispettare altre limitazioni oltre a quelle sulle impurità. In tal senso entreranno in vigore nuove dosi annue massime di impiego, significativamente ridotte soprattutto per le applicazioni nel settore agricolo. Gli utilizzatori dovranno inoltre adottare misure di protezione delle piante non bersaglio presenti all'esterno delle aree trattate.


Come detto, quando le varie etichette dei formulati ancora in commercio verranno rinnovate, quelle nuove vedranno delle riduzioni significative quanto a dosaggi. Per gli usi extra-agricoli, non potranno essere utilizzati più di 3,60 kg s.a./ha/anno. Gli usi agricoli saranno invece limitati a soli 1,44 kg s.a./ha/anno, dose che sale a 1,80 kg s.a./ha/anno se il diserbo andrà effettuato per controllare specie invasive. Tali specie sono in fase di valutazione e un apposito elenco per l'Italia verrà in futuro messo a punto. 

 

Giusto per intendersi, un formulato che contiene glifosate a 360 grammi per litro, concentrazione più comune in commercio, non potrà essere impiegato in agricoltura a più di 4 litri per ettaro all'anno. Dosi superiori potranno essere autorizzate solo in caso il produttore dimostri l'assenza di effetti nocivi su piccoli mammiferi erbivori anche impiegando dosi superiori. Quindi, una discreta mole di lavoro attende anche i reparti R&D delle società che volessero farsi autorizzare dosi più alte di quelle sopra citate. 


Molti degli usi più comuni saranno quindi garantiti comunque, soprattutto quelli in cui glifosate viene usato una sola volta all'anno, per esempio nelle applicazioni di pre-semina per le pratiche di minime lavorazioni e di semina su sodo. A patto ovviamente che poi non si sviluppino specie poliennali dal controllo più complesso con quella dose.

 

Qualche problema potrebbe poi sorgere in caso di usi ripetuti, come può accadere per esempio nelle arbustive. In tal caso, però, l'area trattata potrebbe divenire una preziosa alleata, poiché di tutto il campo solo il sottofila riceve il diserbante (circa un terzo della superficie complessiva). In sostanza, se il concetto di dose massima per ettaro e per anno venisse legata alla superficie trattata, e non a quella catastale, sarebbe possibile applicare il prodotto più volte in un anno e con la dose agronomica corretta. Come limite massimo superiore, potrebbe peraltro essere proposto quello a oggi permesso per le aree extra agricole. Ma qui siamo ancora in una fase "fluida" e si vedrà solo nel prossimo futuro quale sarà l'interpretazione normativa da rispettare. 

 

In ogni caso, con le limitazioni delle dosi di glifosate si apriranno nuove possibilità anche per gli altri erbicidi in commercio. Ipotesi, questa, che si presume sia poco apprezzata dagli agricoltori, poiché di norma questi prodotti costano più di glifosate. 


Un aiuto può infine giungere dalla copertura del terreno con cover crops o pacciamature, vive o morte. Anche i diserbi meccanici potranno integrare positivamente le pratiche di controllo della flora infestante, pur portando con sé alcuni risvolti negativi in termini generali di costi, fino al doppio. Parimenti, aumentano i rischi di danni alle radici superficiali delle frutticole, per giunta peggiorando la struttura dei primi centimetri di suolo e ciò comporta maggiori rischi di erosione, soprattutto in ambienti collinari.


Diversi i problemi anche per gli usi extra agricoli, soprattutto per quanto riguarda i diserbi delle ferrovie e delle strade, mentre continueranno a essere proibiti i diserbi con glifosate in aree frequentate dalla popolazione definita "sensibile". Questa proibizione è però in vigore già dal 2016 e quindi non è una novità. 

 

Complesso diviene invece il discorso per le ferrovie, le quali sommano quasi 17mila chilometri da manutenere e le alternative a glifosate, come quelle meccaniche, possono costare sino a otto volte di più. Limitare fortemente gli usi di questo erbicida può quindi solo appesantire molto i budget necessari per mantenere puliti i binari. Analoga situazione per le strade.

 

Riguardo per l'ambiente

Come detto, la diffusione ambientale è al centro delle limitazioni che dovranno essere rispettate in futuro. Per esempio, le aree a bordo campo da lasciare non trattate saranno larghe 5-10 metri. Tale forbice è prevista dal Regolamento Ue, quindi ogni Stato membro avrà facoltà di decidere se tenere buono il limite minimo o quello massimo. In tal caso, si auspica la decisione tenga conto anche delle esigenze produttive delle aziende agricole, troppo spesso mortificate a prescindere.

 

Per poter minimizzare le buffer zone, la riduzione della deriva giocherà un ruolo fondamentale. Stando sempre al Regolamento, durante i trattamenti la deriva dovrà essere infatti ridotta del 75% rispetto a quanto avviene oggi con le attrezzature considerate "convenzionali". Un risultato ambizioso, quello del 75% di riduzione, che richiederà l'utilizzo di attrezzature e modalità applicative che tengano in massima considerazione proprio l'aspetto deriva, come gli appositi ugelli, inclusi quelli agli estremi delle barre capaci di "tagliare" l'irrorazione verso l'esterno.

 

Un obiettivo possibile, questo, pur dovendo ricordare come alcuni agricoltori, specialmente i più "maturi" anagraficamente, usino diserbare i fossetti dei campi con la pompa a spalla. Ottimo sistema per fare sì meno fatica, ma anche per far finire direttamente glifosate nelle acque. E ciò fa del gran male all'agricoltura e alla fitoiatria prima ancora che alle acque in sé. Brutte abitudini, queste, che sarà meglio vengano abbandonate in fretta.

 

Cosa è successo e cosa succederà alle autorizzazioni esistenti

Al 15 marzo 2024 le società dovevano inoltrare domanda di rinnovo per le proprie registrazioni a base di glifosate. Dal 16 marzo gli altri prodotti sono stati quindi revocati e potranno essere venduti agli agricoltori sino al 15 settembre 2024. Potranno poi essere impiegati in campo sino al 15 marzo 2025.

 

Vincoli sui quali meditare

I vincoli posti alle dosi di impiego, particolarmente severi nel caso degli usi agricoli, impongono l'adozione di ragionate strategie di gestione della vegetazione infestante, sia per garantire l'efficacia del prodotto, sia per evitare l'induzione o la propagazione di fenomeni di resistenza. L'efficacia andrà garantita soprattutto nei confronti delle specie di difficile contenimento come quelle perennanti, maggiormente diffuse nelle colture arboree e nelle aree in cui si sono diffuse le pratiche di semina su sodo.


Massima attenzione dovrà infine essere posta proprio al tema delle resistenze, già mostratesi con malerbe quali per esempio Lolium e Conyza, infestanti che stanno già imponendo strategie alternative, soprattutto in viticoltura e olivicoltura ove l'uso di glifosate è stato pluridecennale.