Per la mozzarella di bufala, quella Dop, sembra terminata la tregua che aveva fatto seguito ai casi di brucellosi e poi agli episodi di latte alla diossina, ormai dimenticati dopo quattro anni di tranquilla normalità. Una pace interrotta nel marzo di quest'anno con l'approssimarsi della scadenza, prevista per il 30 giugno, dello stop ai caseifici di produrre nello stesso stabilimento prodotti a base di latte di vacca e di bufala. Le finalità, come intuibile, erano quelle di garantire al meglio il consumatore. Ma ecco arrivare dallo stesso Consorzio di tutela una decisione che sembra scontrarsi con questo percorso di garanzia e trasparenza. Siamo in giugno, appena tre mesi fa, e nel disciplinare di produzione si affaccia la proposta, come riferito a suo tempo da Agronotizie, di cancellare l'obbligo di completare la lavorazione entro 60 ore dalla mungitura delle bufale. Un modo nemmeno troppo nascosto per consentire, ma senza dirlo, l'utilizzo delle cagliate congelate.

Un no convinto
Una proposta subito osteggiata da alcune delle organizzazioni agricole rappresentate negli organismi del Consorzio, dove però è prevalente la componente industriale. Questo della rappresentatività della rappresentanza agricola all'interno del Consorzio di tutela è da tempo uno dei punti sui quali preme Confagricoltura, che ritiene, a ragione, indispensabile la partecipazione attiva di tutti i protagonisti della filiera, allevatori soprattutto, per un corretto funzionamento dello stesso Consorzio. Ma non basta. Occorre anche un serio piano dei controlli basato sulla tracciabilità di tutto il latte di bufala nelle diverse fasi, dalla raccolta alla trasformazione. Forte di queste convinzioni, Ernesto Maria Buondonno, che in Confagricoltura è presidente della Federazione nazionale “allevamenti bufalini”, ha affidato ad una lettera aperta il compito di promuovere l'adesione di tutti gli operatori per realizzare la tracciabilità del latte di bufala dalla stalla al consumatore.

La lettera
Come noto - si legge nella lettera aperta di Buondonno - la legge prevede una tracciabilità che il Mipaaf ha ritenuto di dover regolamentare con dei decreti ministeriali, ma tale tracciabilità è carente in quanto si ferma sul cancello dell’azienda produttrice di latte.” Per superare questo limite la regione Campania si è candidata a gestire un portale internet dove la tracciabilità prevista dalla legge sia completata da una tracciabilità volontaria.
Ora tocca a noi - afferma Buondonno nella sua lettera - aderendo con convinzione all'iniziativa regionale. Nei prossimi giorni - continua la lettera - saremo chiamati a fornire i dati per la tracciabilità della Regione Campania e sarà nostro interesse farlo con convinzione e sollecitando l’adesione degli altri allevatori e dei trasformatori di tutta l’Italia.”