Alla luce di due importanti scadenze, la riforma della Pac e la fine del regime Quote latte, si rende necessario definire gli scenari dei comparti zootecnico e lattiero caseario in un momento di grande crisi e difficoltà.

Come puntualizza Nino Andena, presidente Aia e Coldiretti Lombardia, “le cose non si sistemano da sole, bisogna che siano prese delle decisioni. Noi produttori dobbiamo darci una struttura di mercato non politica e la politica deve fare il suo lavoro".
Quale momento migliore dunque per chiedersi, in considerazione anche dei disastri ambientali e dei cambiamenti climatici che stanno stravolgendo le produzioni mondiali, se ha ancora senso ragionare in termini di produzioni di qualità o, al contrario, si deve fare marcia indietro puntando sulla quantità?
Se lo sono chiesto gli addetti ai lavori e una risposta l'abbiamo avuta da Massimiliano Benelli, dirigente del Servizio per le Relazioni con l'Unione europea, nel suo intervento in videoconferenza dal titolo 'La politica comunitaria di qualità dei prodotti agroalimentari'.
L'intervento era racchiuso nel più ampio cappello introduttivo al convegno su 'La difesa delle produzioni zootecniche di qualità a tutela del produttore e del consumatore' che si è svolto nell'ambito della 65° edizione della Fiera internazionale del bovino da latte di Cremona da poco conclusa. 

Dall’analisi di Benelli la soluzione sta nel mezzo, e di evince da uno sguardo d’insieme del contesto economico mondiale. Benelli ha confermato l'esistenza di reali problematiche quantitative delle produzioni agricole ma, ha affermato, “ciò non deve e non può giustificare un calo della qualità e soprattutto dell'attenzione alla tutela di ambiente e risorse”.
Zoomando sul contesto nazionale, in considerazione delle caratteristiche del territorio e delle aziende, l’esperto europeo ha spiegato che il Belpaese sta senza dubbio percorrendo la strada della qualità avendola “individuata e scelta come motore della competitività per vincere la sfida sui mercati internazionali”.
Sempre secondo Benelli, legati a filo doppio all'obiettivo qualità troviamo la sicurezza alimentare, il mantenimento dell'occupazione nel settore ed il conferimento di un maggior valore aggiunto alle produzioni. “Si tratta”, ha spiegato “di obiettivi assolutamente sovrapponibili ed in linea con quelli indicati nella nuova Politica agricola che guiderà l'agricoltura europea dal 2014 al 2020” e che indirizzerà le imprese di tutta Europa verso un sistema di pluralità dell’agricoltura e di valorizzazione delle diversità dei territori spostando le aziende dall’attuale modello di agricoltura unica.
Tra gli appuntamenti annunciati dall’esperto, quello del 17 novembre segna un momento importante per il calendario italiano della qualità. Per questa giornata è infatti prevista la presentazione della proposta più definitiva da parte della Commissione europea del nuovo pacchetto qualità. Questo strumento, in fase di definizione, vuole esser un sunto di tutte le norme che attualmente regolamentano e definiscono la qualità delle produzioni così da migliorare e rendere più coerenti gli strumenti comunitari.

Gli obiettivi sono riassumibili nella volontà di sostenere la diversità delle produzioni agroalimentari contrastando la concorrenza sleale. Si pensi che il 70% delle produzioni italiane negli stati uniti è contraffatto, percentuale che sale al 90% se si parla di formaggi. Insita in quest'ultimo dato, l'importanza di un sistema di tutela efficace sia per i produttori - che perdono così ampie fette di mercato - sia per i consumatori, che vengono confusi dalla presenza sugli scaffali di prodotti contraffatti.
In occasione di questo appuntamento di metà novembre l'Italia, al primo posto per numero di prodotti di qualità a marchio, ha avanzato alcune importanti proposte. Innanzi tutto la possibilità di godere di un livello di protezione nazionale e non solo comunitario; molti prodotti, infatti, pur non essendo destinati al mercato estero, si dotano di marchi di tutela con valenza comunitaria, solo così possono usufruire dei finanziamenti – ad esempio quelli contenuti nel pacchetto dello Sviluppo rurale.
Dietro l'ottenimento di questi riconoscimenti, però, si nascondono lunghi ed onerosi passaggi burocratici che spesso non sono economicamente sostenibili per i piccoli produttori locali. La richiesta italiana, in sintesi, consiste nella possibilità di sottrarsi alla burocrazia europea intraprendendo un percorso di registrazione nazionale che garantisca gli stessi diritti di accesso ai finanziamenti.

La seconda importante richiesta consiste nel riconoscimento di una protezione ex-officio delle denominazioni. Tale necessità si origina dall'ormai famoso caso Parmesan, in seguito al quale venne definito che, in caso di accertata contraffazione, dovesse essere lo Stato membro 'produttore' ad intervenire e non lo Stato in cui tale commercializzazione contraffatta era in atto.
Ora, è facile intuire che per piccoli e medi produttori l'onere di monitorare l'eventuale presenza di contraffazioni sull'intero mercato diventa difficilmente sostenibile. Per questa ragione l'Italia ritiene opportuno che sia lo Stato in cui il prodotto incriminato viene commercializzato a porvi rimedio, secondo il principio di appartenenza ad un mercato unico regolamentato da norme universalmente valide.

Benelli ha infine segnalato una novità presente nel pacchetto qualità che consiste nella possibilità di vendere direttamente in azienda utilizzando un marchio riconosciuto a livello comunitario 'prodotto della mia fattoria' il cui sistema di commercializzazione viene gestito a livello di Stato membro.
Un bagno di concretezza è arrivato dall’intervento di Nino Andena, il quale ha avanzato qualche perplessità circa la reale percezione da parte degli allevatori che non hanno soldi e non hanno reddito, dei benefici derivanti da una politica della qualità. Tutto questo teorico valore aggiunto, secondo Andena, non verrebbe percepito dagli allevatori che “nessuno tutelerà o guarderà; solo noi delle associazioni offriamo qualche strumento, ad esempio la piattaforma di italialleva” ha concluso “realmente capace di generare un rapporto di chiarezza con il consumatore”.