"Biological life is a force and once unleashed it will continue to grow and generate new life - La vita biologica è una forza e una volta liberata continuerà a crescere e a generare nuova vita".
Con questa citazione del 2018 di Gabe Brown, autore del libro "Dirt to soil" è cominciata la terza edizione della Biocontrol Conference, che ques'anno si è tenuta dal 15 al 16 novembre 2023 a Bari, organizzata da Fruit Communication, dall'Associazione Italiana Protezione Piante (Aipp) e dall'Associazione Regionale Pugliese Tecnici e Ricercatori in Agricoltura (Arptra). Fertilgest®, che fa parte del network di Image Line® come AgroNotizie®, è stato content partner dell'evento.
La Biocontrol Conference si fa sentire a gran voce in un periodo storico in cui gli agrofarmaci di sintesi vengono meno e c'è necessità di ridurne l'utilizzo in campo. I mezzi di biocontrollo (macrorganismi, microrganismi, sostanze naturali e semiochimici) rappresentano, invece, l'alternativa più promettente nel mondo delle malattie delle piante.
Ecco una piccola panoramica delle tematiche trattate durante la Biocontrol Conference 2023; in fondo all'articolo troverete le presentazioni dei relatori e i video delle 4 sessioni.
Che cos'è la Sur e quali sono i vantaggi del biocontrollo
Il primo tema trattato durante la Biocontrol Conference 2023, grazie agli interventi di Jennifer Lewis, Executive director di Ibma Global (International Biocontrol Manufacturers' Association) e di Flavio Lupato di Ibma Italia, è stato quello del Sur, il Regolamento per l'uso sostenibile dei fitofarmaci che proprio il 22 novembre 2023 è stato respinto dalla maggioranza del Parlamento Europeo.
La proposta prevedeva la riduzione del 50% dell'uso dei prodotti fitosanitari entro il 2030 e del 65% dei prodotti più pericolosi entro la stessa data.
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Ad oggi, nonostante esistano diverse soluzioni di biocontrollo e il mercato sia in forte crescita, l'iter registrativo per l'autorizzazione di questi prodotti è molto lungo (in Europa va dai 5 ai 10 anni mentre nel resto del mondo va dai 2 a massimo 3 anni), non ci sono regole europee apposite per il biocontrollo e gli agricoltori non sanno come ottimizzarne l'uso.
Il Sur rappresentava una soluzione in questo senso. Si concentra sulle alternative all'uso di agrofarmaci chimici per la gestione dei patogeni e dei parassiti con l'obiettivo di dare una definizione chiara e giuridica dei mezzi di biocontrollo a livello europeo e predisporre delle linee guida Ipm che diano la precedenza alle soluzioni biologiche rispetto ai fitofarmaci di sintesi, differenziare l'iter registrativo tra le sostanze di sintesi e quelle naturali e rendere l'autorizzazione più semplice e rapida, fare formazione ai tecnici e agli agricoltori nell'uso di tecniche Ipm e di biocontrollo e sostenere gli agricoltori con incentivi economici per favorire l'uso e la diffusione del biocontrollo.
(Fonte: Ibma)
Al momento ci sono circa 129 sostanze in attesa di autorizzazione, di cui ben 75 principi attivi nuovi. Il fatto che il Sur non sia passata, secondo Ibma, è un grande limite all'accelerazione della transizione dell'agricoltura verso la riduzione dell'uso di fitofarmaci di sintesi prima che la capacità produttiva dell'agricoltura venga compromessa. Così diventa sempre più difficile rispettare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo.
Nonostante ciò, i rappresentanti di Ibma hanno tenuto a sottolineare che il biocontrollo è molto più che lotta ai patogeni e controllo delle malattie.
Il biocontrollo, infatti, migliora il grado di biodiversità in campo rispettando flora e fauna non target, migliora o mantiene la qualità del suolo aumentando la vita dei microrganismi e riducendo il rischio di contaminazioni, mitiga gli effetti del cambiamento climatico riducendo le emissioni ed è anche più sano per l'uomo perché riduce le esposizioni ai prodotti chimici per i lavoratori e non lascia residui chimici sul cibo.
Potenziare la difesa delle piante con le sostanze di base
Il professor Gianfranco Romanazzi dell'Università Politecnica delle Marche ha cominciato la sua presentazione sottolineando la necessità, nel controllo delle malattie delle piante, di non agire solo direttamente sulla causa scatenante, ma lavorare aumentando la resistenza delle piante.
La resistenza indotta è una strategia per controllare le malattie stimolando processi biochimici nella pianta stessa o direttamente nella frutta e nella verdura. Questo può essere fatto con le sostanze di base, composti relativamente nuovi ma anche di uso comune, solitamente approvati per utilizzo alimentare. Ad oggi sono 24 le sostanze di base approvate a livello europeo, di cui 22 autorizzate per l'agricoltura biologica.
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Considerando le crescenti richieste da parte dei consumatori di frutta e verdura di alta qualità, senza o con una quantità ridotta di residui chimici, le sostanze di base possono integrare e, a volte, sostituire l'applicazione degli agrofarmaci di sintesi.
Una delle sostanze di base più studiata in questo momento è il chitosano, che in campo agricolo può essere usato come elicitore perché induce nelle piante la biosintesi di metaboliti e varie sostanze, come per esempio le fitoalessine, che sono alla base delle risposte difensive delle colture verso diversi patogeni.
Ma i suoi usi sono molteplici. Può anche essere usato come rivestimento commestibile per ridurre l'attacco da patogeni della frutta o della verdura appena raccolta e quindi ridurre gli sprechi rispettando l'ambiente e la salute dei consumatori. Il chitosano forma uno strato sottile che circonda i prodotti freschi che agisce come agente protettivo, prolungando la durata di conservazione e ha il potenziale di controllare il processo di maturazione e mantenere le proprietà nutrizionali del prodotto rivestito.
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Elicitori nella difesa del vigneto e loro inserimento in strategia: il progetto Life Green Grapes
Alla Biocontrol Conference 2023 hanno partecipato Marco Pierucci e Fabio Burroni di Agronominvigna che hanno presentato il progetto Life Green Grapes.
Si tratta di un progetto dimostrativo focalizzato sull'incremento delle risposte di difesa della vite attraverso l'uso di prodotti elicitori o induttori di resistenza inseriti nelle strategie di difesa bio e Ipm con l'obiettivo di ridurre la quantità di fungicidi utilizzati in vigneto.
I protocolli sono stati valutati su tutta la filiera viticola: vivaio, vigneto per uva da vino e vigneto per uva da tavola.
Fondamentale l'utilizzo dei sistemi di supporto alle decisioni: "I Dss ci permettono di utilizzare con cognizione di causa i prodotti e di integrare al meglio gli induttori di resistenza, che sono un mezzo capace di ottimizzare l'efficacia dei fitofarmaci ma non sono in grado di sostituirli", ha affermato il dottor Burroni durante la presentazione.
Gli elicitori, composti che attivano le difese naturali della pianta, devono essere usati preventivamente perché impiegano diversi giorni per sviluppare pienamente la risposta nella pianta. Inoltre, occorre fare dei trattamenti di richiamo per ripristinare il livello di risposta prima che gli effetti svaniscano.
Dagli studi svolti da Agronominvigna è emerso che la strategia vincente è quella che alterna fungicidi di contatto agli elicitori, utilizzando in modo prevalente fungicidi di contatto ad azione multisito con applicazioni preventive.
La scoperta dell'effetto inibitore del "self Dna". Una nuova frontiera per il mondo del biocontrollo?
È stata trovata la chiave per controllare il problema della stanchezza del terreno, ed è anche un nuovo possibile mezzo di biocontrollo.
Ne ha parlato il professor Stefano Mazzoleni dell'Università degli Studi di Napoli Federico II che, insieme al suo team, più di 10 anni fa è partito approfondendo i meccanismi della stanchezza del terreno. Si tratta di un fenomeno che consiste nel declino della produzione che si manifesta quando una stessa coltura viene coltivata per lungo tempo sullo stesso suolo (monocoltura). Una tecnica agronomica capace di risolvere il problema è la rotazione.
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Ma qual è il meccanismo preciso che si innesca? Tra le varie opzioni, il fenomeno più convincente è quello per cui nel terreno si accumulano composti fitotossici e autotossici. In particolare, le piante sono capaci di inibire la crescita di piante della stessa specie proprio attraverso il rilascio di sostanze chimiche autossiche nell'ambiente, riuscendo così a regolare la propria popolazione.
Ed è proprio questo il concetto alla base della nuova ipotesi "self Dna",e per spiegarlo meglio facciamo un altro passo indietro.
Nelle foreste naturali esiste la stanchezza del terreno: al di sotto della chioma di una specie, piante di specie diversa riusciranno a svilupparsi senza problemi, al contrario piante della stessa specie faranno fatica a rigenerarsi. Si tratta di una sorta di rotazione naturale per cui, in sintesi, ogni specie cresce meglio nei residui di altre.
Così, all'Università di Napoli, hanno cominciato a studiare intensivamente la decomposizione della sostanza organica. Hanno svolto degli esperimenti su leccio provando a far germinare le ghiande della pianta sia su lettiere fresche che decomposte, sia eterospecifiche (cioè di altre specie) che conspecifiche (della stessa specie). È risultato che la lettiera fresca eterospecifica ha un effetto inibitore perché non decomposta, mentre quella decomposta eterospecifica ha un effetto fertilizzante e le piante crescono benissimo; fin qui tutto nella norma. Ma, al contrario, la lettiera decomposta conspecifica è risultata inibitrice, mentre il materiale fresco no.
Aggiungendo carbone attivo capace di rimuove le sostanze tossiche, è stata rimossa la fitotossicità del materiale fresco eterospecifico ma non sono riusciti a rimuovere l'autotossicità del materiale decomposto conspecifico. Hanno ipotizzato quindi che il composto tossico presente doveva per forza essere resistente alla decomposizione, di grandi dimensioni, solubile in acqua (visto che nelle risaia ricoperte d'acqua il fenomeno della stanchezza non c'è) e specie specifico.
Una molecola che possiede tutte queste caratteristiche è il Dna. Si può affermare quindi che quando c'è stanchezza del terreno c'è un ciclo di accumulo del Dna della pianta coltivata nel terreno (il Dna rilasciato dalla lettiera che si sta decomponendo) che ha effetto inibitore.
Questo principio può essere applicato a qualsiasi specie, non solo vegetale ma anche animale e fungina: è un fenomeno biologico generale. I ricercatori hanno quindi testato diversi batteri, protozoi, alghe, funghi e insetti. Per esempio, alimentando larve di Sarchophaga carnaria, con Dna di pomodoro il ciclo prosegue normalmente, in presenza di self Dna (lo stesso Dna dell'insetto) il ciclo della metamorfosi viene interrotto e le larve non sono capaci di completare l'impupamento.
Il Dna può quindi essere utilizzato come mezzo di biocontrollo estremamente naturale e selettivo. L'idea è quella di estrarre il Dna dell'organismo patogeno per inibire la crescita dell'organismo stesso.
Ovviamente per poterlo usare in pieno campo c'è bisogno di produrre Dna in larga scala. Il team di ricerca ha studiato una tecnica grazie alla quale si parte da delle alghe biostimolanti che vengono utilizzate come organismo per l'inclusione naturale del Dna del patogeno e si ottiene così un prodotto che sarà biostimolante per il crop e inibitorio per il target.
Test con spirulina introducendo il Dna della fusariosi della lattuga e utilizzando il prodotto finale in serra, hanno ottenuto risultati positivi.
"Prima di dedicare l'attenzione al biocontrollo convenzionale, cioè all'uccisione del patogeno, bisogna ricordarsi della stanchezza del suolo e cioè dell'accumulo del self Dna della pianta che indebolisce la pianta e facilita l'azione del patogeno. Noi proponiamo il controllo del patogeno con il suo stesso Dna mettendo però prima in pratica tecniche agronomiche che riducano la stanchezza. Vanno escluse le fertilizzazioni con residui di potatura o residui colturali della stessa specie e va introdotta più biodiversità nel microbioma", così ha concluso il professor Mazzoleni.
Tutte le relazioni della Biocontrol Conference 2023 sono disponibili e scaricabili sul sito di Fruit Journal ai seguenti link:
Le relazioni delle aziende
Diachem: "KitoGreen® Direct: nuovo chitosano di origine fungina"
Gowan: "Remedier, nuove estensioni di impiego per il bio fungicida Gowan"
Certis Belchim: "Nuova strategia sostenibile di Certis Belchim per il controllo dei nematodi galligeni in coltura protetta"
Xeda Italia: "Xedavir®, la soluzione contro i marciumi radicali"
BIOGARD®: "BIOGARD® + Bioplanet, come integrare i mezzi biologici"
Syngenta: "Exployo Vit - La confusione sessuale per il controllo di Lobesia botrana della vite facile e alla portata di tutti"
FCP Cerea: "Le nanotecnologie per un'agricoltura sostenibile"
Ascenza: "Il Prevam Plus - l'olio essenziale di arancio al passo con un'agricoltura in evoluzione"
Upl: "Oleora, il nuovo formulato di olio di arancio"
Serbios: "Lalstop K61, nuovo fungicida a base di Streptomyces per il controllo di patogeni radicali"
Bayer: "Decis Trap: le frontiere dell'attract and kill"
De Sangosse: "Ironmax Pro: molluschicida biologico ed efficace"
Agrifutur: "Granmet WP, difesa innovativa da Bactrocera oleae"
BASF: "Velifer®, il nuovo insetticida a base del ceppo esclusivo di Beavueria Bassiana PPRI 5339"
Sumitomo Chemical: "Dipel/Biobit e Xentari - molto più di semplici Bacillus"
Guarda il video della prima sessione della Biocontrol Conference 2023
Guarda il video della seconda sessione della Biocontrol Conference 2023
Guarda il video della terza sessione della Biocontrol Conference 2023
Guarda il video della quarta sessione della Biocontrol Conference 2023
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