Le trappole per la cattura dei cinghiali rappresentano uno strumento efficace per il contenimento di questo invadente ungulato, che negli anni sta creando sempre più danni alle aziende agricole. Si tratta di robuste strutture in metallo, posizionabili ai bordi dei campi, in cui viene inserito del mais o un altro attrattivo alimentare. All'ingresso del cinghiale la trappola si chiude, intrappolandolo, e consentendo un successivo facile abbattimento.
L'impiego delle trappole tuttavia è disciplinato da normative regionali e il fai da te è assolutamente vietato. Periodicamente si leggono sui giornali le notizie di agricoltori (ma anche privati cittadini) multati a causa dell'utilizzo fuori noma di trappole per la caccia al cinghiale o ad altri animali.
Trappole per cinghiali, che cosa dice la normativa
Gli agricoltori alle prese con i cinghiali possono utilizzare il fucile per gli abbattimenti o in qualità di cacciatori (rispettando dunque la normativa sulla caccia) oppure come coadiutori dei Piani di Controllo della Fauna Selvatica. In questo secondo caso l'agricoltore può cacciare il cinghiale con molte meno restrizioni, ma è obbligato a seguire un corso e a rispettare alcune norme.
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Per gli agricoltori che non sono in possesso di una licenza di caccia (indispensabile per diventare coadiutori) un'alternativa possibile è la trappola per la cattura del cinghiale. All'interno dei Piani di Contenimento della Fauna Selvatica le singole regioni hanno infatti il potere di autorizzare gli agricoltori ad installare nei propri terreni delle trappole per la cattura del cinghiale. Occorre tuttavia che il proprietario segua un corso di formazione sull'impiego di questo strumento e comunichi alla regione dove e quando intende usarlo.
Una volta che il cinghiale viene catturato l'agricoltore non può procedere da solo all'abbattimento, ma deve contattare un soggetto che sia abilitato a farlo. Può ad esempio essere un coadiutore, che provvederà quindi all'abbattimento.
Trappole per il cinghiale, l'esperienza del Piemonte
Una delle regioni che ha previsto l'utilizzo delle trappole per il contenimento delle popolazioni di cinghiale è il Piemonte. "Diversi agricoltori hanno aderito all'iniziativa della Città Metropolitana di Torino", spiega Ornella Cravero, agricoltrice e membro della Giunta della Coldiretti Torino.
Una delle trappole per il cinghiale installate in Piemonte
(Fonte foto: Ornella Cravero, agricoltrice e membro della Giunta della Coldiretti Torino)
Aderendo al bando della Città Metropolitana gli agricoltori devono seguire un corso sull'utilizzo delle trappole. Queste vengono poi consegnate in comodato d'uso gratuito per tre anni e possono essere impiegate per la cattura dei cinghiali nei terreni aziendali. Dopo la cattura l'agricoltore deve contattare quello che in Piemonte è stato definito il "tutor", che provvede all'abbattimento. Il tutor può anche essere un altro agricoltore in possesso della licenza di caccia che abbia fatto il corso per diventare coadiutore.
"Le trappole sono uno strumento interessante per il contenimento dei cinghiali, ma hanno un funzionamento abbastanza laborioso in quanto l'agricoltore deve controllarle ogni giorno per assicurarsi che ci sia l'esca o che non vi sia stata una cattura", sottolinea Ornella Cravero.
"Inoltre l'utilizzo di questi strumenti è reso estremamente complesso dal fardello burocratico. Bisogna ad esempio fare una segnalazione preventiva con marca da bollo per indicare dove si intende posizionare la trappola. Si deve poi nominare un tutor che si occuperà dell'abbattimento una volta che il cinghiale è stato catturato. E ad ogni cattura l'agricoltore deve fare una segnalazione alla Città Metropolitana".
Tre esemplari di cinghiale presi in trappola
(Fonte foto: Ornella Cravero)
Trappole per il cinghiale, ecco le tipologie ammesse
Esistono numerose tipologie di trappole per la cattura del cinghiale, molte delle quali sono illegali. Un esempio sono le trappole a laccio, che vengono piazzate nel sottobosco dai bracconieri per catturare gli esemplari che malauguratamente pestano la trappola. Inutile dire che l'utilizzo di questi strumenti è vietato e sanzionato.
Ogni regione regolamenta le tipologie di trappole ammesse per la cattura del cinghiale, ma in generale devono essere strumenti selettivi e non cruenti. Selettivi poiché si deve evitare che nella trappola finiscano altre specie se non S. scrofa. Non cruenta in quanto occorre risparmiare all'animale una inutile sofferenza.
Solitamente le trappole sono quindi formate da una struttura in metallo, lunga 2-3 metri, aperta alle estremità, in cui viene inserito un attrattivo alimentare, che nella maggioranza dei casi è mais. Una volta che l'animale è entrato il suo peso fa scattare un meccanismo che porta alla chiusura della gabbia, dalla quale l'animale è impossibilitato ad uscire.
Come funzionano le gabbie di cattura
Sul mercato esistono diversi modelli di trappole, ad esempio quelle dotate di sensori in grado di rilevare la presenza dell'animale e di inviare un messaggio all'agricoltore in modo che non debba ogni giorno passare a controllare.
Per incoraggiare questo strumento di controllo la Regione Piemonte ha anche ammesso l'autocostruzione delle trappole. Dopo la costruzione tuttavia l'agricoltore deve inviare una segnalazione alla regione che invierà un suo tecnico sul posto. Accertata la conformità della trappola viene assegnato un codice identificativo che deve essere apposto sulla trappola stessa.
Tra le varie tipologie di trappole ci sono anche i recinti di grandi dimensioni, al cui interno viene inserito dell'attrattivo alimentare, dotati di una porta che può essere chiusa a distanza. In questo modo è possibile catturare anche molti esemplari.