La pericoltura in Italia sta attraversando un periodo di forte crisi dovuto alla scarsa produzione per ettaro e alla moria di alcune cultivar di pero (Pyrus communis) più importanti a livello commerciale, come Abate Fétel.
Più cause contribuiscono a questo fenomeno amplificandolo e costringendo i produttori ad espiantare per il basso o addirittura mancato reddito. Le più sentite dai produttori sono sicuramente gli eventi climatici estremi, le fitopatologie (maculatura bruna, colpo di fuoco batterico, psilla, cimice asiatica) e la minor vigoria dei portinnesti.
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Da un punto di vista varietale poi la produzione di pere si basa su poche cultivar principali che sono Abate Fétel, Williams, Kaiser, Conference. Vi sono poi altre cultivar, alcune più marginali di altre: Coscia, Guyot, Max Red Bartlett, Decana del comizio e Passa crassana. L'assenza di innovazione ha portato così il settore ad un "ristagno" varietale che ne sta causando il progressivo abbandono.
La domanda, quindi, sorge spontanea: queste varietà per quanto ancora riusciranno a stare al passo con i futuri cambiamenti?
Una risposta (e soluzione) potrebbe arrivare dai programmi di miglioramento genetico, che seppure pochi per questa specie, possono fornire interessanti novità.
Le alternative varietali più interessanti
Per il pero gli obiettivi principali del miglioramento genetico sono i seguenti:
- estensione del calendario di raccolta,
- elevata qualità organolettica e nutraceutica,
- resistenza e/o tolleranza al colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora) e psilla (Cacospilla pyri),
- nuove caratteristiche estetiche e nutraceutiche del frutto,
- nuovi ibridi interspecifici con pero europeo e asiatico.
Il ristretto panorama varietale italiano è caratterizzato da cultivar che si affermarono a partire dagli anni '50 e che sono tutt'ora ancora molto apprezzate, perché rappresentano per i consumatori la tipica pera italiana (basti pensare ad Abate Fétel). Ne consegue quindi che inserire nuove varietà sul mercato che siano competitive a quelle tradizionali non sia semplice.
Inoltre, il lungo periodo di selezione per costituire nuove varietà (almeno 18-20 anni), lo scarso ricambio generazionale nelle aziende e la poca certezza economica dei produttori al momento di rinnovare gli impianti rendono più complessa l'innovazione.
Ma complesso non è sinonimo di impossibile, e difatti alcuni centri di ricerca con lo sviluppo di nuovi marcatori e tecniche di selezione sono riusciti a raggiungere alcuni degli obiettivi principali del miglioramento genetico con cultivar e ibridi interessanti.
In Italia un contributo è arrivato dall'Università di Bologna (Unibo) con le varietà PE2Unibo* Early Giulia, PE3Unibo* Debby Green, PE1Unibo* Lucy Sweet e PE4Unibo* Lucy Red. Queste si contraddistinguono dalle varietà tradizionali per la maturazione precoce ed intermedia, una produzione elevata, una polpa dei frutti dolce ed aromatica, una conservabilità buona e la resistenza al colpo di fuoco batterico.
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Interessante PE4Unibo* Lucy Red perché ha un sovraccolore rosso della buccia molto esteso, una caratteristica estetica e nutraceutica ancora in fase di osservazione nel pero e che si sta cercando di introdurre sia nella buccia che nella polpa.
Alcune di queste varietà firmate Unibo si stanno iniziando a coltivare in alcune zone dell'Emilia Romagna.
Un altro contributo arriva dal Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (Crea-Ofa) con sede a Forlì che ha incrociato le varietà di pere commerciali con antiche varietà.
Per esempio, sono stati svolti incroci con l'antica varietà Spina Carpi per ottenere ibridi con geni di resistenza e/o tolleranza alla psilla.
In questi incroci, inserendo anche del germoplasma ibrido americano, si è ottenuta una selezione promettente: Crea 133. Questa selezione si raccoglie nella terza decade di agosto, ha frutti di media pezzatura, un sovraccolore rosso sul 15-20% della buccia e buona qualità organolettica.
Per le caratteristiche estetiche e nutraceutiche con il supporto di New Plant si sono ottenute selezioni di pere con buccia rossa come Cra Rfr 180, Crea 179, Crea 185, Crea 125 e Crea 171. Queste presentano una percentuale di sovraccolore rosso che va dal 65% al 100%.
Invece per diversificare il calendario di raccolta il Crea-Ofa sta portando avanti nei campi di secondo livello le selezioni Crea 42 che si raccoglie nella prima decade di settembre e resistente anche al colpo di fuoco batterico, Crea 171, Crea 399 e Crea 185 che si raccolgono tutte nella seconda decade di settembre.
Alcune di queste accessioni stanno proseguendo con le valutazioni su piccole superfici sperimentali. Attendiamo perciò i prossimi sviluppi.
Per diversificare la polpa del frutto sono in atto programmi di breeding fra pero europeo e asiatico
(Fonte: ©David - Adobe Stock)
Programmi più avanzati di miglioramento genetico svolti in Nuova Zelanda e Israele hanno selezionato ibridi interspecifici ottenuti dall'incrocio fra peri europei e asiatici in incroci a due vie (Pyrus communis x Pyrus pirifolia) o a tre vie (Pyrus communis, Pyrus pirifolia e Pyrus calleriana) ma altri programmi sono in corso.
Ne è un esempio l'ibrido PremP009 commercializzato con il marchio Piqa®Boo® (Plant & Food Research, Nuova Zelanda) che combina le caratteristiche positive dei peri europei e asiatici. Per questa cultivar si stanno valutando specifici portinnesti e specifiche forme di allevamento per ottimizzarne la coltivazione.
Gli ibridi interspecifici potrebbero essere una buona alternativa per risollevare il settore, perché la progenie possiede le caratteristiche positive di entrambi o di tutti i genitori. I peri, perciò, risultano molto più performanti e se gestiti in maniera razionale possono raggiungere rese per ettaro molto elevate, rispetto ai parentali di partenza.
Le alternative per il portinnesto
Abbiamo detto sopra che una delle cause del deterioramento delle piante è la minor vigoria dei portinnesti. Infatti la pericoltura intensiva si basa sull'utilizzo del pero cotogno (Cydonia oblonga) come portinnesto principale.
Ma perché proprio il cotogno? Questa specie ha degli effetti positivi sulla varietà innestata che sono una bassa vigoria (effetto nanizzante), una omogeneità di coltivazione, un'entrata in produzione precoce e una maggiore qualità dei frutti.
La ricerca ha così costituito diverse selezioni, anche molto famose, derivanti da Cydonia oblonga: BA29, MA, MC, MH, Adams e Sydo tutt'ora molto usate dai pericoltori.
Il cotogno però ha una bassa affinità di innesto con alcune cultivar, come con l'Abate Fétel. Questa disaffinità fra i due bionti causa enormi problemi all'impianto perché le piante risultano più suscettibili sia ad alcune fitopatie che ad alcuni stress ambientali come la carenza idrica.
Per risolvere queste problematiche si stanno rivalutando l'uso dei portinnesti franchi da seme, ovvero piante "intere" nate da seme in cui non viene applicato l'innesto, e perciò non vi è l'unione di due bionti diversi.
I franchi da seme sono peri con un'elevata rusticità e se usati come portainnesti hanno una grande affinità di innesto con tutte le cultivar. Di contro però sono molto vigorosi e questa caratteristica non li rende adatti ai moderni impianti.
La loro l'evoluzione, perciò, sono i portinnesti franchi clonali, in cui le piante sono moltiplicate e autoradicate in vitro. I clonali sono tendenzialmente meno vigorosi dei franchi da seme, ma mantengono una buona rusticità e affinità di innesto; inoltre essendo prodotti in un ambiente protetto sono sicuri da un punto di vista fitosanitario e genetico.
Un esempio di portinnesto clonale è il Farold®40, che fa parte del gamma Farold®.
Infine, la ricerca sta valutando anche l'utilizzo di cultivar di pero autoradicate, per esempio come Conference e Williams. In pratica invece che allevare queste varietà per la produzione di frutta si utilizzano come apparato radicale da innestare su altre varietà di pregio come Abate Fétel.
Questi portinnesti potrebbero essere quindi delle valide alternative al tradizionale cotogno ma per capirne le performance agronomiche sono attualmente in fase di osservazione.
Per concludere, un apparato radicale efficiente gioca un ruolo chiave nel definire la suscettibilità o meno agli stress biotici ed abiotici, la produzione per ettaro e la qualità dei frutti. Anche per questo aspetto attendiamo quindi i prossimi sviluppi.
Riferimenti bibliografici consigliati
Giuseppina Caracciolo, Giuseppe Pallotti, Sandro Sirri, Gianluca Baruzzi, Nuove selezioni di pere presso il Crea Ofa di Forlì, rivista Frutticoltura numero 10, speciale vivaismo e miglioramento genetico, 2018.
Questo articolo è stato modificato in data giovedì 23 novembre 2023 nella parte in cui si cita il nome del Crea di Forlì nel paragrafo delle alternative varietali più interessanti.