"Lotto tutti i giorni", banale ma terribilmente vero. Essere donna oggi, in Italia, significa ancora avere la strada in salita e, l'attualità dettata dalla pandemia, continua a peggiorare una situazione già drammatica di divario e di dispartà tra i generi.

Da quando, causa Covid-19, siamo entrati nella fisarmonica di apertura e chiusura delle scuole, Dad, smart working e permanenza forzata tra le mura domestiche, si è avuta un'impennata di violenza sulle donne e di posti di lavoro persi. Le chiamate al numero antiviolenza promosso dal dipartimento per le Pari opportunità da marzo ad aprile 2020 sono state 5.031, il 75% in più rispetto al medesimo periodo del 2019. (Fonte: ministero della Salute). Non solo, ad acuire le diseguaglianze c'è la perdita del lavoro: a dicembre 2020 su 101mila posti di lavoro persi, 99mila sono stati di donne (dati Istat) mentre, in tutto il 2020, su 444mila posti persi il 70% ha riguardato le donne. Ma c'è  un altro dato. Il 2020 ha visto un incremento dell'8,5% sul 2019 delle donne che hanno scelto le dimissioni volontarie e, parliamo di 707mila donne inattive in più specialmente tra le giovani. Fonte: Repubblica e Wired.

Perché? Alle donne sono riservati settori lavorativi - domestico e servizi - fortemente colpiti dalla crisi e caratterizzati da contratti precari, hanno salari mediamente più bassi e dunque più sacrificabili, raramente occupano posizioni di comando e faticano più degli uomini a gestire lo smart working, avendo in capo la maggior parte del lavoro di cura della famiglia.
 

L'otto marzo tutti i giorni

Oggi è la Giornata internazionale di mobilitazione contro la violenza maschile e le discriminazioni di genere e cogliamo l'occasione per farci domande che andrebbero tenute a mente ogni singolo giorno: Come può una donna non indipendente economicamente liberarsi della violenza fisica e uscire dalla disparità? E, come può una donna vissuta nella discriminazione uscire dalla sua morsa? Da dove si parte per arrivare alla parità di genere?

Non parliamo di supereroi ma di donne uguali a tanti uomini. La differenza sta nelle opportunità che la società non rende equamente accessibili all'uno e all'altro genere. Le storie che abbiamo raccolto grazie alla collaborazione delle numerose protagoniste vogliono essere rappresentative di un messaggio: quando vengono scardinati i paletti culturali e si va oltre le paure, anche in settori a prevalenza maschile come quello delle macchine agricole, di posto al timone ce n'è per tutti e tutte.
 

Meccanica agricola: genere femminile

Lucia Salmaso, managing director di BKT Europe, lavora da ormai quaranta anni in questo settore. "Se guardo indietro devo ammettere che non è stato affatto facile. A momenti duri si sono alternate tante belle soddisfazioni, ma le sfide sono state davvero tante e, a quelle che ogni giorno deve affrontare un uomo, se ne sono aggiunte altre per il solo fatto di essere donna. Nella mia carriera, come credo capiti a molte donne, ci sono state situazioni ben poco edificanti. Lo mettiamo in conto, ma non per questo siamo disposte a tollerarlo. Mi sono sentita talvolta sola ed emarginata, ma non mi sono arresa ed ho affrontato ogni situazione con determinazione, positività e orientamento alla soluzione. A volte, ho anche dovuto arrendermi e cedere di fronte all'evidenza che determinati ambienti 'tossici' per le donne non potessero cambiare. Allo spreco di energie che comporta combattere i mulini a vento, ho quindi preferito cambiare rotta per trovare altrove soddisfazione, sostegno e riconoscimento. Oggi il tempo ha lavorato per la trasformazione sociale e culturale. Le donne, in settori un tempo appannaggio di soli uomini, sono sempre più numerose. In BKT Europe, sette su dieci sono donne. La parità non è ancora pienamente raggiunta e, aggiungerei, non tocca solo in termini di genere, ma anche per etnia, età, provenienza sociale e culturale, e molto altro ancora.

L'ho vissuto negli anni addietro e ancora esiste, il divario di trattamento salariale rimane tra i punti di ancoraggio di una mentalità difficile da scardinare, fondata sulla differente percezione di valore che si riconosce al lavoro di un uomo e di una donna. Ce lo lasceremo alle spalle quando le donne prenderanno coscienza di non 'valere di meno' di un uomo, e quando anche la solidarietà tra donne si cristallizzerà in azioni concrete. Tra gli aneddoti che amo raccontare, perché spiega in poche parole cosa ha significato essere donna in questo settore, nel 1995 alla mia prima edizione di Eima come direttore marketing dell'allora Pirelli, mi trovavo allo stand e un agricoltore si è avvicinato per chiedere informazioni. Quando ho iniziato a fornire le risposte, mi ha interrotto chiedendomi: Ma il suo capo non c'è? Non posso chiedere a lui?".

Eleonora Benassi, amministratore delegato di Kverneland Group Italia, lavora nel settore dal 1982. "Quando lo stereotipo culturale bocciava con evidenza la presenza di donne in certe posizioni, nel nostro settore l'atteggiamento era ancora più radicato di oggi. Non posso dire di non avere incontrato difficoltà, ma sin dall'inizio avere incontrato persone che hanno avuto fiducia nelle mie capacità e nella mia grande passione per questo lavoro è servito, insieme a quella che mi piace definire una buona dose di giovanile incoscienza, ad affrontare gli ostacoli che ci sono stati e, a dir la verità, spuntavano come funghi. Fondamentale è stata la grande volontà di propormi per quello che sono: semplicemente una donna che lavora in un ambiente di uomini e voleva, ma anche 'doveva', imparare il mestiere meglio di loro, senza curarsi se potesse andare bene al mondo oppure no.

Non sono mancati momenti che ora ricordo con il sorriso. Durante un'Eima di tanti anni fa in cui, per la prima volta, gestivo da sola uno stand, molti uomini entrando nell'area espositiva prima guardavano le mie gambe, poi le macchine e sghignazzavano. Ho resistito un giorno, poi li ho affrontati prima gentilmente e poi più energicamente invitandoli a lasciare lo stand. È stata una presa di coscienza di ciò che mi aspettava. Non mi ha spaventato, ho accettato divertita la sfida e sono ancora oggi felice di averlo fatto. Oggi penso francamente sia solo aumentato il livello di tolleranza maschile verso la presenza di donne in posizioni chiave. Lo stereotipo non è affatto debellato e forse non lo sarà mai. Domarlo resta un punto fermo nella crescita personale delle donne che intraprendono carriere in contesti lavorativi prettamente maschili. Le leggi sul lavoro tendono a tutelare la parità di trattamento economico ma non bastano, siamo noi a doverlo discutere con la giusta forza quando non lo riteniamo congruo. Nella mia azienda la forza lavoro femminile è pari al 43%, nonostante il settore"
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Elisabetta Rivolta, marketing manager divisione trattori di Kubota Europe, lavora da quasi diciotto anni in Kubota. "Le persone che ho incontrato in ruoli sopra al mio, hanno sempre apprezzato e apprezzano il mio lavoro non mancando di farmelo sapere. Ciò nonostante, devo ammettere che dolcezza, disponibilità e gentilezza, assolutamente da vedere come qualità, non sempre pagano a livello professionale. Insomma, guai a chi abbassa la guardia. Sono molti i paesi europei in cui le donne ricoprono ruoli molto importanti ottenendo ottimi risultati. L'Italia dichiara e crede di voler cambiare, ma, come dice il proverbio, tra il dire e il fare...".

Simona Rapastella, direttore generale di FederUnacoma per cui lavora da venti anni. "L'industria meccanica italiana ha una storia in larga parte fatta di imprese familiari passate di padre in figlio e, in questo senso, si può dire che si tratta di un mondo prettamente maschile. Non sono mancate e non mancano però personalità femminili chiamate a guidare le imprese di famiglia o a rivestire ruoli manageriali e di primo piano in azienda. Questa tradizione femminile, nel nostro settore, è un precedente importante che ha aperto la strada alla mia generazione. Senza dubbio, una difficoltà tutta femminile è quella di conciliare il lavoro con le necessità della famiglia che richiede una certa capacità organizzativa. Nel campo delle pari opportunità i progressi ci sono ma non procedono in modo lineare. A tratti sembra vengano fatti passi avanti ma poi si torna indietro, soprattutto quando affiorano vecchi stereotipi. Il problema del diverso trattamento economico esiste ed è importante che le donne 'facciano rete', che abbiano maggiori occasioni di incontro per analizzare la questione, proprio perché la presa di coscienza collettiva è l'elemento che muove le cose e può fare la differenza".

Hélène Bariod, da nove anni in New Holland Agriculture con base in Francia e dal 2019 ricopre il ruolo globale di brand communication manager per le macchine vendemmiatrici e raccogli olive. "Mio nonno era un agricoltore e mi piaceva molto prendermi cura dei suoi animali. Ho iniziato a studiare in un istituto agrario a quattordici anni, è una passione che ho da quando ero bambina, e mi sono laureata come ingegnere agronomo nel 2010 specializzandomi nei macchinari agricoli. Con il lavoro in New Holland ho scoperto molti aspetti della viticoltura, incontrato clienti internazionali e visitato molti paesi e regioni del mondo, imparando moltissimo. Le macchine agricole sono la mia passione, ma ancora oggi questo è un settore difficile in cui farsi strada se sei una donna, soprattutto se sei hai una professionalità tecnica. È stata una grande sfida per me conquistare la fiducia di colleghi e clienti dimostrando ogni giorno le mie competenze e professionalità. Ma sono felice del percorso che ho fatto e i traguardi che ho raggiunto mi hanno dato tanta soddisfazione, mi hanno aiutato ad essere la donna che sono oggi, più forte, orgogliosa e capace di affrontare ogni giorno sfide nuove".

Santie Saayman, propietaria e manager della concessionaria Lydenburg che vende trattori Landini ma che ha anche un'officina di riparazione nell'omonima città in Sudafrica, non ha sempre avuto la vocazione per i trattori. Dopo la scuola Santie ha iniziato a lavorare in una concessionaria di trattori e attrezzature e, poco alla volta, nel 2014 è diventata socia della concessionaria di cui dal 2020 è proprietaria. "Credo che una donna possa aggiungere valore e avere successo anche in ambiti tradizionalmente maschili, abbiamo le stesse capacità e possiamo mettere sul tavolo esperienze, prospettive e competenze diverse, dando un contributo insostituibile al posto di lavoro. Quando sono evidenti la profonda conoscenza, la competenza e la capacità di generare un valore aggiunto, non ci si deve preoccupare di essere accettate dal cliente perché donne".

Denise Meyer, come Santie, è a capo della concessionaria Landini e McCormick nella città sudafricana di Middelburg. "Mi sono fatta le ossa nel settore automobilistico ma sono cresciuta in un'azienda agricola, capisco il settore, so come funzionano le cose in una fattoria e so come ragionano gli agricoltori. Questo, insieme alle mie conoscenze meccaniche e agricole, è stato un vantaggio quando mi sono affacciata al mondo della meccanica agricola. Tutti aspetti che ancora oggi costituiscono la base delle nostre eccellenti relazioni con i clienti e, in definitiva, del successo della concessionaria. Se conosci il tuo prodotto, anche in qualità di donna, potrai dare buoni consigli e il giusto supporto guadagnando rispetto e credibilità. Se mantieni ciò che prometti, avrai il sostegno dell'agricoltore".

Giulia Castoldi, marketing manager di BCS, ma anche consigliera del Gruppo meccatronici e del Consiglio generale di FederUnacoma, rappresentante filiera automotive e parte del Consiglio generale di Assolombarda, rappresenta la terza generazione Castoldi. "Sono arrivata a ricoprire questa posizione grazie ai miei studi. Ho fatto esperienza al marketing di una holding. In BCS il criterio di valutazione di una risorsa è da sempre solo meritocratico e io non ho fatto eccezione. Ho avuto l'opportunità di fare un percorso trasversale a più reparti che mi ha permesso di conoscere le diverse realtà del Gruppo, e questo ha in effetti fatto la differenza ma unicamente per la formazione approfondita che ho ricevuto. In quanto donna credo di avere incontrato le difficoltà che incontrerebbe chiunque in una qualunque azienda, a prescindere dal contesto: difficoltà che in generale riguardano la formazione e l'acquisizione delle competenze necessarie per farsi strada. Lavorare in un ambiente con una percentuale di uomini molto alta, se sai fare il tuo lavoro con passione e competenza, non è un problema. A ciò aggiungo che non ho mai ricevuto un trattamento economico diverso da quello dei miei colleghi maschi. In generale in BCS il compenso rispecchia il livello occupato, indipendentemente dal genere. Riconosco però che la disparità salariale rimane un argomento molto forte e attuale, ma credo siamo sulla strada del cambiamento. È fondamentale che, laddove ci sia un gap, vada assolutamente colmato".

Selin Tur, responsabile electrified powertrain di Fpt Industrial, ha un master in Ingegneria elettronica e, prima di arrivare in Fpt, è stata direttore tecnico in Formula E e, prima ancora, parte del team corse di Formula 1. "Da bambina sognavo di fare l'ingegnere e già a sette anni mi incuriosivano i Pc e volevo capirne il funzionamento. In quanto donna, forse è stata un po' dura, ma non ho avuto grandi problemi. Sono una delle poche donne con questo ruolo e a volte sento, per questo, di essere oggetto di molta attenzione. Succede, soprattutto nelle conferenze dove rappresento l'azienda, che stupisca il mio ruolo e di essere associata di default a mansioni in reparti non ingegneristici. A volte, quando ricevo email da nuovi contatti, si rivolgono a me con 'Dear Mr. Tur' dando per scontato che io sia un uomo, non conoscendo le origini del mio nome turco".
 

Da donna a... uomini e donne

Abbiamo chiesto alle intervistate un messaggio per le nuove generazioni. Un messaggio che non vorremmo arrivasse solo alle ragazze e donne di domani ma anche e, perché no, soprattutto ai ragazzi e futuri uomini, perché la chiave di volta sarà comprendere che, come disse Simone De Beauvoir, "Voler essere libero/a è anche volere che gli altri e le altre lo siano".

"Le ragazze oggi hanno una grande opportunità" pensa Giulia Castoldi. "Possono scegliere dove e in che modo affermarsi. Suggerirei loro di mettersi alla prova, di non smettere di cercare la loro strada con passione e determinazione, ma soprattutto di rivolgere il loro interesse anche a settori fino a qualche tempo fa prevalentemente maschili, che oggi stanno aprendo alle donne nuove opportunità". 

Selin Tur, si dice fortunata perché nella sua esperienza lavorativa ha sempre avuto il rispetto dei colleghi e il rimando che ciò che conta è quello che fai, non il tuo aspetto. "L'ingegneria è un settore senza confini che apre sbocchi dalla robotica all'aeronautica ed è piena di divertimento, rende la vita migliore, più facile, sostenibile e intelligente. Questa è una grande soddisfazione".

Alle ragazze di oggi Eleonora Benassi manda il messaggio che riserva sempre a quelle che chiama le "mie ragazze": "La cultura del lavoro deve essere parte importante del bagaglio valoriale di una ragazza o donna di oggi. Purtroppo non è sempre cosi, la scuola dovrebbe esercitare un ruolo ancora maggiore di quello della famiglia. Alle giovanissime direi di non perder tempo, perché senza che ve ne accorgiate è già passato. Trovate la strada che volete percorrere e metteteci tutto l'impegno possibile senza perdere di vista la dedizione, il rispetto di sé e degli altri e la capacità di farvi apprezzare per quello che siete e potete dare".

"Il primo grosso cambiamento deve arrivare da noi donne - afferma Elisabetta Rivolta - che dobbiamo imparare a credere di più in noi stesse e nelle nostre capacità, dobbiamo imparare a fare squadra cercando di non scendere a troppi compromessi per compiacere gli altri".

"La bellezza del genere umano risiede in tutte le sue sfaccettature" ci dice Lucia Salmaso. "Il business ha bisogno della diversità che è arricchente, da essa nascono le idee. Una donna in un ambiente prettamente maschile porta prospettive diverse e idee diverse. Sono molte le aziende che lo hanno capito e lo trasformano in un punto di forza. Alle ragazze consiglio di avere sempre un atteggiamento positivo, vorrei dire a tutte: guardatevi dentro. Ogni donna ha una forza incredibile, non lasciatevi sopraffare dalle emozioni, dal sentirvi sfidate o isolate. Spegnete per un attimo il cuore e con la testa elaborate la strategia per vincere la sfida del momento. Che non significa snaturarsi ma imparare a proteggere se stesse, ad avere per prime rispetto di noi. Poi, non abbiate timore ad abbandonare le battaglie con i mulini a vento o con i 'dinosauri'. Non vi meritano e non lo capiranno mai, ma non è colpa vostra".

"Imparate a distinguere le critiche che nascono dal pregiudizio di genere da quelle che invece hanno un loro fondamento" consiglia infine Simona Rapastella alle ragazze che entrano nel mondo del lavoro. "Nella vita professionale si impara dagli errori e dalle persone di maggiore esperienza. I pregiudizi esistono, non c'è dubbio, ma non sempre sono all'origine delle critiche che ricevete, pensarlo significa perdere opportunità di crescita. Inoltre, non vanno perse la cura e la sensibilità femminili, valori importanti anche nel contesto professionale. Aggiungono visioni, capacità trasversali ed opportunità che trovo fondamentali soprattutto in tempi come quelli che oggi viviamo.

Un paio di anni fa dovevo parlare della nostra realtà industriale e della rassegna fieristica Eima all'interno di un forum internazionale cui partecipavano tante persone. Ho portato me stessa, la passione per il mio lavoro, la necessità di una continua preparazione e, ovviamente anche la mia femminilità. In fase di presentazione del mio ruolo ho percepito perplessità nei confronti di una donna che discute di 'metalmeccanica'. Ho quindi espressamente rotto il ghiaccio affermando che avrei parlato di trattori, macchine agricole e di una fiera che le rappresenta perché anche le donne si possono appassionare di questo mondo. A volte, le cose che non sono ovvie catturano maggiormente attenzione e possono rappresentare una crescita importante per tutti"
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