Il decreto è pronto e nelle mani del ministero dei Trasporti. Una firma e un timbro ed il gioco è fatto! 
Sembra semplice ma ci vorranno settimane, ma più probabile mesi (sei quelli ipotizzati dal Mit) affinché l'iter che ormai si trascina da ben più di tre anni trovi un epilogo.
 

Le ultime news dal Sima

È stato lo scorso 25 febbraio in occasione della kermesse parigina dedicata alla meccanica agricola che abbiamo avuto modo di incontrare Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, e Roberto Rinaldin, presidente di Unacma, che ci hanno chiarito un po' la situazione.

"Centinaio ha fatto quanto promesso in occasione dell’Eima e ha sdoganato, per quanto riguarda il Mipaaft, tutta la parte legislativa e burocratica" ha spiegato Malavolti, anche se - aggiungiamo noi - l'anno si è chiuso e del decreto non c'è traccia.
Ora la palla è nelle mani del Mit che deve avere l'ultima parola trattandosi, alla fine, di un decreto attuativo del ministero dei Trasporti in cui quello dell'agricoltura rientra per un concerto.
"Il testo era già stato concordato - precisa il presidente della federazione italiana che rappresenta i costruttori di macchine agricole - per cui siamo..." "alle battute finali - interviene Rinaldin - solo che avvertiamo quello che probabilmente si avverte anche a livello nazionale, e cioè che il Mit sta decidendo di non decidere".
"Questo ci sconforta un po’
- aggiunge il rappresentante dei dealers di macchine agricole -, dopo così tanto tempo e così tante condivisioni, siamo fermi di fronte ad una firma e non capiamo perché questo accordo non si voglia chiudere"
 

Palla avvelenata

Prendere e rilanciare la palla "che scotta" evitando di esserne colpiti e abbattuti. Un gioco che Mit e Mipaaft devono trovare entusiasmante, altrimenti non si capirebbero le ragioni di volerlo rendere interminabile fingendo, a turno, di voler chiudere la partita per poi ripensarci immediatamente dopo aver ricevuto la palla. 
A luglio 2017 tutto era nella mani del Mipaaft (che interpellato si chiudeva in ermetico silenzio), ora tutto è nelle mani del Mit e intanto è passato più di un anno: un palleggio senza fine.


La burocrazia che uccide

Il problema è che a farne le spese sono gli agricoltori. Seppur in calo, gli incidenti in agricoltura sono ancora molto alti - nei primi 8 mesi del 2018 l'Inail ha registrato 86 incidenti mortali, uno ogni tre giorni.
"In Italia abbiamo oltre 100 morti tutti gli anni e, oltre a essere il fanale di coda dell’Europa, siamo uno dei pochi settori rimasti sprovvisti di revisione" specifica Malavolti.

La crescita del comparto agricolo, secondo il parere dei due presidenti, passa per la crescita del parco macchine e per quella professionale degli addetti ai lavori. "I giovani - si trovano d'accordo - devono avere la possibilità di lavorare in un ambiente sano e sicuro".

Volendo portare la questione su un piano meramente economico, "la revisione - afferma Rinaldin - non è una spesa ma un affare anche per le istituzioni. Vive da sola con la quota che i proprietari dei mezzi da revisionare dovranno pagare. Ad oggi, i concessionari sono gli unici che hanno investito".
"Stesso discorso vale per gli agricoltori
- rinforza Malavolti - I costi di un infortunio e ancora peggio di una morte sono drammatici e, a livello di filiera, molto più impattanti di quel poco che c’è da investire nella revisione resa molto leggera dal nostro lavoro insieme a quello delle associazioni di agricoltori".

E, dopotutto, ad essere toccati dalla legge saranno gli agricoltori medio-piccoli o non professionisti. Contoterzisti e agricoltori con dipendenti e quindi già legati a Inail, da tempo hanno le carte in regola e standard di sicurezza che permettono la necessaria efficienza lavorativa e la dovuta sicurezza sul lavoro.
 

Vince la versione light

Quando partirà avremo quindi una revisione basica in versione light che indagherà lo stretto necessario affinché la macchina sia abbastanza sicura. Con buona probabilità parliamo di freni, luci e roll bar, "un livello base degli standard europei" chiosa Malavolti.

Scongiurato il mischione di una revisione omnicomprensiva unificata per tutti i settori ipotizzato a livello ministeriale pochi giorni prima del Sima e definito il decreto attuativo, la domanda è: chi blocca?