Revisione per i mezzi agricoli e patente agricola: due vasi di Pandora che il Decreto sviluppo ha scoperchiato e che ora, perché possano essere occasione di crescita e di sviluppo del comparto, come (ci auguriamo) nelle intenzioni del legislatore, devono essere gestiti al meglio.

E' questa la fase più critica per entrambe le questioni, Se è vero che all'operatività della revisione manca un anno, è altrettanto vero che i punti oscuri su cui far luce sono talmente tanti e fondamentali che sarebbe lecito sentirsi già in ritardo.
In merito alla patente agricola poi, il ritardo è reale dal momento che sarà operativa dal prossimo febbraio e che niente o poco di definito esiste.

Ne abbiamo parlato con Sandro Liberatori, direttore generale di Enama, l'Ente nazionale per la meccanizzazione agricola che racchiude in sè, in qualità di soci, AssocapCiaColdirettiConfagricolturaUnacma, FederUnacomaUnima e, in qualità di soci di diritto, il ministero delle Politiche agricole e forestali, le Regioni, e il Cra-Ing. 


Qual è la posizione di Enama su quanto previsto dalla recente norma giuridica in termini di revisione? 

"La revisione anche per le macchine agricoleè prevista dal Codice della strada. Non è mai stata attuata per mancanza di norme che la reggessero. In questo senso è quindi una questione che avrebbe dovuto essere affrontata da tempo. Il disposto ultimo, farà da spartiacque tra i mezzi che si potranno utilizzare e quelli che andranno revisionati; una questione nella quale convivono aspetti positivi ma anche negativi.
Tra i primi, avremo un parco macchine più sicuro e meglio gestito ma dall'altro lato, sussistono una serie di problematiche di cui non possiamo non tenere conto, come l'età del parco macchine stesso, molto avanzata, cui si affianca una situazione di difficoltà 
delle realtà agricole nazionali generata da fattori ambientali - terremoti e alluvioni - ma anche economici.
Se dunque, alla diffusa difficoltà, aggiungiamo l'esborso richiesto per l'adeguamento del parco macchine, ne emerge un quadro tutt'altro che positivo".



Manca poco alla dead line fissata per l'emanazione del documento di attuazione. Cosa vi aspettate in termini pratici?

"Un approccio 'soft' alla questione, come per altro già sperimentato in Spagna dove da anni viene fatta la revisione ai mezzi agricoli. Un approccio che prenda in considerazione inizialmente solo alcuni aspetti della macchina quali luci, sterzo, freni, l'arco di protezione e così via, per poi immetterne con il tempo, di sempre più specifici. A questo vanno associate misure di sostegno economico per le macchine più vecchie o per chi non abbia la possibilità di rinnovare o adeguare i mezzi di lavoro. 
Per questo, Enama e le filiere associate esprimendo una volontà e un interesse comune, hanno recentemente deciso di produrre quanto prima una proposta indirizzata al ministero dell'Agricoltura, associato di diritto, a favore di una maggiore sicurezza ma che non sia penalizzante per gli operatori". 



C'è chi vede nella norma un'occasione di rilancio del mercato interno, evidentemente sofferente.

"Forse si ma forse no, il risultato potrebbe essere quello di avere macchine vecchie adeguate o macchine nuove in sostituzione delle più vecchie. In generale, non è una norma ad accrescere la quantità di denaro in circolazione. Servono altre norme che prevedano forme di aiuto per le aziende più deboli; allora, andremo nella direzione giusta. Pensare a un completo rilancio del mercato grazie a un provvedimento di questo tipo non penso sia il caso".


Chi farà la revisione?

"Per ora manca un'apparato simile a quello in essere per gli autoveicoli. Si deve considerare che controllare la frenatura di un autoveicolo è una cosa, ma per le macchine agricole e mi riferisco a macchine ad uso professionale di grandi dimensioni, è un'altra; ci vogliono le strutture adeguate".


In attuazione al decreto legislativo n°81 del 2008 articolo 73, è previsto un periodo di formazione professionale. La famosa patente agricola, un altra novità onerosa. Qual'è la vostra posizione?

"La formazione è importante perché chi è formato lavora meglio di chi non lo è; questo è il presupposto di base. Ma perché un provvedimento non venga letto come un balzello di scarsa utilità, occorre pensare alle conseguenze che avrà.
Primo fra tutti, per la formazione si fa riferimento ad Enti accreditati ovvero aderenti a parametri strutturali ben precisi, senza per questo definirne l'adeguato grado di formazione, preparazione e esperienza pratica.
Si stanno per questo proponendo come formatori soggetti che non hanno esperienza con il mondo agricolo ma che sono spinti dal business. A questo siamo profondamente contrari.
Riteniamo che la formazione sui mezzi agricoli debba essere fatta da esperti in grado di fornire insegnamenti utili agli agricoltori che il mezzo lo usano tutti i giorni.  
Serve qualcuno che fornisca loro, ad esempio, gli strumenti utili ad affrontare correttamente situazioni di pericolo. Se ciò non avviene la norma è controproducente perchè verrà vissuta solo come un balzello.

Abbiamo recentemente scritto al ministero e siamo in attesa di una risposta, chiedendo un'azione correttiva a livello normativo che preveda lo svolgimento della formazione in agricoltura, da quanti abbiano comprovate competenze ed esperienza nel campo.
Enama ha pacchetti formativi sulla guida sicura, sulla guida per la riduzione dei consumi e così via; nelle prossime settimane proporremo ai soci un pacchetto per la patente agricola".

È realistica la possibilità di accesso a fondi Inail o dei Piani di sviluppo rurale?

"Spero di sì".


A completamento del quadro disegnato da Liberatori, che ritrae lo stato delle cose ad oggi, Roberto Limongelli dell'ufficio procedure certificazione, formazione e sviluppo sempre di Enama, ci ha fornito alcuni importanti chiarimenti.

Innanzitutto, il provvedimento riguarderà tutti gli operatori del settore agricolo, siano essi nuovi o con specifica esperienza documentata di almeno due anni alla data di entrata in vigore dell'accordo. I primi dovranno partecipare ai corsi di formazione entro due anni da tale data; i secondi dovranno effettuare un corso di aggiornamento entro cinque anni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Rimane poco chiaro cosa si intenda per 'esperienza documentata'.

Il possesso della patente A o B, avrà l'unico scopo di autorizzare la circolazione su strada. Non è escluso che un operatore possa lavorare in azienda, dopo aver ricevuto l'adeguata formazione prevista per legge, senza possedere la patente. Per questo i corsi riguarderanno anche quanti abbiano compiuto 16 anni di età.

L'ultimo chiarimento di Limongelli riguarda l'obbligo della presenza del sedile passeggero e della doppia guida, assenti nei cingolati. In questo caso, la questione verrà risolta prevedendo l'istruttore a terra, mentre per fare piena luce sugli altri punti oscuri, si dovrà attendere la pubblicazione delle linee guida applicative.