L'ultima ondata di maltempo che ha colpito fino a sabato 26 ottobre 2024 l'Italia centrosettentrionale rischia di aggiungere danni ulteriori a quelli già provocati durante e dopo quella che ha colpito gli stessi territori a partire dal fine settimana del 19 e 20 ottobre scorsi, accompagnata da eventi alluvionali.

 

Le prime segnalazioni di possibili danni causati dalla nuova perturbazione attiva già da ieri, 27 ottobre, giungono dalla Sardegna, dove Coldiretti sta monitorando attentamente la situazione nelle campagne dell'oristanese e del Sud Sardegna, dopo i violenti temporali che nella notte tra il 26 ed il 27 ottobre hanno investito gran parte del Centro Sud dell'isola.

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Intanto, in Emilia Romagna e Toscana diventa sempre più pesante la conta dei danni dell'ondata di maltempo della scorsa settimana, reso ancora più amaro dal bilancio degli aiuti stanziati per l'alluvione 2023, in larga parte ancora non spesi, come fa notare il presidente nazionale dell'Unione Coltivatori Italiani, Mario Serpillo.

 

Sardegna, attenzione alta

Durante la notte tra il 26 ed il 27 ottobre, molte aree della Sardegna sono state colpite da intense piogge che hanno generato situazioni di criticità. I campi di alcune zone risultano ora allagati a causa dell'esondazione di fiumi e torrenti, con conseguenze che potrebbero riflettersi sulla produzione agricola. Lo rende noto Coldiretti Sardegna.

 

Coldiretti sta dedicando un'attenzione particolare alle coltivazioni più delicate, come le insalate a foglia e le patate, maggiormente esposte al rischio di danni causati dall'accumulo d'acqua, e monitora attentamente la situazione delle piantagioni di carciofo, una delle produzioni più rappresentative del territorio sardo.

 

Le zone maggiormente interessate e sottoposte a monitoraggio intensivo includono l'oristanese e diverse aree del Sud Sardegna, come i territori tra San Gavino e Sanluri, Villasor, Villacidro, Villaputzu, la vasta area del cagliaritano e alcune zone del Sulcis. È proprio qui che il maltempo ha colpito con maggiore intensità, rendendo necessarie continue verifiche sul campo.

 

Emilia Romagna, semine bloccate

È allarme in Emilia Romagna per gli agricoltori alle prese con le semine autunnali di grano e orzo, in uno dei principali bacini produttivi d'Italia con 230mila ettari coltivati nel 2024. I campi sono inzuppati, se non addirittura allagati, in più l'eccesso di pioggia favorisce la crescita di erbe infestanti facendo lievitare i costi per arrestarne lo sviluppo.

 

Baricella, danni alle campagna provocati dall'alluvione

Baricella (Bo)

(Fonte: Confagricoltura Bologna)

 

La stima di Confagricoltura Emilia Romagna, aggiornata al 23 ottobre 2024, prima dell'ultima ondata che ha colpito fino a sabato scorso, è chiara: "Rischiamo di perdere il 30% della superficie destinata a grano e orzo, i terreni sono impraticabili e lo resteranno a lungo, le operazioni in campo subiscono ritardi e i nostri uffici - spiega il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini - seguono da vicino le aziende in difficoltà nella programmazione delle colture per sostituire, ove possibile, le semine dei cereali autunno-vernini con quelle primaverili di mais e sorgo in primis".

 

Nella provincia di Bologna, che conta più di 40mila ettari a grano e orzo, si prevedono mancate semine su 3mila ettari circa nelle zone collinari interessate da fenomeni franosi (qui infatti sarà quasi impossibile accedere ai campi anche nei mesi a venire), e su 5mila ettari in pianura, inclusi quelli ora alluvionati, dove però si dà per certa la pianificazione di altre colture in febbraio-marzo 2025. Piena emergenza e viabilità compromessa nel reggiano dove ci sono migliaia di ettari ancora sott'acqua, edifici parzialmente sommersi e centinaia di agricoltori danneggiati. In tutta l'area la semina salterà completamente. Anche gli oltre mille ettari allagati nel ferrarese non potranno essere destinati a semine autunnali (ma sono a rischio anche quelle primaverili e c'è chi pensa di abbandonare le coltivazioni).

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Nel modenese è stato finora seminato il 5-10% del grano previsto così pure in Romagna. I ritardi non dipendono esclusivamente dagli effetti delle alluvioni, ma anche dalle frequenti precipitazioni che, in taluni casi, non hanno consentito di terminare la raccolta della soia e di liberare così i terreni per i cereali autunno-vernini. Ci sono timori in provincia di Parma per lo slittamento delle semine: la maggior parte delle aziende è ferma. Anche nel piacentino le lavorazioni del terreno sono bloccate un po' ovunque causa smottamenti in collina-montagna e allagamenti nella bassa. Ci sono ancora pomodori in campo e si chiude una stagione tra le peggiori degli ultimi quarant'anni. Si auspica tuttavia di poter recuperare nelle prossime settimane.

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"La situazione è critica - sottolinea il presidente dei cerealicoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, Achille Savini - in alcune zone sono caduti più di 1.200 millimetri di pioggia da inizio anno quando la media annuale in Emilia Romagna si attesta a 600-700 millimetri. Preoccupa anche la crescente disaffezione verso la coltura spinta da un andamento dei prezzi fortemente penalizzante sia per il tenero che per il duro". Tutti questi numeri, a questo punto, sono puramente indicativi e nel dettaglio soggetti a verifica, viste le piogge cadute negli ultimi giorni.

 

Alluvione, campi allagati - Fonte Cia Imola

Danni provocati dall'alluvione nell'imolese

(Fonte: Cia Imola)

 

Toscana, raddoppiati i nubifragi

Sono raddoppiati i nubifragi che si sono abbattuti sulla regione dall'inizio dell'anno. Otto su dieci si sono verificati tra settembre ed ottobre. Un dato record. L'enorme quantità di acqua caduta in poche ore, incessante e violenta, ha causato l'esondazione di numerosi fiumi e canali, provocato frane e smottamenti, seminando distruzione e terrore. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base dei dati dell'European Severe Wheater Database. Le devastazioni non hanno risparmiato l'agricoltura e gli agricoltori potranno presentare sul portale di Artea, fino alle 23:59 del 15 novembre 2024, le segnalazioni propedeutiche all'auspicabile riconoscimento dei danni subiti. Nel frattempo monta la preoccupazione, soprattutto nelle zone costiere ed occidentali della regione già interessate, per i possibili ulteriori danni associati alle precipitazioni delle ultime ore.

 

"L'agricoltura è il settore economico più danneggiato dagli eventi estremi che sono sicuramente il frutto di una trasformazione climatica che è atto ma anche dall'incapacità di difenderci dai rischi e dei pericoli che questi cambiamenti stanno avendo sulla nostra vita - spiega Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana -. Stiamo affrontando una sfida epocale a mani nude quando avremo bisogno urgente di una nuova cassetta degli attrezzi per difendere le nostre case, le nostre aziende, il nostro futuro. Si deve agire sul fronte della prevenzione, che non è mai sufficiente, per mitigare il loro impatto, investire per ripensare il territorio su opere idrauliche ed interventi lungimiranti tenendo conto che questo genere di eventi saranno sempre più frequenti. L'altro tema è quello del consumo del suolo. Nonostante tutti questi segnali, chiari, evidenti, devastanti, continuiamo ad impermeabilizzare le superfici aumentando esponenzialmente l'insicurezza ambientale ed alimentare perché dove c'è il cemento non cresce più nulla. L'obiettivo ambizioso deve essere il consumo zero".

 

Secondo Coldiretti Toscana le eccezionali precipitazioni hanno messo a nudo la fragilità del territorio, considerando che il 100% dei comuni della regione si trova in aree a pericolosità frana ed idraulica ed il 90% della popolazione vive in zone alluvionabili. A pagare il prezzo più caro, questa volta, è stato il basso livornese, in particolare la Val di Cornia, considerato l'orto della Toscana dove oltre 2mila ettari di campi, per lo più coltivati ad ortaggi, sono finiti sott'acqua. Ma danni si sono registrati anche nel senese.

 

Calabria, ingenti danni all'agricoltura nel lametino

In Calabria la somma dei danni determinati dagli eventi alluvionali legati alle piogge eccezionali del 19, 20 e 21 ottobre scorso è un conto amaro: centinaia e centinaia gli ettari invasi dall'acqua e dal fango con danni alle produzioni. Oliveti, agrumeti, serre, vivai, vigneti, ortaggi il tutto invaso dall'acqua, mezzi e attrezzature di produzione che galleggiavano e strade rurali franate. Questo il quadro determinato dall'ondata di maltempo che ha colpito la zona del lametino secondo un primo monitoraggio della Coldiretti Calabria.

 

Gli eventi calamitosi hanno inferto un duro colpo al comparto agricolo lametino e hanno compromesso in modo irreparabile le campagne di raccolta e le conseguenti perdite di prodotto. Nella zona di Lamezia Terme, si riscontrano danni agli oliveti e agrumeti con i campi invasi letteralmente dall'acqua, il livello è salito sino alla chioma degli agrumi, gli oliveti invece benché preservati dalle chiome alte ritarderanno la raccolta delle olive a causa dei terreni impantanati che non consentono la raccolta meccanizzata, poiché è letteralmente impossibile pensare di addentrarsi con i mezzi.

 

La qualità e la quantità dell'olio ne risentirà notevolmente. Le chiome degli agrumi sono immerse nell'acqua limitando la raccolta laddove era iniziata e alterando notevolmente la qualità del prodotto e aumentando le perdite. Nel settore serricolo si registrano danni alle strutture e alle coltivazioni ortive con perdite anche del 100% nelle zone di maggiore ristagno acquoso.

 

Uci, larga parte degli aiuti non utilizzati

Mario Serpillo, presidente dell'Unione Coltivatori Italiani, ha espresso grande preoccupazione per la situazione nelle zone alluvionate dell'Emilia Romagna. Nonostante i fondi stanziati dal Governo lo scorso anno, la lentezza nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse sta causando gravi disagi alla popolazione e alle aziende colpite. "Il Governo ha messo a disposizione 3,8 miliardi di euro per affrontare l'emergenza, di cui 2,5 miliardi destinati alla messa in sicurezza del territorio e 1,3 miliardi per le aziende. Tuttavia, ad oggi, siamo riusciti a utilizzare meno di 2 milioni e mezzo di euro. Il problema non è la mancanza di fondi, ma la lentezza con cui vengono spesi" ha dichiarato Serpillo.

 

Il presidente dell'Uci ha sottolineato come la struttura commissariale debba essere potenziata e resa più efficiente: "La velocizzazione di questi processi è essenziale. Non possiamo permetterci che la burocrazia rallenti ulteriormente i lavori di ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio. È necessario un intervento immediato per supportare i comuni colpiti, che spesso hanno risorse umane limitate e uffici tecnici sovraccarichi".

 

Serpillo ha poi posto l'accento sulla necessità di pianificare interventi strutturali per proteggere il territorio: "Dobbiamo programmare interventi come la costruzione di casse di espansione, opere di rimboschimento, il rafforzamento degli argini e l'innalzamento dei ponti. Ma è altrettanto importante affrontare la questione della delocalizzazione, per allontanare le persone dalle aree più a rischio".