Nello scorso fine settimana l'Emilia Romagna è finita nuovamente sott'acqua a causa di intense precipitazioni verificatesi tra il 19 ed il 20 ottobre 2024, che hanno provocato l'esondazione e le rotture arginali di fiumi e torrenti. Le province più colpite sono Bologna, dove non si verificavano piogge così intense dal 1928, Reggio Emilia, Modena e Mantova in Lombardia.
Pesante la conta dei danni - tutt'ora in corso - nelle decine di migliaia di ettari di campagne allagate: serre abbattute dal peso dell'acqua, raccolti andati distrutti e semine bloccate a causa anche di ben 23 tra esondazioni e rotture arginali di fiumi e torrenti, le cui acque sono finite ovunque. Intanto, in queste ore, è di nuovo allerta rossa in Emilia Romagna, per il passaggio del colmo di piena del fiume Po.
Arpae, fenomeno intenso
Secondo un report dell'Arpae, Agenzia Regionale per l'Ambiente dell'Emilia Romagna, reso noto già il 20 ottobre 2024 "nella giornata di sabato 19 ottobre il territorio regionale è stato interessato da un'intensa perturbazione legata a una depressione sul Tirreno centromeridionale. Nel corso della mattina, tale configurazione ha convogliato correnti di Scirocco molto umide e instabili verso il settore costiero, con forti precipitazioni anche a carattere di rovescio".
Sempre secondo la medesima fonte, nelle 24 ore centrali dell'evento "sulla città di Bologna e sui bacini di Samoggia, Savena ed Idice, si sono registrate precipitazioni particolarmente elevate, con cumulate da 160 a 180 millimetri per metro quadrato e intensità orarie anche superiori ai 30 millimetri/ora e ai 100 millimetri in quattro ore consecutive. Intensità fra i 20 e i 30 millimetri/ora sono normalmente associate a temporali estivi di breve durata (inferiori ad un'ora), mentre in questo evento si sono mantenute per diverse ore consecutive. In particolare a Bologna S. Luca si sono registrati 148,5 millimetri/24 ore, paragonabili ai 150 millimetri/24 ore, massimo storico negli ultimi cento anni, registrato il 27 settembre 1928".
Leggi anche Allerta meteo: proteggersi dagli sciacalli della disinformazione
Bonifica Renana, argini fuori gioco in 18 punti
Secondo una nota stampa della Bonifica Renana "nell'ultimo mese nel bacino del Reno sono caduti 470 millimetri di pioggia in Appennino (pari al 60% dell'intera piovosità annuale media) e 260 millimetri nella pianura bolognese (cioè il 25% dei 650 millimetri annui)".
"Quindi - spiega la nota - le precipitazioni importanti di questi ultimi giorni (120 millimetri in montagna, 170-180 millimetri nella fascia pedecollinare e 50 millimetri in pianura) si sono riversate su suoli del tutto saturi e senza possibilità di ulteriore assorbimento".
Inoltre, negli ultimi giorni, si sono verificati 18 episodi tra rotte arginali ed esondazioni dei corsi d'acqua regionali che hanno scaricato nel reticolo di bonifica notevoli volumi di acque esterne al sistema consortile. In particolare, secondo quanto si apprende da Bonifica Renana si sono verificati i seguenti casi:
- rotta del torrente Ghironda sotto Anzola;
- esondazione del torrente Lavino a Sala Bolognese;
- esondazione in destra e sinistra idraulica del Navile, a Nord di Bologna;
- rotta arginale del Savena in destra idraulica a Baricella;
- rotte ed esondazioni del torrente Quaderna, argini destro e sinistro in vari punti;
- straripamento del torrente Idice su entrambi gli argini, a Budrio;
- esondazione del torrente Idice in due punti a Campotto di Argenta;
- rotta del torrente Sillaro argine sinistro a Castel Guelfo e argine destro nell'imolese.
Dal 18 ottobre è attivo 24 ore su 24 il servizio di piena della Bonifica Renana, con cento operatori attivi giorno e notte, per la gestione degli impianti idrovori e delle opere del sistema scolante di bonifica. "L'intera struttura consortile - si sottolinea nella nota - è completamente impegnata nello sgrondo dei numerosi allagamenti, in una logica di salvaguardia del sistema territoriale; la priorità attuale del Consorzio è rivolta principalmente alla tutela delle persone e delle aree urbane".
I venti principali impianti idrovori di sollevamento della Bonifica Renana (tra cui Saiarino e Vallesanta) sono tutti attivi, con una capacità massima di sollevamento pari a 233 metri cubi d'acqua al secondo. Agli impianti fissi, si somma l'attività delle dieci pompe mobili opportunamente collocate. L'intero reticolo scolante artificiale della Renana (costituito anche da 2mila chilometri di canali artificiali e 26 casse di espansione) sta fungendo da accumulo delle acque meteoriche in eccesso, con una capacità complessiva di stoccaggio pari a 60 milioni di metri cubi di pioggia.
Consorzio di Bonifica Emilia Centrale, assediati dalle acque
Il personale consortile del Consorzio di Bonifica dell'Emilia Centrale è al lavoro per la gestione dell'emergenza maltempo che ha colpito reggiano, modenese e mantovano. "Una situazione piuttosto seria a causa della concomitanza di una piena interna al comprensorio di bonifica e di una esterna avvenuta sui corsi d'acqua principali (Po e Secchia in primo luogo)" è scritto in una nota del Consorzio.
Il quadro, seppur con forte difficoltà, non presentava forti criticità sino a domenica 20 ottobre quando "poco dopo le 7 del mattino, si sono verificate ben 5 rotture arginali lungo tre corsi d'acqua esterni in gestione all'Agenzia Interregionale per il fiume Po: sul canalazzo Tassone (due rotture), sul cavo Cava (due rotture) e sul torrente Crostolo (una rottura); avvenimenti, questi, che hanno reso estremamente grave la situazione nel complesso".
"La perturbazione ha avuto il suo culmine nella serata di sabato, dopo le ore 20:00 - ha evidenziato il presidente dell'Emilia Centrale Lorenzo Catellani - con l'intensificarsi delle precipitazioni. Ciò è avvenuto dopo un'intera giornata di pioggia che, seppur non intensa, è stata costante. La Bonifica sta lavorando al massimo e siamo in contatto con prefetture, Protezione Civile e tutti i comuni interessati da questa emergenza".
Nell'area reggiana coinvolti Castelnovo Sotto, Gualtieri, Cadelbosco di Sopra e Novellara. Limitati allagamenti si sono registrati anche nella zona Sud di Reggio Emilia. Il Consorzio ha attivato tutti i suoi impianti di sollevamento acque - Torrione (Gualtieri), Rodanello e Bresciana (Reggio Emilia), San Siro (San Benedetto Po, Mantova), Mondine (Moglia, Mantova) - e ha inoltre aperto le casse di espansione sul cavo Parmigiana Moglia a Novellara, sul cavo Tresinaro a Rio Saliceto e sul cavo Naviglio a Correggio.
"Si segnalano zone piuttosto estese completamente allagate da evacuare, con famiglie e aziende agricole coinvolte - ha dichiarato il direttore generale dell'Emilia Centrale, Domenico Turazza -. Preoccupano in particolare le cinque rotture d'argine che continuano a scaricare ingenti quantitativi d'acqua nella nostra rete la quale, essendo già molto piena, non può smaltire, se non in tempi lunghi, simili quantità".
I danni all'agricoltura
Per Coldiretti ci sono "Decine di migliaia di ettari invasi dall'acqua e dal fango con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole da zucchero e altri cereali, frutteti e vigneti sradicati, agriturismi, serre, cantine, fabbricati e capannoni invasi dall'acqua, strade rurali franate".
Secondo l'organizzazione agricola nella bassa piacentina e nel reggiano l'acqua ha inondato i terreni appena seminati a cereali e quelli con leguminose e mais ancora da raccogliere. Danni anche ad alcuni fabbricati di aziende agricole. Sono a rischio - rileva Coldiretti - anche importanti estensioni di terreni con la presenza di serre e strutture agricole. Campi allagati anche nel bolognese, nel parmense, nel ferrarese. Migliaia gli ettari interessati ma la conta dei danni sembra destinata ad aggravarsi. Molte delle aziende agricole colpite avevano subìto danni anche dalle precedenti alluvioni dalle quali stavano faticosamente cercando di rialzarsi.
Leggi anche Alluvione in Emilia Romagna: dopo la terza, si ripianta o no?
Secondo Confagricoltura Emilia Romagna i danni sono estesi da Parma a Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna. "L'agricoltura è finita di nuovo sott'acqua con danni importanti agli impianti frutticoli e viticoli, alle orticole in campo, alle barbabietole da zucchero ancora da raccogliere, alle semine bloccate dei cereali autunno-vernini, ma anche alle strutture aziendali: serre, magazzini di stoccaggio, cantine e stalle" sottolinea la nota del 20 ottobre scorso di Confagricoltura.
Sin dal 19 ottobre piogge incessanti hanno travolto, addirittura per la terza volta in un anno, i terreni agricoli e le stalle nella zona di Fidenza e Castione Marchesi fino a Busseto, nel parmense; poi i vigneti nella zona di Cadelbosco di Sotto dove il canale Tassone e il torrente Crostolo hanno rotto gli argini, in provincia di Reggio Emilia; la zona di Carpi e Bomporto nel modenese e quella di Campotto nel ferrarese, già devastata dalle altre tre alluvioni. Si sono allagate anche le colture nell'hinterland bolognese a Budrio, Anzola, Castel Guelfo, Imola, Malalbergo e Baricella, come a Casalecchio, San Lazzaro, Pianoro e Monterenzio.
Decine di migliaia di ettari invasi dall'acqua e dal fango con danni alle produzioni
(Fonte: Coldiretti Emilia Romagna)
I commenti
"Coldiretti chiede alle istituzioni, da quelle nazionali a quelle europee, di garantire l'erogazione rapida di aiuti a sostegno delle imprese danneggiate. È inaccettabile che la burocrazia non riesca a rispondere con la rapidità necessaria per affrontare le emergenze che affliggono i nostri agricoltori" è il commento di Coldiretti nazionale, contenuto in una nota diffusa alla stampa.
"Gli agricoltori così non possono più andare avanti e men che meno programmare il futuro" è l'ennesimo appello del presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, diramato nel giorno del dolore per la perdita della diciottesima vita umana a causa delle alluvioni che da maggio dell'anno scorso sferzano il territorio regionale. "Molte delle aziende colpite dalla nuova ondata di maltempo, non hanno nemmeno finito di anticipare le spese per i danni di precedenti eventi catastrofali quali gelate, trombe d'aria, allagamenti e fenomeni franosi". Poi conclude: "Agricoltura martoriata, paesi allo stremo e comunità che piangono 18 vittime in meno due anni: abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni, occorrono politiche per la messa in sicurezza del territorio e un sistema di gestione del rischio che sappia davvero tutelare le produzioni agricole, con adeguate coperture assicurative".
"Serve un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio che preveda, oltre che la manutenzione dei corsi d'acqua, la realizzazione di infrastrutture atte a gestire fenomeni che sono ormai eventi ordinari. Perché è del tutto evidente che gli interventi in emergenza, seppur necessari, non sono la soluzione". Questo il commento di Stefano Francia, presidente di Cia Emilia Romagna, al recente - ed ennesimo - episodio di maltempo che, con le piogge abbondanti e prolungate, ha messo in crisi il sistema idraulico con effetti devastanti su città, campagne e Appennino. "Crediamo che la messa in sicurezza del territorio, in tutte le aree fragili della nostra regione e della penisola, debba diventare la priorità assoluta di ogni iniziativa e investimento - sottolinea Francia - e questo deve avvenire a ogni livello istituzionale. Certo è che non possiamo lasciare soli gli agricoltori, tra i primi a subire le devastazioni delle bizze climatiche".
Leggi anche Ripartire dalla terra