Non solo grandine: il vento forte è un'avversità altrettanto temibile per chi coltiva mais. Sebbene poi i rischi catastrofali (gelo, brina, siccità, alluvione) colpiscano sempre più spesso i maidicoltori, sono pochissimi quelli che si assicurano.
Sono queste alcune delle evidenze mostrate da Loris Bonato, responsabile dei rischi agricoli di Itas, che è intervenuto durante la Giornata del Mais 2025 organizzata dal Crea, Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo lo scorso 24 gennaio.
La gestione del rischio, attiva e passiva, per un'azienda agricola sana non è un'opzione ma una necessità e per riuscire a stare sul mercato, resistendo alle avversità sempre più frequenti e impattanti, è importante essere preparati. L'approccio sempre più deve essere a 360°, non puntato quindi solo sulla copertura assicurativa. Occorre guardare anche ad altri strumenti, fra l'altro incentivati dalla Pac, come i fondi mutualistici ed adottare tecniche agronomiche corrette, ricorrere al digitale e a tutta la tecnologia possibile per evitare che il danno si verifichi. Ciò perché, ha spiegato Bonato, supportato dai dati, il settore assicurativo è in affanno.
"I danni medi sulle colture sono sempre più importanti e sempre più frequenti. Nel 2024 su 7.544 certificati Itas, il 67% ha denunciato. Bisogna ovviamente vedere poi, in sede di perizia, quanto danno è riconosciuto, ma, guardando ai dati Ania del sistema assicurativo nel suo complesso, per il ramo grandine, fra il 2012 e il 2022, sono pochissimi gli anni in cui le compagnie hanno avuto un combined ratio a loro favore".
Il combined ratio tiene conto di tutte le spese della gestione assicurativa e dei sinistri che sono stati denunciati e che hanno avuto diritto a risarcimento e li rapporta ai premi incassati. Ciò allo scopo di misurare se la compagnia ha ottenuto un margine di guadagno. "I risultati negativi per le compagnie assicurative generano sfiducia nel sistema e ciò porta a un incremento del costo assicurativo per gli agricoltori, a una riduzione dell'offerta, a maggiore selezione e distribuzione del rischio e a una limitazione della portata delle garanzie. Questo a discapito degli agricoltori".
Che fare dunque? La platea delle aziende assicurate è minima se si guarda al totale delle aziende che percepiscono la Pac (che incentiva una gestione del rischio oculata). Chi si assicura è concentrato al Nord ed è in atto un meccanismo per cui chi si assicura è abbastanza certo che subirà il danno (selezione avversa). "Bisogna ammettere - ha spiegato Loris Bonato di Itas - che, per esempio, per quanto riguarda la siccità, evento catastrofale che colpisce contemporaneamente una larga parte del territorio, a volte intere regioni, le aziende agricole si assicurano sempre meno perché capita che la polizza non risponda alle necessità dell'agricoltore. Se definiamo siccità come un evento di assenza di precipitazione per trenta giorni consecutivi, nonostante la siccità sia un grave problema per il mais, in pochi si assicureranno. Ciò che conta per il mais infatti è la costanza di precipitazioni e non eventi violenti e improvvisi che non fanno avanzare la coltura".
Percentuale di territorio interessata da gelo, per provincia, anno 2023.
Il gelo, come la siccità, è un evento catastrofale. Quando si verifica colpisce larga parte del territorio
(Fonte foto: Rapporto Ismea sulla gestione del rischio in agricoltura 2024)
Analizzando proprio il caso mais e i dati specifici di Itas. "Nel 92% dei casi - ha detto Bonato - le coperture su mais non comprendono le avversità catastrofali (quindi anche la siccità, Ndr) e fra il 2020 e il 2024 si vede come l'incidenza del vento forte sia molto simile a quella della grandine. Inoltre i danni da vento forte su mais sono così estesi da poter essere paragonati a un evento catastrofale, pur essendo un'avversità di frequenza".
Loris Bonato ha sottolineato come nel mais, ma in realtà il ragionamento è valido per qualsiasi coltura, occorra che pubblico e privato facciano squadra per proteggere il reddito delle aziende agricole. Nessuna compagnia assicurativa privata è disposta ad assumersi il rischio di perdite e quindi il sistema pubblico deve lavorare di concerto per abbattere i rischi.
D'altra parte anche l'agricoltore deve fare la sua parte. "È importante nel mais adottare tutti i sistemi di conoscenza agronomici necessari per ridurre i rischi - ha concluso Bonato - per esempio curare la rotazione della colture, l'irrigazione e stare attenti alla vocazione dei terreni. Anche ricerca e innovazione hanno una loro partita da giocare, scegliere varietà di mais per esempio meno sensibili al vento (per esempio short mais, risultato dell'innovazione varietale, Ndr) è un'opzione di gestione imprenditoriale oculata".
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