L'ondata di maltempo che ha investito la Toscana nel fine settimana scorso ha avuto effetti molto pesanti sulle campagne e sull'agricoltura, soprattutto nel Nord Ovest della Regione.

 

Le prime stime fatte dalle organizzazioni di categoria parlano di migliaia di ettari allagati tra le province di Firenze, di Pisa e di Livorno, oltre a vari danni causati dalle frane nelle zone collinari.

 

In pianura i problemi peggiori si sono registrati nelle zone intorno all'Arno, dove moltissimi sono stati gli allagamenti e le esondazioni dei corsi d'acqua minori.

 

Se l'Arno ha tenuto l'ondata di piena, anche grazie alle opere di ingegneria idraulica realizzate in questi decenni, a dare problemi è stato il cosiddetto reticolo secondario, cioè l'insieme dei fossi e degli affluenti che già dalla sera di venerdì 14 marzo 2025 hanno iniziato a creare i primi allagamenti.

 

Un problema, quello della tenuta del reticolo secondario, che aveva già causato danni notevoli nel novembre del 2023, poco più di un anno fa, quando si contarono anche 7 morti.

 

Secondo le prime stime pubblicate da Cia Toscana, nella piana a Sud di Firenze, sono almeno 7mila gli ettari allagati, con danni che si aggirano già sopra i 4 milioni di euro.

 

A subire le conseguenze maggiori in queste zone sono le colture di pieno campo, in particolare i foraggi e i cereali autunno vernini già seminati che rischiano l'asfissia, oltre a tutta la viabilità campestre, la rete di fosse, e spesso anche le infrastrutture come serre e capannoni.

 

Pesanti i danni anche nelle zone collinari, colpite oltre che dalle inondazioni, come nel Mugello, da frane e smottamenti, che in provincia di Pistoia hanno causato danni ingenti a diverse aziende vivaistiche.

 

Così in quest'ultima alluvione, il prezzo maggiore l'hanno pagato le campagne. Al di là di Sesto Fiorentino, dove il torrente Rimaggio ha rotto gli argini inondando il centro abitato, città, paesi e zone industriali hanno subito relativamente pochi danni.

 

E questo grazie soprattutto alle opere idrauliche, come le casse di espansione e lo Scolmatore, il canale artificiale costruito dopo l'alluvione di Firenze del '66, che è in grado di far defluire un'enorme massa d'acqua dall'Arno, "scolmando" il fiume, e portandola direttamente in mare nei pressi del porto di Livorno. 

 

Ma lo stesso Scolmatore - il vero eroe di questi giorni, che facendo defluire decine di milioni di metri cubi d'acqua ha di fatto scongiurato l'inondazione di Firenze, di Pisa e delle zone urbane e industriali di Pontedera, Fucecchio e Santa Croce - ha provocato direttamente o indirettamente l'allagamento di molte zone di campagna in provincia di Livorno.

 

Una situazione che al di là delle inevitabili polemiche -  "Per salvare Pisa hanno allagato Livorno" si è letto su alcune pagine di cronaca locale - in queste circostanze è stata una necessità.

 

La campagna così ha in qualche modo contribuito a salvare le città, come avvenne nel maggio del 2023 a Ravenna.

 

Ma se questi sacrifici devono essere accettati in casi di emergenza, è altrettanto necessario iniziare a pensare anche alla protezione delle campagne, smettendo di fare l'equivalenza terreni agricoli = terreni vuoti, oltre che pensare al ristoro degli agricoltori colpiti.


E proprio sul tema dei risarcimenti è intervenuto il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri, che ha considerato necessaria una revisione delle attuali normative sui ristori per calamità naturali. 

 

Oggi, infatti, la legge prevede che le aziende agricole possano accedere ai fondi di solidarietà solo se i danni subiti superano il 35% della produzione lorda vendibile. 

 

Ma molte imprese - come ha fatto notare Neri - hanno subito perdite significative che, pur non raggiungendo questa soglia, mettono a rischio la loro sostenibilità economica.