Rete Rurale Nazionale ha recentemente pubblicato un'indagine sullo status dell'agricoltura sociale in Italia, sugli interessanti avanzamenti relativi al piano normativo oltre che alle modalità sulle quali questa attività si è sviluppata. Per raccogliere e analizzare le opinioni dei diversi stakeholder intervenuti si è fatto ricorso al metodo Delphi, che permette di instaurare una comunicazione strutturata all'interno di un gruppo di esperti selezionati.
Partendo dalla sezione 1, ovvero dalla definizione di agricoltura sociale, vista in particolare dai primi due gruppi (classi 1 e 2, 16% ciascuno) come una componente innovativa delle azioni di sviluppo rurale, capace di coinvolgere il territorio con attività di tipo sociale. Segue la classe 3 (24%) con l'agricoltura sociale strettamente connessa a un modello ambientale sostenibile e infine, le classi 4 e 5, con rispettivamente il 22,7% e il 21,3% dei segmenti, che tendono a omologarsi su una definizione orientata all'inclusione sociale di tipo terapeutico, che contempla attività indirizzate alle fasce deboli della popolazione, oltre a essere in grado di promuovere un ambiente etico di benessere per l'uomo.
Sul fronte della seconda sezione, in merito alle caratteristiche principali dell'agricoltura sociale, si evince dall'analisi che questo tipo di attività si svolge in aziende agricole strutturate, in costante dialogo con le istituzioni locali.
Dal punto di vista delle attività (sezione 3), quelle principali caratterizzanti sono le cure colturali legate all'intero ciclo produttivo, la multifunzionalità e la prima trasformazione dei prodotti.
Successivamente si è chiesto agli operatori quali sono i fattori che possono influenzare positivamente la riuscita delle azioni di agricoltura sociale. Risulta che a incidere maggiormente sono le azioni di formazione rivolte sia agli imprenditori agricoli che agli operatori sociosanitari, e poi, a seguire, la messa a disposizione di terre pubbliche demaniali, le campagne informative per accrescere la conoscenza e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul valore e le potenzialità dell'agricoltura sociale e, infine, la stretta sinergia tra fondi e settore delle politiche comunitarie.
Sul fronte delle difficoltà e degli ostacoli, in molti sottolineano la resistenza della pubblica amministrazione nei confronti delle pratiche innovative, la costituzione di reti a livello territoriale e la mancanza di adeguate analisi dei bisogni a livello locale. Fra gli spunti più interessanti, a concludere, anche il futuro dell'agricoltura sociale. In primis, per gli operatori del settore, è fondamentale diventare propulsori di progetti di welfare di comunità e un maggiore coinvolgimento di giovani con forti motivazione etiche, oltre a un consolidamento delle attività di inclusione sociale attiva e lavorativa di soggetti a bassa contrattualità.