L'Irlanda cambia l'etichetta sul vino. Arriva il messaggio "sanitario", che ricorda quello sui pacchetti di sigarette. L'Italia, neanche a dirlo, è contraria. L'Ue sta zitta, chiusa in una specie di silenzio assenso.
Cosa succede? L'Irlanda potrebbe diventare il primo Paese Ue ad apporre sulle bottiglie delle bevande alcoliche una "allerta" sanitaria tipo quella che si legge sui pacchetti di sigarette: "Il consumo di alcol provoca malattie del fegato".
La questione diventa di fatto un precedente; cosa che potrebbe portare anche altri Paesi a intraprendere la stessa strada. Un percorso che potrebbe valere soprattutto per i Paesi del Nord Europa, dove è in genere più frequente un elevato consumo di alcol.
In realtà la partita dell'etichettatura sugli alcolici si gioca da diversi anni e su molti tavoli. In particolare - senza entrare nel dettaglio delle diverse leve di forza in ambito europeo - all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) a Ginevra è da tempo che si cerca un modo per raccomandare etichette sanitarie sugli alcolici.
In Ue il tema è tornato sotto i riflettori dopo che, nel Piano della Commissione Europea contro il cancro messo a punto nel 2021, si erano annunciate proposte per ridurre il "consumo dannoso" di alcol, tra cui proprio le avvertenze per la salute sulle etichette delle bottiglie. Ma, quando il progetto è arrivato a Strasburgo (un anno dopo circa), l'Europarlamento ha tirato il freno a mano; ha dato il via libera a maggiori informazioni sull'etichetta per gli alcolici, senza però ritenere necessarie quelle sanitarie.
Sulla questione un punto lo mette l'eurodeputato democratico Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che ricorda: si è deciso di informare "di più e meglio" i consumatori, bloccando però i "tentativi di criminalizzazione" dell'alcol.
Il punto dirimente però è proprio l'Irlanda che già nel 2016 e nel 2018 aveva ottenuto il via libera da parte dell'Ue per andare avanti con misure sempre più stringenti, sia a livello fiscale che di prezzo, con l'obiettivo di arrivare a una riduzione dei consumi di alcol.
Ma adesso arriva un passo in avanti in più che, nella sostanza, ha anche le sue motivazioni dal punto di vista delle autorità irlandesi, secondo cui l'eccessivo uso di alcol è ritenuto infatti "un'emergenza sanitaria nazionale".
"Dopo che l'Europarlamento ha votato contro l'etichettatura del vino, la Commissione Ue ha consentito all'Irlanda di adottare sugli alcolici un'etichetta con scritto 'Nuoce gravemente alla salute' - osserva il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida - una deriva pericolosa che noi vogliamo fermare perché non distingue tra consumo e abuso, mina il concetto di etichettatura comune europea e in definitiva fa l'interesse di Dublino, che di vino ne produce assai poco. Lo stesso vale per l'etichetta nutrizionale 'a semaforo', il Nutriscore, che penalizza la dieta mediterranea e quindi i prodotti made in Italy".
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I produttori italiani alzano le barricate. In gioco - dicono - c'è la difesa della tradizione enogastronomica nazionale. Levata di scudi dalle associazioni italiane del settore.
Per il presidente dell'Unione Italiana Vini Lamberto Frescobaldi "il silenzio assenso di Bruxelles a Dublino rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro. Il mancato intervento della Commissione Europea mette a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura".
Secondo la presidente di Federvini Micaela Pallini dovrebbe essere il Governo italiano ad attivarsi "quanto prima per studiare ogni azione possibile, nessuna esclusa, per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà. Forse è giunta l'ora che il tema venga trattato a livello politico in ambito Ue, non da soli ma con i partner europei che hanno già manifestato gravi perplessità su questo tipo di normativa. È necessaria una presa di posizione di fronte al mutismo della Commissione Europea".
L'Irlanda aveva notificato all'Ue a giugno un progetto di legge per apporre sulle bottiglie avvertimenti sui rischi sanitari del consumo di alcol e sul suo legame diretto con i tumori mortali. Roma, Parigi e Madrid - insieme con altri Paesi - hanno provato ad opporsi mettendo nero su bianco la protesta con un parere inviato a Bruxelles che evidenziava come l'eccezione irlandese discrimini i produttori degli altri Paesi Ue, costretti alla doppia etichetta. Ed è per questo che la Cia - Agricoltori Italiani parla di scenario "sconcertante" che "compromette il lavoro fatto finora a livello comunitario con il cancer plan".
Per il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti si tratta di una "deriva proibizionistica".
Mentre per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini quello che di fatto è un "via libera" dell'Unione Europea "alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all'Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato, di cui più della metà all'estero". Anche per la Coldiretti questa situazione assume i tratti di "un pericoloso precedente che rischia di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio una filiera che in Italia dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale voce dell'export agroalimentare".
Un elemento di equilibrio prova a inserirlo l'ex ministro dell'Agricoltura Paolo De Castro: la strada da seguire è quella già indicata dal Parlamento Europeo con l'uso di sistemi di etichettatura più trasparenti per un consumo moderato e responsabile, contemporaneamente a un "no" categorico all'equiparazione del vino alle sigarette.
"Contrasteremo a tutti i livelli queste decisioni, garantendo una reazione decisa, in quanto danneggiano il nostro tessuto produttivo e il nostro modello culturale - aggiunge Francesco Lollobrigida - temiamo un'azione di contrasto verso prodotti italiani che hanno nella qualità il loro valore aggiunto, mentre le grandi multinazionali puntano sulla standardizzazione dei prodotti, su una più facile distribuzione e su un più basso costo di produzione".