Con il crollo della produzione nazionale di olive le famiglie del Belpaese devono dire addio a quasi una bottiglia su tre di olio extravergine made in Italy mentre l'esplosione dei costi mette in ginocchio le aziende agricole e con l'inflazione generata dal conflitto in Ucraina volano sugli scaffali i prezzi al dettaglio. È quanto emerge dall'esclusivo Report "2022, la guerra dell'olio made in Italy" di Coldiretti e Unaprol diffuso ieri, 13 settembre 2022, in occasione dell'avvio lungo la penisola della raccolta delle olive 2022-2023 in un anno profondamente segnato dai cambiamenti climatici e dai rincari di energia e materie prime che pesano su aziende e famiglie.

 

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I danni della siccità

La raccolta inizia dalla Sicilia per poi risalire la Penisola fino a Nord dove l'ulivo con i cambiamenti climatici è arrivato fino alle vallate alpine. A pesare sulla produzione nazionale, con un calo stimato del -30%, è stata una siccità devastante mai vista negli ultimi 70 anni che ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante. Ma diverse aziende hanno deciso di non intervenire per gli elevati costi di carburante, elettricità, service e prodotti di supporto alla nutrizione dei terreni. Salva la qualità, con l'Italia che può vantare il più ricco patrimonio di varietà di olii a livello mondiale.

 

Imprese in difficoltà per aumento dei costi

Con l'esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole - evidenziano Coldiretti e Unaprol - quasi una su dieci (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, secondo dati Crea. A pesare, in particolare - continua Coldiretti - i rincari diretti e indiretti determinati dall'energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l'analisi Coldiretti e Unaprol. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l'incremento dell'elettricità, i cui costi sono quintuplicati.

 

Calo produttivo del 30%, pesa il Sud

La raccolta - riferiscono Coldiretti e Unaprol - è partita in Sicilia, che da sempre anticipa tutte le altre regioni italiane con una produzione in netto calo rispetto alla campagna precedente, attestatasi intorno a 330 milioni di chili di olio prodotto. Il calo è diffuso nel Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all'olivicoltura come Puglia e Calabria, che da sole - evidenziano Coldiretti e Unaprol - rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale.

 

Specialmente in Puglia, cuore dell'olivicoltura italiana, si rischia un taglio fino al 50% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento - denunciano Coldiretti e Unaprol - distrutto dalla Xylella fastidiosa, che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale.

 

Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana, l'andamento è a macchia di leopardo con un leggero rialzo della produzione rispetto all'anno precedente, stimabile tra il 10 e il 20%. Sembra andar meglio invece nel resto d'Italia con il Nord, che segna un aumento produttivo attorno al 40-60% fra Liguria, Lombardia e Veneto.

 

Urge Piano Strategico Nazionale

Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale e la dieta Mediterranea di cui l'olio è componente fondamentale - affermano Coldiretti e Unaprol - occorrono un Piano Strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l'aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione ma - concludono Coldiretti e Unaprol - servono anche opere di manutenzione, volte al risparmio, recupero e riciclaggio delle acque potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l'acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l'utilizzo quando serve.

 

"Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l'ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani" afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

 

"Non è più rinviabile un Piano Strategico Nazionale dell'Olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati che devono essere rinnovati per ridare ossigeno e speranze ai territori - spiega il presidente di Unaprol, David Granieri -. Dobbiamo proseguire a livello internazionale la battaglia per tutelare la qualità del nostro olio extravergine d'oliva, cercando di cambiare anche alcuni parametri che penalizzano i nostri agricoltori già vessati dal cambiamento climatico e dall'aumento sconsiderato dei costi energetici. Il futuro dell'olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del made in Italy".