La guerra in Ucraina continua ad avere un impatto sui mercati globali delle materie prime e rappresenta una grave minaccia per la sicurezza alimentare globale. A dirlo è la Commissione Agricoltura dell'Unione Europea, che pochi giorni fa ha pubblicato le ultime prospettive a breve termine per i mercati agricoli comunitari.

 

L'invasione russa dell'Ucraina costituisce un fattore di instabilità e di incertezza dopo una lunga fase caratterizzata dal covid-19, del quale peraltro non ci siamo ancora pienamente liberati.

 

Anche i fattori climatici sono interpretati come una minaccia, tanto che la previsione per la produzione di cereali in Europa è inferiore alle attese e al di sotto dei livelli del 2021, circa il 2,5% in meno, arrivando così a toccare - questa è la stima della Commissione Ue - poco più di 286 milioni di tonnellate.

 

Leggi anche

Grano tenero e duro, declino delle produzioni da Nord a Sud

 

Una contrazione tuttavia dei mangimi per la zootecnia (i costi elevati, il rischio epizoozie, la spinta verso il benessere e la selezione, unitamente alla siccità porteranno a una diminuzione dei capi) e un calo dell'impiego dei cereali per la produzione di biocarburanti (meglio privilegiare le destinazioni food e feed, vista la crisi in Ucraina) sono due elementi che dovrebbero portare a una diminuzione rispettivamente dell'1,3% e del 3% di tali utilizzi, non compromettendo così le scorte cerealicole dell'Unione Europea.

 

Anche l'export di cereali dovrebbe aumentare (+14%), molto probabilmente verso i Paesi più fragili, già in difficoltà per il blocco dei porti ucraini e per l'atteggiamento protezionista di altri Paesi.

 

Lo sblocco dei terreni incolti dovrebbe portare un aumento delle superfici destinate in particolare a colture proteiche per 2,2 milioni di ettari (+6% rispetto all'anno 2021-2022), con un marcato incremento del girasole (+7,8% su base annua), conseguenza sempre dell'incertezza dell'Ucraina. In questa stagione, la produzione di semi di girasole dell'Ue dovrebbe raggiungere il massimo storico di 11,1 milioni di tonnellate.

 

I prezzi alla produzione agricola restano elevati, principalmente a causa delle continue incertezze provocate dall'aggressione russa in Ucraina e degli elevati costi energetici, che a loro volta innescano aumenti inevitabili sulle spese di elettricità, trasporto, raffreddamento e riscaldamento, e influiscono anche sui listini di fertilizzanti e altri input.

 

I prezzi agricoli globali - calcolano gli uffici della Commissione Agricoltura a Bruxelles - sono aumentati del 30% dall'inizio dell'invasione russa, anche se nelle ultime settimane si è osservato un certo allentamento, legato in parte al prossimo raccolto.

 

I riflessi di tali incrementi dei costi stanno mettendo sotto pressione il reddito degli agricoltori. Nel marzo 2022 la Commissione ha annunciato la distribuzione di un pacchetto eccezionale di 500 milioni di euro agli Stati membri per sostenere i produttori più colpiti dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

 

Leggi anche

Crisi in Ucraina, le risposte dell'Unione Europea

 

L'aumento dei prezzi alla produzione delle materie prime agricole dovrebbe continuare a riflettersi sui prezzi al consumo dei prodotti alimentari, con la conseguenza che i consumatori europei potrebbero passare da prodotti di valore superiore a quelli più economici per gestire l'inflazione alimentare.

 

Relativamente alle colture specializzate, l'Outlook della Commissione Ue rileva che la produzione di olio d'oliva ha continuato la sua ripresa (+11% anno su anno), raggiungendo quasi 2,3 milioni di tonnellate. Ma anche per l'olivicoltura la siccità potrebbe portare un calo in fase di raccolta delle olive nella prossima campagna (da ottobre 2022), con probabili rimbalzi negativi in tutta la fascia mediterranea (Spagna, Portogallo, Italia), mentre la Grecia potrebbe segnare una ripresa.

 

Quanto alla produzione vitivinicola dell'Unione Europea nel 2021-2022 potrebbe verificarsi una diminuzione nell'ordine stimato del 3% a 153 milioni di ettolitri, con un ritorno alla media in fase pre pandemia di covid-19.
Origine del vino, gusto e marchio dovrebbero essere - in quest'ordine - i driver di acquisto dei consumatori europei.

 

I prezzi dei prodotti lattiero caseari sono a livelli record e, francamente, non è chiaro dove porterà la corsa. Nonostante ciò, i margini delle aziende agricole rimangono limitati proprio per l'alto costo degli input (mangimi ed energia in particolare) e della logistica. Nel 2022, con le prospettive meteorologiche per i pascoli ancora negative, le consegne di latte nell'Ue potrebbero diminuire dello 0,6%, mentre la produzione di formaggio - che garantisce una più elevata remunerazione - potrebbe aumentare dello 0,5% grazie a prezzi competitivi sul mercato mondiale.

 

Prodotti a base di carne. La produzione di carne bovina dell'Ue dovrebbe diminuire nel 2022, nonostante i prezzi elevati, per effetto di una ristrutturazione del settore. Soddisfazioni dovrebbero provenire dall'export (previsto in crescita del 4%, grazie a destinazioni in grado di premiare il valore delle produzioni come Canada, Giappone e Regno Unito).

 

Le pressioni ambientali, il decremento dell'export (in particolare verso la Cina), i costi di produzione in aumento e la presenza - seppure a macchia di leopardo e comunque ancora contenuta - della peste suina africana stanno portando a un previsto calo della produzione di carne suina nell'Ue del 4,7% nel 2022. Il Regno Unito è di nuovo la prima destinazione delle vendite di carni suine e salumi al di fuori dell'Unione Europea.

 

Problemi di epidemia ad alta patogenicità, invece, per il comparto avicolo, con l'influenza aviaria ad alta patogenicità che dall'ottobre 2021 si è diffusa in 21 Paesi dell'Ue. Inoltre, pesano i costi di produzione per i ben noti rincari di mangimi ed energia, aspetti che dovrebbero mantenere stabile la produzione di pollame nel corso del 2022, nonostante i prezzi elevati dei polli da carne. Il commercio con il Regno Unito è tornato ai livelli pre Brexit.

 

Nonostante il minimo storico del gregge di pecore e capre dell'Ue, le macellazioni dovrebbero stabilizzarsi nel 2022. Il commercio dovrebbe riprendere, ma a livelli ancora relativamente bassi, portando a prezzi interni elevati e sostenuti.

 

Leggi anche

Bestiame: capi in calo in Ue