In verità non era la prima volta che le nuove tecnologie di ricerca genetica e genomica venivano sdoganate da Coldiretti, ma l'apertura dello scorso 15 giugno avvenuta dal presidente Ettore Prandini - nel corso di una tavola rotonda organizzata a Roma dall'Accademia Nazionale delle Scienze e moderata dal direttore di AgroNotizie e ceo di Image Line Ivano Valmori, sul tema "Le molte agricolture e la sostenibilità" nell'ambito di una giornata di studio dedicata a "L'agricoltura per la sostenibilità" - è stata definitiva, assoluta e finale e apre alle sperimentazioni necessarie per aprire l'agricoltura ad un futuro sostenibile.

 

La premessa, anche questa già manifestata nel recente passato dal presidente di Coldiretti, Prandini, che non si parla più di Ogm e che, dunque, tornare a rivangare posizioni in passato granitiche sul rifiuto ad approfondire tecniche di ricerca oggi superate da nuove conoscenze, non ha più senso.

 

"Io non sono fra quelli che dice di sospendere l'approccio alla sostenibilità in nome della produzione o dello scenario complesso attuale" afferma Prandini. "Dobbiamo produrre di più e salutiamo con favore la possibilità concessa dall'Unione Europea di coltivare su 200mila ettari di terreni incolti, ma il provvedimento rischia di essere inutile se la deroga a utilizzare tali terreni è limitata a un solo anno".
Anche perché, ricorda Prandini, "negli ultimi anni per mancanza di redditività da parte degli agricoltori abbiamo perso 800mila ettari". Si è preferito non coltivarli più.

 

Ma ecco il chiarimento definitivo su un tema che per anni ha visto contrapposti due mondi non dialoganti all'interno del mondo agricolo, fra chi - semplificando al massimo - si dichiarava a favore degli Ogm e chi invece era fermamente contrario, sia pur sollecitando altri modelli di ricerca scientifica.

"Perché Coldiretti oggi si apre alle Tecniche di Evoluzione Assistita e alla cisgenesi? Perché è un tema diverso rispetto agli Ogm, perché grazie a un incontro con il genetista Mario Pezzotti abbiamo condiviso una veduta e idee di futuro di ricerca in agricoltura e perché il mondo evolve: stare fermi è sintomo di miopia. Dovremo fare tutti insieme una proposta per aprire alla sperimentazione in campo e accelerare sulla ricerca, tenendo presente di applicare un meccanismo di garanzia".

 

Aprire a soluzioni ottenute grazie agli strumenti di ricerca come le Tea, le Nbt, la cisgenetica, secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, non avrebbe solamente la finalità di incrementare le rese in campo, fattore assolutamente strategico con una popolazione mondiale in aumento, ma sarebbe una risposta anche per contrastare i cambiamenti climatici in atto.

 

Leggi anche

Cambiamenti climatici: è l'ora di agire

 

La ricerca genetica, secondo Deborah Piovan, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Proteoleaginose di Confagricoltura, è uno strumento essenziale "per migliorare la resilienza in una fase in cui gli imprenditori agricoli sono sotto pressione a fronte di crisi climatica, oscillazioni di mercato, difficoltà di dialogo con il consumatore". Tuttavia, le risposte di miglioramento che derivano dalla ricerca genetica "credo debbano essere condivise con la società", così da evitare il cortocircuito fra scienza e cittadini, che in passato si è tramutato spesso in secchi rifiuti anche solo a sperimentare.

 

La ricerca, secondo Piovan, è comunque "solo uno degli aspetti da portare avanti in tema di innovazione, perché le altre sfide riguardano il miglioramento dell'efficienza di uso delle risorse e la digitalizzazione, che potrebbero contrastare il fenomeno dello spreco, che secondo i dati Fao compromette il 40% dei prodotti agricoli prima della raccolta, fra eventi climatici e altri fattori".

 

Per dare impulso alla ricerca in agricoltura, ricorda Deborah Piovan, "Confagricoltura ha lanciato HubFarm, piattaforma tecnologica per scambiare knowhow, favorire l'innovazione, mettere in contatto i bisogni delle imprese agricole con l'esigenza di sostenibilità e il nodo della conoscenza".

 

Il nodo della transizione ecologica e digitale, secondo Danilo De Lellis, responsabile dell'Ufficio Lavoro di Cia - Agricoltori Italiani, "non può prescindere dalla sostenibilità economica e dalla necessità di garantire un'equa remunerazione delle aziende agricole, ma la crescita dell'agricoltura deve passare inevitabilmente da un miglioramento sensibile della connettività, perché senza la rete non si può pensare di ottenere un corretto adeguamento tecnologico".

 

Per l'innovazione in agricoltura il periodo è particolarmente caldo, perché dal prossimo luglio partirà il progetto nazionale per il Centro dell'Agritech, con un finanziamento di 320 milioni stanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), 47 partner coinvolti (29 università e 18 grandi aziende, da Bonifiche Ferraresi a Nestlé, fino a fondi di investimento come Banca Intesa e Cassa Depositi e Prestiti). Capofila sarà l'Università Federico II di Napoli, uno dei primi atenei a livello mondiale per ricerca nell'ambito dell'agrifood.

 

"L'Italia è molto matura in chiave di ricerca per ridurre gli input chimici e la nuova genetica è una grande opportunità per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile" spiega Matteo Lorito, rettore della Federico II di Napoli. "Le possibilità sono infinite e abbracciano non solamente la genomica, ma anche l'innovazione digitale, l'agricoltura di precisione, la raccolta e l'analisi dei dati satellitari, i droni, la sensoristica. Dobbiamo cogliere attraverso le tecnologie la sfida della food security, del risparmio idrico, dell'energia da fonti rinnovabili, dell'economia circolare attraverso il recupero degli scarti e la riduzione dell'impatto ambientale, il miglioramento della tracciabilità attraverso la blockchain".

 

Non si tratta di un elenco di ingredienti buttati a caso, ma di obiettivi strategici e azioni che grazie ai fondi del Pnrr e ad una rete di ricerca che coinvolge tutto il Paese (con il 40% dei fondi destinati al Mezzogiorno) possono proiettare l'agricoltura nel futuro.

 

La strada, per il presidente della Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali (Fidaf), Andrea Sonnino, è quella di "portare più conoscenza per ettaro, anche attraverso gruppi partecipativi trasversali come i Pei". Per favorire una crescita culturale, Fidaf ha promosso, in particolare, l'Osservatorio per il Dialogo nell'Agroalimentare. La porta è aperta.