In Campania il quinto bando nazionale del Ministero per le Politiche Agricole destinato ai contratti di filiera, che si apre il 30 maggio prossimo, anima i settori bufalino e ortofrutticolo, che si rivolgono ad uno dei principali strumenti di sostegno alle politiche agroindustriali per rilanciare gli investimenti mediante programmi di valenza nazionale che, partendo dalla produzione agricola, coinvolgono i successivi segmenti delle filiere: dalla produzione alla distribuzione, passando per la trasformazione e la commercializzazione.
In Campania si è mossa Confagricoltura Salerno, sulla spinta della quale saranno presentati due contratti di filiera: uno riguarderà la filiera bufalina e il secondo quella agroenergetica.
I contratti sono su base interregionale e al Sud sono previsti finanziamenti a fondo perduto pari al 60% degli investimenti (50% a carico dello Stato e 10% delle regioni) mentre sulle voci della ricerca e dell'innovazione possono arrivare addirittura al 100%: aiuti importanti che hanno spinto gli imprenditori a scegliere proprio questo strumento, perché particolarmente vantaggioso.
L'iniziativa è stata illustrata il 19 maggio scorso a Salerno da Antonio Costantino, presidente provinciale Confagricoltura Salerno, e da Renato De Santis e Francesco Cicalese, rispettivamente rappresentanti di Rienergy Esco e General Contract, le due società partner di Confagricoltura cui spetterà il compito di progettare e realizzare gli interventi che verranno presentati al Mipaaf.
"Puntiamo a trasformare - ha spiegato Antonio Costantino - un grosso handicap per gli allevatori e il territorio, qual è lo smaltimento dei liquami bufalini, in una grande opportunità di crescita, trasformando i liquami - che tanti problemi arrecano all'ambiente e per i quali si incorre in sanzioni dell'Unione Europea - in biometano e concime".
"Anche dagli scarti delle produzioni ortofrutticole produrremo energia e, grazie alla ricerca, anche bioplastiche compostabili - aggiunge Costantino - per realizzare involucri e contenitori per il confezionamento dei prodotti. Con questi due contratti di puntiamo a risolvere problemi in maniera green, con esempi concreti di economia circolare".
Si calcola che una bufala produca ogni anno 20 tonnellate di liquami e che occorra un ettaro di terreno per smaltire correttamente i liquami di 3 capi bufalini adulti in zona vulnerabile ai nitrati: ormai tutte le pianure della Campania lo sono diventate, inclusa la Piana del Sele.
Solo nei 6 comuni della Piana del Sele, dove sono presenti allevamenti, sono stati censiti circa 60mila capi bufalini. Per spandere questi liquami servirebbero, dunque, 20mila ettari. Una enormità, per cui la soluzione va cercata nell'uso delle tecnologie.
Rienergy Esco sta già realizzando due impianti, uno a Serre e l'altro ad Albanella, per la produzione di biometano e concime, per un importo di 55 milioni, partendo da scarti bufalini (90%) e alimentari (10%). Ciascuno di questi impianti produrrà 500 metri cubi l'ora di biometano liquido e 50mila tonnellate di concime, lavorando 200mila tonnellate di sottoprodotto in entrata e con una produzione di rifiuti pari a zero.
"Come Rienergy Esco - ha dichiarato Renato De Santis - siamo i progettisti promotori nell'attività di filiera con Confagricoltura e puntiamo a realizzare altri due nuovi impianti, più un Centro di Ricerca - avvalendoci della collaborazione del professore Luigi Frunzo, dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, un'autorità in materia - e una bioraffineria per la produzione di bioplastiche per il packaging per la quarta gamma e le aziende casearie".
La General Contract, invece, è una società di engineering che concentra la propria attività nella progettazione autorizzativa e qualificativa di impianti a biogas. Ha grande esperienza in materia di finanza agevolata avendo seguito una ventina di progetti di filiera, tutti in graduatoria e approvati nel precedente bando del Mipaaf, e può vantare la realizzazione di circa 200 impianti in Italia.
"Nella filiera - ha detto Francesco Cicalese - ci occuperemo della parte finanziaria del progetto complessivo, ma anche delle singole aziende perché in ciascuna di esse vanno realizzate vasche di raccolta dei liquami e di separazione della parte liquida da quella solida".
Ma ci sono soluzioni anche per quelle aziende che non trovino vantaggioso conferire i liquami ai due impianti di biometano: "In questo caso sono previsti piccoli impianti aziendali per l'abbattimento dell'azoto - ha affermato Cicalese - che consentiranno di rientrare nei parametri indicati dalla direttiva europea in materia di nitrati. Infine, è prevista la realizzazione di tetti fotovoltaici".