Un dato che è in flessione del 4% sul maggio scorso, quando venivano misurati 498,99 milioni di metri cubi d'acqua. Ma l'acqua custodita nei bacini siciliani il 1° giugno scorso è ben il 15% in meno rispetto al 1° giugno 2020, quando erano invece presenti 563,60 milioni di metri cubi. Secondo l'Osservatorio Anbi, tali dati confermerebbero un "trend decrescente dei bacini siciliani che dura ormai da un decennio". Non solo, questo dato è spurio, poiché non sempre gli enti gestori lo riferiscono al netto del fenomeno dell'interrimento degli invasi.
L'estate 2021 sembra rappresentare il culmine di un fenomeno siccitoso di lungo periodo per la Sicilia. Lo si rileva anche dalla lettura dei grafici pubblicati da Regione Siciliana, dove sono rappresentati gli andamenti volumetrici dei principali invasi regionali, ponendo a confronto gli ultimi tre anni idrologici con le curve di quello ottobre 2020-settembre 2021, aggiornate al 1° giugno scorso, che quasi sempre si pongono sui valori più bassi fra gli ultimi tre anni.
Trapani, acquedotti irrigui da sostituire
Ma non è solo l'acqua a scarseggiare. In provincia di Trapani i turni di irrigazione slittano di settimane o addirittura saltano del tutto, a causa di una rete colabrodo lungo la quale - se e quando viene messa una toppa - immediatamente si apre un'altra falla.Una situazione di sfascio totale nella distribuzione dell'acqua per irrigare i campi per gran parte di questo territorio è stata denunciata lo scorso 9 luglio dalla Cia Agricoltori della Sicilia occidentale, nel pieno della stagione delle coltivazioni orticole, dei vigneti e degli uliveti. Sotto accusa le reti sottese a due dighe in particolare, Paceco e Rubino, dove si registrano quotidianamente perdite e guasti.
L'erogazione dell'acqua dalla diga Rubino, tra l'altro, - come raccontato da AgroNotizie - è stata bloccata da marzo scorso per la presenza dell'alga rossa, potenzialmente tossica, e solo da qualche giorno i rubinetti sono stati riaperti per le coltivazioni, ma sono ancora chiusi per la zootecnia. Meno problemi si registrano invece sulla rete che dipende dalla diga Garcia, di più recente costruzione rispetto alle altre due: insieme, le tre dighe, servono circa 22mila ettari di terreni coltivati.
"Tutta colpa di una rete di distribuzione vecchia e fatiscente - dichiara Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia occidentale - che andrebbe sostituita del tutto. Invece viene tenuta in piedi da una manutenzione ordinaria a singhiozzo e che non basta di certo a garantire agli agricoltori le quantità minime di acqua per i loro campi. A monte manca sicuramente una scelta politica da parte della regione, che dovrebbe assumersi le sue responsabilità e agire".
"Da anni, i consorzi di bonifica vengono gestiti in maniera commissariale e dispongono di risorse finanziarie risicatissime - insiste Cossentino - che non permettono loro di svolgere e garantire le funzioni minime. A disposizione hanno poco personale e pochi fondi per l'acquisto di materiali. È una situazione di sfascio che riguarda la provincia di Trapani ma in generale tutta la Sicilia. Alla fine pagano sempre e solo gli agricoltori".
Agrigento, gli aumenti del 2013 che arrivano oggi
In provincia di Agrigento invece c'è il problema dell'aumento retroattivo del prezzo dell'acqua dell'ex Consorzio di bonifica Agrigento 3, che sta scatenando una dura reazione da parte degli agricoltori. Si terrà a Naro un'assemblea per discutere degli avvisi bonari inviati dal Consorzio di bonifica Agrigento 3 agli agricoltori della provincia di Agrigento tramite Riscossione Sicilia. Organizzata da Confagricoltura Agrigento la riunione è stata convocata per il 22 luglio.Da quanto si apprende in queste ore, starebbero aderendo centinaia di agricoltori anche dei comuni dell'hinterland come Canicattì, Castrofilippo, Campobello di Licata, Camastra e Palma di Montechiaro, che attingono acqua ad uso irriguo dal consorzio. La contestazione riguarda cartelle retroattive dove viene chiesto il pagamento dell'acqua e dei relativi bocchettoni che in questo caso si sono trasformate, secondo gli agricoltori in tasse ingiuste e sproporzionate.
Infatti l'importo per il canone di servizio irriguo è stato portato da 20 euro a 80 euro per ettaro, e per giunta con data retroattiva a partire dal 2013 a salire, un aumento del 400% definito "inaccettabile". Sullo sfondo la situazione finanziaria pesante dei Consorzi siciliani, che avrebbero accumulato tra i 70 ed i 100 milioni di euro di debiti e al contempo vivono la necessità di raggiungere il pareggio di bilancio come disposto dall'articolo 47 della legge finanziaria della Regione Siciliana del 2015.
Ascebem Sicilia, Nicodemo presidente
Nel frattempo, Francesco Nicodemo, commissario straordinario nel Consorzio di bonifica Sicilia orientale, è stato eletto presidente dell'Associazione siciliana dei consorzi di bonifica, l'Ascebem. L'elezione è avvenuta nel corso dell'assemblea dei soci tenutasi in video conferenza il 5 luglio scorso. L'associazione è composta dai due consorzi rimasti dopo la legge di riforma, che ancora deve dispiegare i suoi effetti benefici: il Consorzio di bonifica della Sicilia orientale e il Consorzio di bonifica Sicilia occidentale.Il presidente Nicodemo, che vanta un pluriennale impegno nell'amministrazione dei consorzi di bonifica, ha già indicato le principali linee guida del prossimo mandato: "rilancio dell'attività dell'associazione per una più efficace rappresentanza e tutela degli interessi dei consorzi di bonifica della Sicilia, in particolare nell'attuale fase dell'iter legislativo di riforma degli enti di bonifica e nello sviluppo di tutte le opportunità di crescita per le comunità del territorio siciliano, imposte dalle sfide del New green deal e del Recovery fund". C'è da augurarsi che riesca nell'impresa, vista la situazione pesante sul terreno.