Ricambio generazionale, formazione in agricoltura, adattamento climatico, politica commerciale nel settore agricolo, salute mentale degli agricoltori, condizioni di vita nelle aree rurali, certezza normativa a lungo termine e resilienza idrica. Riassumendo, sono questi i temi centrali trattati nel corso dell'incontro tra le principali associazioni di giovani agricoltori e il commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, Christophe Hansen, che si è svolto a Bruxelles il mese scorso.
Già, i giovani, per certi aspetti un tasto dolente quando si parla di agricoltura.
In linea con l'andamento demografico e il generale invecchiamento della popolazione italiana (tra il 2013 e il 2022 l'Italia ha perso oltre 2 milioni di giovani con età tra quindici e trentanove anni), secondo il rapporto biennale "Giovani e Agricoltura" realizzato nell'ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale, diminuisce infatti il numero di giovani nel settore primario.
"L'agricoltura sta drammaticamente invecchiando e una quota importante di agricoltori dell'Ue andrà in pensione nei prossimi anni. Questa tendenza - ci spiega Martina Dal Grande, presidente dei Giovani di Confagricoltura (Anga) di Treviso - ha conseguenze significative per il dinamismo dei territori rurali, per la capacità di produrre cibo, per la conservazione delle identità regionali e dei paesaggi e per l'attuazione degli obiettivi di sostenibilità. È tempo di una migliore strategia e azione".
Ed è tempo di coinvolgere attivamente i giovani agricoltori nella definizione e nell'attuazione di questa strategia, come sostengono all'unisono i giovani presenti all'incontro.
Un momento dell'incontro tra le principali associazioni di giovani agricoltori e il commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Christophe Hansen
(Fonte foto: Pagina LinkedIn del Ceja)
Le sfide dei giovani agricoltori
Tra le criticità del ricambio generazionale e dell'inserimento dei giovani in agricoltura, il nodo dell'accesso al credito e al bene terra rivestono un ruolo di primo piano.
Per Martina Dal Grande, "i giovani disposti a intraprendere un'attività in agricoltura devono affrontare ostacoli significativi all'imprenditorialità, tra cui l'accesso limitato alla terra, l'accesso complesso al credito e agli investimenti, l'inadeguatezza dei programmi di istruzione e formazione. Sono inoltre esposti a maggiori rischi e incertezze dovuti ai cambiamenti climatici, ai parassiti e alle malattie emergenti e ai bassi redditi in un contesto di mercati altamente volatili e imprevedibili. A tutto ciò si aggiunge il fatto che lavorare e vivere nelle aree rurali può essere fonte di isolamento".
La difficoltà di accesso alla terra, causata principalmente da una scarsa disponibilità di terreni agricoli e da prezzi elevati della terra da acquistare o da affittare, è infatti un ostacolo primario all'insediamento e allo sviluppo delle attività agricole. Accanto a questo c'è il problema dell'accesso ai finanziamenti in quanto "i giovani agricoltori - continua l'associata Anga - hanno da due a tre volte più probabilità di veder rifiutate le loro richieste di prestito da parte della banca rispetto agli agricoltori di età superiore ai quaranta anni (fi-compass, 2019)".
E le ragioni sono presto dette: la percezione di un profilo di rischio più elevato e la mancanza di capitale e di garanzie collaterali. In certi casi, a giocare a sfavore è anche la mancanza di un piano aziendale adeguato.
Sulla stessa linea Matteo Pagliarani, vicepresidente del Ceja, il Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori, per il quale "la mancanza di ricambio generazionale in agricoltura è la sfida più significativa di tutte, poiché alimenta tutte le altre". Tra queste, la mancanza di un reddito equo e stabile, l'alto grado di imprevedibilità, dato dal fatto che ci troviamo di fronte a una situazione geopolitica piuttosto caotica e dagli eventi climatici estremi, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
Come se non bastasse, anche nel settore primario la formazione è fondamentale. "Gli agricoltori - spiega Martina Dal Grande - devono essere agronomi, contabili, specialisti delle risorse umane, negoziatori, acquirenti, commercianti, comunicatori, ambientalisti, traduttori di leggi, esperti di animali, piante, terreni, persone, macchinari, strumenti digitali per prosperare in una professione tecnicamente esigente".
Istruzione e formazione che diventano molto importanti anche per "gestire lo stress e le sfide della salute mentale", ma che purtroppo ancora oggi, vuoi per motivi economici o per altro, non sono accessibili a tutti i giovani agricoltori.
Il dialogo tra i giovani agricoltori e l'Unione Europea
Come fare dunque per rendere il settore primario più competitivo, ma anche più attraente per le giovani generazioni? Anche perché, come messo in evidenza nel rapporto "Giovani e Agricoltura”, il ruolo dei giovani è fondamentale per il futuro dell'agricoltura, sia nel nostro Paese che nel resto d'Europa e a dimostrazione di ciò nel rapporto viene evidenziato che le aziende guidate da under quaranta sono molto più performanti rispetto a quelle senior.
Competitività e attrattività dell'agricoltura diventano quindi centrali per richiamare sempre più giovani e per rilanciare le aree interne, ma anche una puntuale semplificazione della Pac e uno snellimento della burocrazia. Una Pac più forte e dedicata a chi vive solo di agricoltura, ai suoi giovani più attivi, tra presidio del territorio e spinta all'nnovazione nel comparto.
"È urgente - ha affermato il delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa, Enrico Parisi, nell'incontro con il commissario Hansen - semplificare la burocrazia che soffoca il settore e investire in innovazione e tecnologia".
"Il rinnovamento generazionale è una sfida intergenerazionale che richiede un ripensamento del settore agricolo nel suo complesso. Ciò include - ci spiega Martina Dal Grande - affrontare le esigenze della generazione uscente, garantendo loro la possibilità di lasciare il settore in buone condizioni, con una pensione dignitosa e consentendo un trasferimento agevole delle aziende agricole alla generazione successiva, indipendentemente dal fatto che provengano o meno da un ambiente agricolo".
"A mio avviso - sostiene Pagliarani - lo scambio che abbiamo avuto con il commissario Hansen riguardava innanzitutto l'essere un giovane agricoltore. Si trattava di raccontare le nostre storie, i nostri percorsi e le nostre paure per il futuro. Ha dimostrato il senso di comunità dei giovani agricoltori di tutta Europa. Vorrei che queste conversazioni fossero più visibili, e forse questa è la prima azione a breve termine da intraprendere".
"Torniamo da Bruxelles - afferma Enrico Calentini, presidente nazionale di Agia - Cia - con maggiori garanzie per i giovani in un contesto più in sintonia con le nostre proposte e richieste. Servono azioni chiare e i fatti faranno la differenza, ma la vision di Hansen mostra di essere ben radicata a terra. Abbiamo scritto una pagina nuova in Italia con la legge sull'imprenditoria giovanile, adesso tocca all'Europa".
E per quanto riguarda i vari temi trattati, "abbiamo ribadito - ci specifica Pagliarani - la nostra determinazione a riflettere insieme sulle soluzioni. Un primo segnale forte è stata la Visione per il Futuro dell'Agricoltura e dell'Alimentazione".
Ma per Matteo Pagliarani è proprio a seguito dell'incontro con Christophe Hansen che bisogna rimboccarsi le maniche e risolvere alcune questioni legate al quadro finanziario pluriennale, alle azioni per il clima, lo sviluppo rurale e la resilienza idrica e alla politica commerciale.
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