Mentre l'intera Sicilia soffre per la siccità, ci sono anche zone dove l'acqua c'è, ma non si può distribuire a centinaia di aziende agricole. Succede in una vasta zona agricola della provincia di Trapani, dove le manichette sono con i rubinetti chiusi da marzo per coltivazioni e allevamenti. Tutta colpa della cosiddetta alga rossa (Planktothrix rubescens) potenzialmente tossica, che ha avuto una "abnorme proliferazione" nelle acque del lago Rubino, come rilevato dall'Agenzia regionale per l'ambiente della Regione Siciliana, che ha sancito il divieto di utilizzo delle acque ad uso irriguo lasciando a secco un'area compresa tra i comuni di Trapani, Paceco, Salemi e Marsala. E con il caldo il problema inizia a diventare ancora più difficile da gestire in emergenza, ricorrendo ad acqua che viene da fuori zona con le autobotti.

L'invaso Rubino è formato dallo sbarramento del torrente Cuddia, affluente di sinistra del fiume Birgi, e ha una capacità utile di 11,5 milioni di metri cubi di acqua e le dimensioni di 1,57 chilometri quadrati. Si tratta di una risorsa importante per il circondario di Trapani: intorno al lago si trovano numerosi allevamenti e colture ortive, come quella del melone giallo, in piena produzione.

Lo stop all'erogazione dell'acqua imposto dall'Arpa per uso irriguo e per il consumo negli allevamenti si protrae ormai da quasi quattro mesi. "Una scelta sicuramente giusta visto che è a rischio la salute - commenta Nino Cossentino, presidente della Cia Sicilia occidentale - ma che al contempo sta danneggiando gli agricoltori. Oltre alle colture ortive, sono a rischio adesso vigneti e uliveti, gli agricoltori stanno già subendo un danno economico enorme, visto che l'acqua viene razionata con le autobotti e non basta certo a soddisfare le esigenze di migliaia di ettari in piena operosità".

In soccorso delle campagne arrivano le autobotti dell'Ispettorato dell'agricoltura di Trapani, che finora si è sobbarcato il problema sulle sue spalle. Ma, spiegano alcuni produttori Cia, non può bastare in questo periodo caratterizzato, tra l'altro, da un forte innalzamento delle temperature.

"Le piante seccano e gli animali boccheggiano, servono decine e decine di litri per il fabbisogno di un singolo bovino. Per questo chiediamo - dice ancora Cossentino - la costituzione di un tavolo che metta insieme tutti gli attori che possono avere un ruolo per risolvere questo grave danno all'agricoltura locale. Chiediamo al prefetto di attivarsi per mettere insieme le energie necessarie a contrastare questa che sta diventando una calamità e che, se non si troveranno soluzioni, avrà conseguenze sul tessuto economico locale".