La Commissione Ue infatti ha deciso di ritirare una parte delle preferenze tariffarie concesse alla Cambogia 'governate' dal regime commerciale Eba che individua delle sorte di dazi per quei paesi che violano i diritti umani, civili e del lavoro sanciti dalla Convenzione internazionale. La cancellazione delle agevolazioni riguarda i prodotti tessili (abbigliamento e scarpe di bassa qualità), i beni di viaggio, e lo zucchero; rimane, oltre che sul riso, anche sulle biciclette, l'abbigliamento e le calzature di alto valore. Complessivamente l'operazione vale un miliardo di euro di esportazioni all'anno per la Cambogia verso l'Unione europea. La strada ora prevede il passaggio al Parlamento europeo e al Consiglio Ue; senza intoppi l'entrata in vigore è prevista per il 12 agosto 2020.
Una partita che si complica ulteriormente per il riso dell'Italia, principale produttore europeo e primo paese a pagare gli effetti di questa scelta, con i produttori che considerano la decisione "gravemente lesiva del rispetto della risicoltura europea e della sua filiera". Si è infatti aperto un altro fronte, e cioè il via libera all'accordo commerciale tra l'Unione europea e il Vietnam che, tra le altre cose, prevede l'ingresso senza dazi di 80mila tonnellate di riso.
A sentire la Commissione Ue invece si tratta di una decisione "equilibrata e calibrata" per non arrecare eccessivi danni alla popolazione cambogiana, che sul riso ha già pendente una clausola di salvaguardia che durerà per altri due anni. Ma questa proposta ha innescato molte polemiche in Italia: Governo, Parlamento, Organizzazioni produttive, associazioni agricole. I prossimi mesi saranno decisivi per i risicoltori italiani che, con 4mila aziende su un'area di 220mila ettari e una raccolta di 1,40 milioni di tonnellate all'anno, rappresenta il 50% della produzione totale.
"E' stata la giornata nera del riso italiano in Europa - osserva il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - c'è il rischio di mettere in ginocchio uno dei settori trainanti dell’'conomia agricola italiana. Dalla Cambogia nell'ultimo anno sono arrivati in Italia oltre 8 milioni di chilogrammi, mentre le importazioni dal Vietnam sono stimate in oltre 7,5 milioni di chilogrammi, con una crescita record di diciotto volte in quantità nel corso dell'anno".
"L'esclusione del riso è una decisione incomprensibile e in aperto contrasto con le esigenze del settore in Italia e a livello europeo - afferma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - è inaccettabile fare riferimento a questioni di carattere economico quando è in discussione il mancato rispetto dei diritti umani e del lavoro. Prendiamo atto che la Commissione europea non ha dato seguito alle richieste formulate in modo compatto, senza distinzioni, dal governo italiano, dalle regioni più interessate alla risicoltura e dalle organizzazioni agricole. Il provvedimento della Commissione Ue può essere bloccato, grazie alla formale obiezione del Parlamento europeo o del Consiglio. Ci auguriamo, a questo punto, che prosegua il gioco di squadra in seno alle due istituzioni a tutela dei nostri risicoltori".
"Non è accettabile aver lasciato fuori dalla lista Ue un prodotto così sensibile per i nostri mercati e per tutti gli agricoltori - afferma il presidente della Cia Dino Scanavino - ora l'obiettivo, da qui ad aprile, diventa lavorare per fare in modo che Parlamento e Consiglio Ue modifichino la posizione della Commissione. Se è vero che il riso sta beneficiando della clausola di salvaguardia attivata nel 2019 è altrettanto vero che si tratta di una misura valida solo per l'indica e non per le altre varietà; in più, la clausola scadrà a inizio 2022 con dazi a scalare, pari a 175 euro a tonnellata nel primo anno, 150 nel secondo e 125 nel terzo. Il settore risicolo europeo continua a essere caratterizzato da un grave squilibrio di mercato".
"La clausola di salvaguardia, che l'anno scorso ha introdotto i dazi doganali - osserva il presidente dell'Ente risi, Paolo Carrà - è valida ancora per soli due anni. Inoltre, pende dinnanzi al tribunale dell'Ue la procedura del governo cambogiano per l'annullamento della clausola di salvaguardia".