Partire subito con le opere cantierabili, spendere bene e meglio le risorse, mettere a punto una grande strategia di investimenti in infrastrutture. E' questo il cuore di 'Proteggi Italia', cioè del Piano del governo per contrastare il dissesto idrogeologico con oltre 11 miliardi di euro nei prossimi tre anni, di qui al 2021.

Poggia su quattro pilastri fondamentali (combattere l'emergenza, anche quella contro il maltempo che dispone di risorse inserite in un capitolo ad hoc, fare prevenzione e manutenzione, semplificare, rafforzamento della governance), quello che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito come "il più grande Piano contro il dissesto mai stato concepito": il nostro è un paese "fragile" - con oltre "l'80% del territorio esposto a fenomeni di dissesto idrogeologico" - e ha bisogno urgente di "una terapia seria che possa proteggerlo e metterlo in sicurezza".

Vale più 11 miliardi di euro, coinvolge vari ministeri (insieme con il premier c'erano anche il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e il ministro per il Sud Barbara Lezzi, oltre che la Protezione civile), e ha un orizzonte pluriennale, il Piano nazionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico ha infatti "una vita" di qui fino al 2030, prevedendo anche risorse aggiuntive (tipo quelle che potrebbero arrivare dai fondi europei), e si basa su una serie di step: cominciando per esempio dal 'cancellare' il costo del dover lavorare in emergenza (2,5 miliardi all'anno); si prosegue facendo prevenzione e manutenzione e avviando i cantieri.

Il Piano stralcio per il 2019 può contare su una disposizione di circa 3 miliardi di euro per opere che entro fine aprile le competenti amministrazioni (regioni e comuni) dovranno sottoporre alla cabina di regia Strategia Italia e al Cipe. Ma all'incontro con le regioni si è fatta sentire l'assenza del governatore della Puglia Michele Emiliano, che da un lato non ha preso parte alla riunione dicendo di "non voler fare da tappezzeria" e dall'altro non ha nascosto le sue perplessità facendo presente come per lui "il governo stia cercando di fare un po' di ammuina".

Un Piano che conta di 2,3 miliardi per l'agricoltura contro il degrado del territorio, e che i Consorzi di bonifica accolgono con soddisfazione, condividendo l'obiettivo di "coordinare, semplificare e spendere meglio e più velocemente i fondi. Si aprono importanti opportunità per il futuro anche economico del paese - ha osservato il presidente dell'Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) Francesco Vincenzi - aumentare la resilienza delle comunità ai tempi dei cambiamenti climatici, mettendole in sicurezza dai rischi idrogeologici. Il patrimonio di progetti esecutivi e le azioni dei consorzi sono al servizio del paese - conclude l'Anbi - abbinando salvaguardia idrogeologica e tutela ambientale per superare il gap infrastrutturale tra Nord e Sud Italia".

Infine, il Piano - che rimette in circolo parte delle cifre 'tagliate' in sede di discussione con la Commissione europea sulla manovra, questa volta senza la ghigliottina del computo deficit-Pil - dovrebbe avere il supporto di un compagno di viaggio in una specie di cammino parallelo: il decreto 'sblocca-cantieri' ormai in dirittura di arrivo.