Da Livorno si deve scendere 75 chilometri verso Sud lungo la via Aurelia, per raggiungere la Val di Cornia, la parte più meridionale della provincia livornese, che si stende tra le Colline Metallifere e il Tirreno dove sfocia il fiume Cornia che dà il nome alla valle.

Una zona famosa per i suoi borghi medievali come Suvereto, Campiglia Marittima e Monteverdi Marittimo, per Piombino e il suo indotto industriale, per i siti archeologici di Populonia e Baratti, per il suo paesaggio tipico della Maremma toscana, le sue sorgenti termali e anche per il suo vino.

La Val di Cornia infatti è territorio di vino fin dall'età etrusca, un territorio oggi tutelato dalla Doc Val di Cornia che racchiude ben dieci tipologie di vini. Una Doc territorialmente piccola, ma variegata e interessante. Per conoscerla meglio abbiamo incontrato Stella Zannoni, giovane enologa e viticoltrice presso la propria azienda Giomi-Zannoni di Campiglia Marittima, da alcuni anni alla guida della Doc.

Innanzitutto come promette la vendemmia di quest'anno? Siccità e gelate tardive si sono fatte sentire?
"La vendemmia 2017 è stata influenzata dalla grande siccità con cui le nostre vigne hanno dovuto combattere, questo ha portato ad una minor produzione. Dal punto di vista sanitario le uve erano perfette. Fortunatamente il nostro anfiteatro naturale, la Val di Cornia, ci ha protetto dalle gelate. Mi piace definirla anfiteatro perché le colline metallifere ci proteggono dai venti più freddi, per aprirsi verso il mare, dove di fronte a noi troviamo l’Elba".

La Doc Val di Cornia, una piccola ma non indifferente realtà della viticoltura Toscana. Oggi quanti produttori siete?
"La Doc Val di Cornia pecca nel suo anonimato ma non per la qualità e la ricchezza dei suoi vini, dove ogni anno i riconoscimenti delle guide enogastronomiche sono sempre più numerosi.

E questa ricchezza è frutto della passione e dell’impegno che ogni produttore mette a disposizione dei suoi vigneti. In Val di Cornia le aziende sono medio piccole, e a conduzione familiare, fanno eccezione due grandi aziende, nomi importanti dell’enologia italiana che hanno investito nel nostro territorio. Le aziende produttrici sono circa 50, dislocate nei sei comuni che fanno parte della Val di Cornia".


Quali sono i volumi di vendita e il mercato del vostro vino? L'estero tira?
"Come ho detto precedentemente, le aziende sono a conduzione familiare, spesso hanno una vendita diretta del prodotto, legata all’influenza turistica che abbiamo nel periodo estivo, e una vendita ai ristoranti ed enoteche. Sicuramente il mercato nazionale è molto importante come volumi di vendita, ma i nostri vini per le loro qualità hanno raggiunto i mercati esteri sia europei che asiatici".

La Doc Val di Cornia, presenta ben dieci denominazioni, rappresentate principalmente dai singoli vitigni. Perché una scelta del genere? E dal punto di vista della promozione come si gestisce una costellazione così ampia di nomi?
"La scelta di avere così tante denominazioni non è stata facile, sono sincera, ma in questo modo ci possiamo permettere di esaltare al meglio il nostro terroir e i vitigni in purezza.
Per quanto riguarda la promozione, il consumatore finale può scegliere con tranquillità il suo vitigno preferito…un’etichetta molto più chiara per vini che rappresentano un territorio!
".

Nel panorama dei vini della provincia di Livorno siete confinanti con Bolgheri e Sassicaia, è un'opportunità o un limite avere come vicini denominazioni così blasonate?
"Aggiungerei anche la Maremma, si perché la Doc Val di Cornia è quel territorio di confine fra la Doc Bolgheri, che tutti conoscono e le grandi Doc della Maremma. Non è un’opportunità o un limite, abbiamo territori diversi microclima diversi dove i vitigni toscani e internazionali si possono esprimere con tutto il loro carattere. La Val di Cornia ha dei terreni unici e ricchissimi, voglio semplicemente sottolineare quattro caratteristiche del nostro territorio: colline metallifere, acque termali, un fiume che attraversa tutto il territorio e il mare… e ricordo la morfologia del nostro territorio… un anfiteatro".

Come presidente, come produttrice e come enologa, quali sono le problematiche principali che ti sei trovata a affrontare in questi anni?
"L’anonimato, il non riuscire a comunicare, a far conoscere il nome Val di Cornia, al di fuori nei nostri confini, e a gestire le esigenze e le difficoltà delle piccole aziende".

E quali sono le prospettive per il futuro?
"Un buon piano di marketing territoriale collaborazione con le amministrazioni comunali e regionali, con gli altri consorzi della toscana. L’obiettivo è quello di portate buyer e giornalisti enogastronomici sul posto e far capire loro la potenzialità del nostro territorio, La Val di Cornia, terra che dà vita a vini di alta qualità".